Domenica

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"È come se fossimo bambini
Come se fossimo destini
Che si corrono accanto
Con le mani nel vento
Come fosse domenica con te, con te"
Coez

Si era appena concluso un difficile weekend di gara per Carlos. La macchina non performava, i tifosi era impazienti ed arrabbiati perchè la squadra sembrava essere molto lontana dal livello dell'anno scorso e per finire i tifosi Ferrari non erano mai stati troppo clementi con lo spagnolo, perchè completamente innamorati di Charles, per cui non facevano altro che addossare la colpa a lui, definendolo come un pilota non all'altezza della scuderia e del suo compagno.
E Carlos, alla fine di quella gara, si sentì più stanco che mia, perchè la stanchezza relativa allo sforzo ed alla fatica fatta per gareggiare, si erano unita a quella mentale e morale che si faceva sentire molto di più dell'altra sulle spalle del pilota.

Aveva bisogno come non mai di tornare nella sua amata Madrid e di staccare da tutto, dalla F1, dai social, per poter tornare al meglio al prossimo Gran Premio e dimostrare ancora una volta a tutti quanti, quanto lui meritasse di avere quel sedile.

Non era la prima volta che gli era capitato di provare delle sensazioni simili, insomma, tutti sanno la crudeltà dell'ambiente della F1, è normale che a volte i piloti abbiamo bisogno di staccare. Era però la prima volta che Carlos sapeva bene cosa fare, o meglio da chi andare, per riuscire a riprendersi.
Era la prima volta che durante tutto il viaggio di aereo di ritorno non riuscì a smettere di pensare a Rachel ed a come si sarebbe sentito terribilmente meglio in sua compagnia.

Pensava a lei, perchè oramai quei due si appartenevano.

Neanche il weekend della ragazza era stato molto esaltante. Il sabato era andata a lavorare facendo un'intera giornata di straordinari perchè doveva guadagnarsi il rispetto del suo capo ed anche perchè era nel bel mezzo di un'importante ricerca insieme ad una sua collega e lei non vedeva l'ora di poterla concludere e mostrare il suo duro lavoro a sempre quello strnzo del suo capo.
Quindi il sabato era rimasta tutto il giorno chiusa in laboratorio, con la sola compagnia della sua collega, del suo termos gigante di caffè e di qualche animale da laboratorio. La sera tornata a casa, senza neanche mangiare, si diresse in camera da letto sprofondando in un sonno profondo.
E la domenica non fu una giornata tanto migliore della precedente, perchè dovette accompagnare Marc a fare una delle miliardi di visite alla spalla, scoprendo così insieme al suo amico quanto fosse ancora lontano dal riprendersi totalmente.
Vedere Marc ormai quasi gettare la spugna contro il suo infortunio creava anche in lei un profondo senso di sconforto di paura di non poter più rivedere il suo amico tornare a vincere o anche solo su quel podio, unico luogo che potrebbe porre fine a questo suo lungo supplizio.
Ma a quanto pare la luce alla fine del tunnel, per Marc, era ancora lontana.
Tornarono a casa il pomeriggio per vedere la gara di F1, Rachel non potrebbe mai e poi mai perdersela, ma essa non fece che aumentare il livello di tristezza e di stanchezza che Rachel aveva accumulato durante il weekend.

Arrivò la domenica sera per entrambi. Rachel era a casa sua da sola, dopo aver salutato a malincuore Marc.
Carlos era appena atterrato all'aeroporto e stava aspettando con ansia le sue valigie per poi correre nel primo taxi libero, decise di non dargli l'indirizzo di casa sua, ma quello della sua fidanzata, di Rachel.
Arrivò davanti a quel famoso vialetto che tante volte aveva attraversato per scappare via da lei quando in passato la paura lo bloccava dall'amare veramente.
Ma adesso è tutto diverso.
Pagò il taxista, afferrò la sua valigia ed andò velocemente a bussare alla porta. Ancora prima che si aprisse, riuscì a percepire il suo profumo, il rumore delle zampette di biscuit e delle canzoni italiane in sottofondo.

"Chi è?"
Chiese la ragazza dall'altra parte della porta. Controllò nello spioncino chi mai fosse e non appena vide il pilota intento a ridere subito la sua mano afferrò la maniglia per poterlo abbracciare stretto,stretto a sè.
"Que haces aquì?"
"Queria verte"

Il taxista partì, la porta si chiuse, i due entrarono in casa, il cano abbaiò felice.

"Voglio distrarmi dal mondo"
Esordì il pilota buttandosi senza peso sul divano, biscuit non tardò a saltargli addosso per leccargli tutto il viso.
"Allora usciamo stasera? Anch'io ho bisogno di staccare"
"Donde vamos?"
"Tengo un idea"
Lo spagnolo fece giusto in tempo a bere un bicchiere d'acqua che fu catapultato fuori casa per le strade di Madrid.

"Dovrebbe essere qui, almeno Marc mi ha detto così"
Svoltarono l'angolo e l'insegna di un birillo gigante si innalzò di fronte a loro due, segno che si, erano arrivati a destinazione.
Si presero per mano entrando dentro.
Non c'era tanta gente, dato sia l'orario sia il fatto che fosse domenica, ma meglio così per loro. Presero le scarpe per giocare e capitarono nella pista numero cinque, lontano dagli altri giocatori.
"Vediamo se riesci a non perdere"
"Credo che tu ti stia sopravvalutando ranocchia"
"No, No. Sono cresciuta con Marc ed Alex, da piccola mi hanno fatto giocare ad ogni gioco possibile ed immaginabile, quindi presta attenzione, Carlitos"
Detto questo, prese una palla buttando giù ben otto birilli al primo colpo. Si girò a guardare Carlos che ogni giorno si innamorava sempre più di lei non capendo come fosse possibile.

Risero, scherzarono, si divertirono e nel mentre il tempo passò. È proprio vero che il tempo vola quando ti diverti e senza che nessuno dei due se ne accorgesse, si fece l'una di notte ed il Bowling stava per chiudere. Accorgendosi di essere gli unici rimasti, riconsegnarono immediatamente tutto con un sorriso di scuse, correndo poi fuori dal locale come due bambini dopo aver fatto una macarchella.
"Torniamo a casa?"
Le chiese mentre osservava il suo profilo illuminato solo dalla luce della luna.
Lo stomaco di Rachel rispose in quel momento, brontolando a gran voce, lei arrossì immediatamente accarezzandosi la pancia.
Carlos rise.
"Su, sali in macchina"
Senza dirle niente, le prese le chiavi dalle mani, trascinandola accanto a sé, sul sedile del passeggero. La ragazza non gli disse niente, perchè lei in verità non amava guidare ed ogni volta che poteva lo lasciava fare a qualcun'altro.
Il ragazzo guidò abilmente per le vie deserte della città.
Passarono anche davanti quel locale dove una sera di tanto tempo fa era venuto a riprenderla, dopo che lei aveva litigato con Lucas. A Rachel sembrava esser passato un infinità di tempo da quel giorno ed invece, giusto quattro mesi o cinque mesi.

"Ho voglia di pizza, tu?"
Finalmente si fermò davanti una pizzeria Italiana, la preferita di Rachel, che da quando è a Madrid ogni weekend ordina una pizza dal suo amato ristorante.
Il suo stomaco brontolò ancora.
"Lo prendo come un si...aspetta qui, vado a prendere il cibo. Una margherita, giusto?"
Rachel annuì e Carlos scomparve all'interno del locale.

É così bello avere qualcuno che si prende cura di te.

Tornò con due cartoni ed una coca cola ed insieme andarono a casa. Mangiarono felici, non pensando a ciò che aveva oscurato ed appesantito le loro menti durante il weekend, ma solamente a quanto la presenza dell'altro fosse vitale per la felicità.

Infine andarono a dormire, abbracciati e senza più nessun peso sulle loro spalle.

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