Capitolo 7

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Nei giorni successivi quella storia fu sulla bocca di tutti. Alcuni credevano che io e Haechan stessimo facendo sesso nello spogliatoio. Altri che io lo avessi invitato perché volevo sedurlo. Pochi che lui fosse venuto a minacciarmi, in seguito alla zuffa con Jaemin. Qualsiasi fosse la versione dei fatti più accreditata, tutti mi guardavano e mi parlavano alle spalle. 

«Ehi, Hana. Negli spogliatoi ci scopi soltanto o fai anche qualche pompino?», mi gridò dietro Soojin, l'ape regina delle ragazze più spregiudicate e violente della scuola, mentre andavo al corso di Analisi. Le sue amichette sghignazzarono divertite. Mi voltai per affrontarle e mi portai le mani sul cuore. 

«Oh no, non oserei mai rubarti il giro d'affari». Rimasi un istante a godermi la loro reazione, poi girai sui tacchi e mi diressi verso l'aula.

 Svoltato l'angolo del corridoio, l'eco delle imprecazioni sue e delle sue tirapiedi mi fece sorridere. Mi avevano dato della stronza prima di allora e non mi aveva ferito tanto quanto essere definita una zoccola. Essere una stronza è una tecnica che aiuta a sopravvivere. Le stronze si fanno rispettare. Ma se la gente pensa che tu sia una zoccola non ne ricavi alcun vantaggio. 

Haechan non doveva essere stato punito poi tanto pesantemente per essere entrato nello spogliatoio delle ragazze, considerando che continuai a vederlo a scuola tutti i giorni. Non mi rivolse nemmeno un'occhiata, sebbene avessimo alcune lezioni in comune. 

Avevo smesso di seguire il corso pomeridiano di Informatica, dal momento che in Francia avevo già finito il programma dell'ultimo anno, e cominciato a frequentare Cinematografia e Letteratura senza sapere che lo seguiva anche lui. L'avevo scelto perché mi sembrava un corso semplice, in cui si trattava sostanzialmente di vedere dei film e leggere dei libri. 

«Hana, hai una penna in più da prestarmi?», mi chiese Jeno, quando prendemmo posto in aula. Per fortuna lui aveva continuato a mostrarsi amichevole e rispettoso con me a Francese, nonostante le voci che giravano, e la sua presenza mi distraeva dal fatto di trovarmi nella stessa stanza di Haechan. 

«Mmm...». Rovistai in borsa. «Penso di sì. Eccola». Jeno mi ricompensò con un luminoso sorriso che faceva risaltare i capelli biondo platino e i suoi occhi profondi. Le nostre dita si sfiorarono, ma io mi ritrassi in fretta, facendo cadere la penna prima che lui potesse prenderla. Non capii il perché della mia reazione, ma mi sentivo gli occhi di Haechan fissi sulla nuca. 

«No, la prendo io». Mi fermò, prima che potessi chinarmi a raccoglierla. «E ricordami di restituirtela alla fine della lezione».

 «Tienila pure». Feci un cenno con la mano. 

«Sono piena di penne. E poi uso soprattutto la matita. Per forza, visto che seguo un sacco di corsi di Scienze e Matematica. Ho spesso bisogno di... cancellare». Stavo cercando di essere gentile, ma sembrava più che altro che soffrissi di logorrea. 

«Be', certo, hai ragione. Mi ero dimenticato che sei invischiata in quella roba lì». Probabilmente non si era affatto dimenticato. Quasi certamente non ne aveva idea. Mi fremettero le narici al pensiero del danno che Haechan aveva fatto alla mia reputazione. Se i ragazzi finora non si erano interessati a me era solo colpa sua. 

"Sto cercando di entrare all'università nazionale di Seoul. E tu?", gli chiesi. Sperai di non sembrargli una spaccona, ma quando parlavo con lui mi sentivo a disagio. La sua famiglia aveva un giornale e suo nonno era un giudice. Probabilmente anche lui avrebbe fatto domanda per una delle università più prestigiose. 

"Ho fatto domanda in diversi posti. Ma non sono bravo in Scienze e Matematica. Meglio Economia".

"Be', spero che la Matematica ti piaccia almeno un po'. Economia e Matematica non sono due ambiti troppo diversi", puntualizzai. Lui sgranò gli occhi e mi resi conto che non ci aveva pensato. 

BULLY / HaechanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora