Capitolo 5

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I giorni successivi trascorsero nella frenesia dei preparativi per l'inizio della scuola. Per quanto cercassi di convincermi che il silenzio di Haechan era una buona cosa, sapevo che era solo questione di tempo e che presto avrei scoperto quali erano state le conseguenze del mio gesto.

Alla sua festa mi ero comportata in modo sconsiderato, ma a volte le idee peggiori risultano quelle vincenti.

Anche se era passata una settimana, il battito mi accelerava e non riuscivo a trattenere un sorriso quando pensavo a come l'avevo fregato. La consapevolezza che avevo acquisito vivendo all'estero faceva sì che ciò che un tempo consideravo rischioso mi sembrasse adesso solo una stupidaggine.

Al pensiero di Haechan continuavo a innervosirmi, ma non sentivo più il bisogno di evitarlo a tutti i costi.

«Quindi sei diventata l'attrazione della scuola!». Non era una domanda. Mina mi raggiunse mentre mettevo via i libri. Si era aggrappata al bordo dell'armadietto e mi guardava oltre l'anta.

«Ho paura di chiederti cosa vuoi dire». Mi lasciai sfuggire un sospiro senza guardarla. Era il primo giorno del nostro ultimo anno. Ero stata impegnata per tutta la mattina con i corsi di Fisica, Analisi e Educazione motoria. Presi un altro quaderno per gli appunti di Francese, l'ultima lezione che avevo prima della pausa pranzo.

«Quindi non hai notato di avere gli occhi di tutti puntati addosso? In questa scuola ci saranno duemila studenti, per cui pensavo che ti fossi accorta di essere diventata il loro principale argomento di conversazione», disse con una risatina.

«Mi sono forse di nuovo seduta sul pudding al cioccolato? O magari in giro si dice che ho passato tutto l'anno scorso a nascondere una gravidanza per poi dare in adozione il bambino?». Sbattei l'anta dell'armadietto, poi mi incamminai verso l'aula di Francese, sapendo che Mina mi avrebbe seguita.

In realtà non volevo davvero che mi raccontasse quello che diceva la gente, sia perché non mi importava delle stronzate che circolavano sul mio conto sia perché ero certa che non si trattasse di niente di nuovo. La Francia era stata una pacifica tregua, ma Seoul probabilmente era rimasta sempre la stessa. Grazie a Haechan, le mie superiori erano state un susseguirsi di pettegolezzi, scherzi, lacrime e fallimenti. Speravo che quell'anno sarebbe stato migliore, ma comunque non mi aspettavo niente di che.

«Non ci sei nemmeno vicina. A quanto pare si stratta di pettegolezzi positivi. Molto positivi».

«Oh, ma davvero?», le risposi assente, sperando che notasse il mio tono disinteressato e la piantasse.

«Già. Sembra che l'anno in Europa ti abbia trasformato da supersfigata in superfiga!», mi stuzzicò sarcastica Mina, ben sapendo che io non ero mai stata "supersfigata". Non che fossi considerata una superfiga, certo. Ero sempre stata "una fuori dai giri", ma solo perché a causa di Lee Haechan non venivo considerata adatta a far parte della maggior parte dei gruppi.

Salii le scale fino al terzo piano, scansando gli altri studenti che scendevano per andare alla lezione successiva. «Hana, mi hai sentito?». Mina mi correva dietro, cercando di raggiungermi.

«Insomma, guardati intorno! Puoi fermarti due secondi?», mi sussurrò arrabbiata. Quando mi voltai a guardarla, mi accorsi che mi stava rivolgendo uno sguardo implorante.

«Che c'è?». L'urgenza che aveva di comunicarmi l'ultimo gossip mi divertiva, ma tutto ciò che desideravo era smetterla di indossare la mia invisibile armatura per andare a scuola.

«Che è successo? La gente pensa che io oggi sia carina. Oggi! Cosa penserà domani, dopo l'ultima trovata di Haechan?». Non le avevo detto niente della festa. Se avesse saputo, non sarebbe mai stata tanto ottimista.

BULLY / HaechanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora