Capitolo 17

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«Ehi, hai ricevuto il mio messaggio?». Jeno mi mise le mani sulle spalle e poi mi girò intorno per guardarmi in faccia. 

«Sì». Mi ricordavo vagamente alcune paroline dolci sul fatto che era ansioso di rivedermi.
«Ma molto dopo che me l'hai mandato. Sono andata a letto presto». 

Alla fine, la notte prima, mi ero addormentata alle due per poi risvegliarmi alle quattro con una morsa che mi attanagliava lo stomaco. Dopo il modo in cui mi ero comportata in classe il giorno precedente e in cui avevo finito per distrarmi dai miei obiettivi, avevo deciso di piantarla di fare la dura. Il gioco stava smettendo di essere tale e non volevo trasformarmi in una persona che non mi piaceva.

Avevo bisogno di parlare con Mina, ma non sapevo come prenderla. Mi faceva ancora infuriare l'idea che lei e Haechan uscissero insieme, tuttavia mi aveva detto una cosa giusta: quella rabbia non mi avrebbe portato da nessuna parte. Dovevo superarla. Solo che non sapevo come, senza nutrire rancore. 

«Insomma, ti va di uscire questo week end? Venerdì sera dopo la corsa, c'è un falò a casa di Soobin». 

«Mi piacerebbe, ma adesso ho le idee un po' confuse. Vediamo come va la settimana». Chiusi l'armadietto e feci per allontanarmi.

«Posso darti una mano in qualche modo?». Jeno si accigliò, preoccupato. Era dolce e mi faceva sorridere. 

«Be', considerando che non puoi allenarti al posto mio, farmi i compiti di Matematica o di Scienze, o di qualsiasi altra materia, direi che sei abbastanza inutile». 

«Già, hai ragione. Vedo che hai parlato con mia madre». Gli brillarono gli occhi e mi sorrise, ironico. «In ogni caso, prova a liberarti. Sarà divertente».

Byeol la Stronza ci passò accanto con tutta la sua banda e lanciò a Jeno una di quelle occhiate che lasciavano intendere che non avrebbe dovuto nemmeno offrirle la cena se voleva portarsela a letto. Le sue intenzioni erano fin troppo trasparenti.

Passarsi una mano tra i capelli e mordersi il labbro? Sul serio? Ma chi è che fa cose del genere? Mi fece fare la figura della sfigata, e per tutta risposta le mostrai il dito medio una volta che mi ebbe superato. Immaginai di dover essere contenta che uno come Jeno volesse uscire con me. Byeol e probabilmente la maggior parte delle altre ragazze della scuola sarebbero state felici di ricevere le sue attenzioni. Era premuroso e si comportava da vero gentiluomo. Mi piaceva passare il tempo insieme a lui. La scintilla che avrebbe dovuto scattare a prima vista ci stava mettendo solo un po' più del previsto.

«Va bene», risposi. «Ci proverò». 

Lui mi prese la borsa di mano e mi accompagnò fino all'aula di Fisica. 

«Ci vediamo a pranzo?». Mi guardò, speranzoso. 

 «Certo. Oggi mi volevo sedere fuori». Sarebbe stato il benvenuto. Avrei avuto bisogno di un mediatore se avessi perso la calma con Mina. 

«Ci vediamo lì allora». La sua voce era bassa e calda. Una volta arrivati in classe, mi porse la borsa e se ne andò, incamminandosi lungo il corridoio. Mi sarebbe piaciuto essere più presa da lui. Ma forse avevo solo bisogno di conoscerlo meglio.

Il test di Fisica mi metteva paura. Ma almeno, per fortuna, mi avrebbe aiutato a non pensare agli affari miei. Quella mattina, in uno stato semiconfusionale, avevo letto la lezione e risposto alle domande, ma continuavo a non sentirmi preparata. La corsa che facemmo dopo a Educazione motoria mi liberò dai malumori mattutini. La Coach, anche se ci stava testando sui tempi che facevamo su un miglio, e io ci misi sei minuti, mi permise di continuare a correre. I muscoli mi bruciavano per la frustrazione e il dolore che mi avevano causato le parole di Haechan della notte prima, parole che non avevo fatto altro che ripetermi per tutta la mattina. "Non me ne frega niente se sei viva o morta". Affondai i piedi per terra come se stessi calpestando la sua tomba. 

BULLY / HaechanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora