«Andiamo a cercare i vestiti nel week end? Siamo già in ritardo. Trovarli potrebbe essere una rottura», osservò Mina quel venerdì mentre la accompagnavo a casa da scuola in macchina. Quella sera sarebbe andata alle corse e, sebbene Jaemin mi avesse invitato per fargli da "copilota", io avevo altri programmi.
«Ho una gara domani mattina, ma giochiamo in casa. Puoi venire? Dopo possiamo fare colazione e andare in città». Scalai in seconda, rallentai e una volta girato l'angolo di casa sua notai la macchina di Jaehyun parcheggiata di fronte all'edificio coloniale a due piani in cui Mina viveva con la sua famiglia.
«Sì, mi sembra una buona idea. Mandami un messaggio con l'orario più tardi e ci sarò. E tu ti metterai un vestito rosso, Hana». Mi puntò contro un dito smaltato di blu elettrico e sorrise. Era un vecchio discorso. Pensava che le bionde spaccassero in rosso, anche se io ero dell'opinione che sarei stata meglio in nero.
«Dici?», la sfidai.
«Vedrai», cinguettò lei, come se sapesse di avere la vittoria in tasca. «Sapevi che ci sarebbe stato Jaehyun qui fuori?». Lei guardò la sua Camaro.
«Sì. Ceniamo da me e poi andiamo alle corse. I miei non sanno che cosa è successo davvero. Pensano solo che abbiamo litigato e ci siamo allontanati per un po'. Se sapessero...».
«Certo», la interruppi. Potevo solo immaginare la reazione del padre.
«Ok». Aprì lo sportello e scese. «Mandami un messaggio più tardi, mi raccomando».
«Va bene. A dopo», le dissi, mentre lei chiudeva la portiera della Bronco di mio padre. Per tornare a casa ci misi meno di due minuti. Un paio di curve ed ero già sul vialetto, pronta a parcheggiare in garage. Notai che la macchina di Haechan era in garage e che lui e un paio di altri ragazzi se ne stavano chini sul cofano. Ignorai il fremito che mi procurava vederlo ed entrai a casa, sospirando. Trascorsi il resto del pomeriggio dandomi da fare con tutte le faccende domestiche che mi venivano in mente, in attesa di sentire il rombo dell'auto di Haechan che partiva alla volta della fattoria dei Lee.
Avevo già spazzato e passato l'aspirapolvere, fatto la lavatrice e cenato. Stavo quasi per mettermi a deframmentare l'hard disk del pc, quando le vibrazioni della sua Boss mi fecero sussultare. Finalmente!
Salii di corsa a piedi nudi le scale e vidi dalla portafinestra la sua macchina che usciva dal vialetto e imboccava la strada. All'idea di cosa stavo per fare, il cuore prese a martellarmi nel petto. Casa sua era tutta buia, per cui dedussi che sua madre fosse già andata dal suo fidanzato per trascorrere lì il fine settimana. Uscii dalla finestra e mi arrampicai sull'albero, usando i piedi nudi per aggrapparmi più saldamente ai rami. Ebbi un momentaneo déjà-vu. Era da un sacco di tempo che non facevo quel percorso. Negli ultimi tre anni il mio peso era aumentato. I rami scricchiolarono e mi precipitai alla sua finestra, visto che il fogliame non era poi così fitto da nascondermi. L'inverno in arrivo aveva spogliato l'albero di gran parte delle foglie per cui ero certa che se avessi perso tempo qualcuno dalla strada mi avrebbe visto. Afferrai il bordo del davanzale e grattai via con le unghie un po' di intonaco bianco, allungandomi per raggiungere la finestra. Sì! Non era chiusa! Mi diedi una spinta in avanti, scavalcai ed entrai.
Rialzandomi in piedi, dovetti strizzare gli occhi per abituarmi al buio. Le orecchie mi pulsavano così forte che pensai che mi stessero sanguinando e tremavo per il nervosismo. Lasciai la finestra aperta, nel caso avessi avuto bisogno di una rapida via di fuga. Esaminando la stanza, notai che aveva cambiato i mobili rispetto all'ultima volta che ero stata lì. Sembrava pulita, ma disordinata. I vestiti erano sparsi per terra e sul letto. Il ripiano del cassettone era coperto da due dita di cianfrusaglie, monete e scontrini. Le pareti però erano ancora dipinte del solito blu notte. Quando era piccolo sua madre aveva arredato la stanza in stile marinaro. Da quanto potevo vedere, aveva eliminato fari e barchette e sui muri aveva appeso dei poster dei suoi gruppi preferiti e qualche flyer degli eventi locali. Cominciai a camminare sulla punta dei piedi, ma smisi quasi subito.

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BULLY / Haechan
FanfictionUn tempo eravamo amici, poi lui ha deciso di prendersela con me e di rendermi la vita un inferno. I suoi scherzi e i suoi pettegolezzi sono diventati sempre più sadici. Sono persino andata a studiare in Francia per un anno pur di evitarlo. Ma ora so...