Cascare nei tuoi occhi

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"E poi ti penserò
E poi ti penserò
E poi ti perderò
E poi ti perderò"

Ultimo

Pov Rachel
"Cos'è quel muso lungo amorcito, è Natale, su!"
Roser si avvicinò amorevolmente abbracciandomi stretta stretta a sè, ma nessun sorriso spuntò sul mio volto.
Non ci riuscii in quel momento.

Erano già passate più di due settimane dall'ultima volta che avevo visto e sentito Carlos. Il giorno dopo della nostra litigata, decisi subito di fare la mia valigia e di partire alla volta di Barcellona e poi di Cervera per rifugiarmi tra le dolci braccia di Roser e Julia.
Alcuni giorni dopo venne anche Marc, seguito da Alex, tutti pronti per aiutarmi. Non gli dissi subito cosa fosse successo, ma già avevano immaginato che centrasse Carlos siccome evitavo sempre di nominarlo.

Poi Marc ha avuto l'illuminazione che centrasse anche la mia famiglia capendo così la cazzata fatta dal mio ragazzo, o ormai ex, o...non lo so.

Fu così che il resto delle mie vacanze natalizie le passai a Cervera. Un vero e proprio ritorno alle origini. Un giorno decisi di andare a fare una passeggiata da sola in mezzo alle campagne, brutta idea poiché capitai in quel boschetto e passando davanti a quel lago, mi sedetti sulle sponde ed iniziai a piangere ricordandolo.

Ero arrabbiata con lui. Ma allo stesso tempo questa lontananza mi stava sfinendo, avevo bisogno della sua dolcezza, dei suoi abbracci, di lui in generale. Però aveva sbagliato ed io non ero ancora pronta a vederlo.

Così sto cercando di godermi la Vigilia di Natale nonostante il mio stato d'animo più scombussolato che mai.

Mi alzai dalla poltrona posta davanti al camino cercando il mio cane per tutta casa. Starà sicuramente giocando con Stich, il cane di Marc. Cercai in ogni dove, addentrandomi anche nella mia vecchia stanza. Lì, non trovai il mio cane, ma Alex, che teneva in mano una mia foto da piccola.

"Ho capito anch'io cos'è successo"
Disse sottovoce capendo che fossi io senza neanche voltarsi.  Un sorriso amaro comparve sul suo volto quando finalmente non mi diede più le spalle.
"Con Carlos"
Precisò. Sentendo quel nome ad alta voce dopo tanto tempo mi sentii quasi svenire.
"E mi odierai per ciò che ti sto per dire, ma Rachel, Carlos ha fatto la scelta giusta. Non puoi continuare a vivere così, lui può aiutarti"

Mi accigliai avvicinandomi a lui. La foto che teneva in mano mi ritraeva mentre stavo spegnendo le candeline. Compivo 15 anni quel giorno, era il mio primo compleanno lontano da casa e dai miei. Sorridevo nello foto, ma avevo gli occhi tristi. I miei occhi non sanno mentire.
"Perché tutti pensate che io abbia bisogno di aiuto? Da ragazza è vero, ne avevo e ne avuto bisogno, ma ora no. Sono cresciuta e"
"E l'hai superata?"
Mi interruppe lasciandomi nella mia mano la cornice mentre ne afferrava un'altra.

"Io so bene quanto hai sofferto"
Mi guardò dritta negli occhi.
"E so anche che quel dolore non sé ne mai andato veramente"
Mi tolse dalle mani la foto, avvicinandomi al suo petto caldo. Io mi lasciai maneggiare inerte come una bambola perché avevo bisogno di quell'abbraccio.
"Perdonalo"
Sussurrò al mio orecchio e le lacrime subito arrivarono. Piansi come una bambina, avevo trattenuto tutto quanto dentro di me per troppo.

Alex aveva ragione.

Dovevo perdonare Carlos.

Dovevo perdonare i miei.

Dovevo mettere una pietra sopra il mio passato.

Ma come?
Non credevo di essere abbastanza forte per fare tutto ciò.

Pov Carlos

La tavola era addobbatissima, così tanto che non c'era neanche uno spazietto sopra per poggiare il telefono. Il cibo c'era in abbondanza, tutte delizie preparate da mia madre con le proprie mani per Natale. Ho sempre adorato  queste feste e passarle in compagnia della mia famiglia, ma quest'anno c'era un posto vuoto accanto a me a ricordarmi quanto fossi stato un coglione.

L'avevo invitata a fine ottobre a venire da me per festeggiare la vigilia insieme ed accoccolarci nel mio letto d'infanzia davanti al camino.
Ma i miei sogni non si sono realizzati.

Passai a mio padre la carne che mi aveva chiesto mentre il mio piatto continuava a rimanere vuoto. Lo stomaco mi si era attorcigliato su se stesso fino a non far entrare niente. Da quando avevo litigato con Rachel mi ero buttato sull'allenamento. Davvero, Non mi ero mai allenato così tanto, passavo ore ed ore in bici o al simulatore perdendo la cognizione del tempo, quando ero impegnato riuscivo a stare leggermente meglio.

Ho continuato a scrivergli nel mentre, a Rachel. Ogni giorno, un messaggio, uno scusa, un perdonami, un ti amo, ma a quanto pare a lei non interessa niente. Con suo padre non ci ho più parlato, non ho nemmeno mai scoperto quale fosse l'importante motivo per cui doveva per forza vedere sua figlia.

"Come, hijito"
Ascoltai mio padre iniziando a riempirmi il piatto, ma riuscii a mettere tra i denti solo la metà di quella roba. Quando tutto il caos della cena finì, mi rifugiai nella mia cameretta andando in balcone.
Mi coprii con un giubbotto pesante e mi stesi sulla piccola sdraio per godermi la luna e le stelle ricordandomi quando quella sera a Barcellona, sulla spiaggia, le stavo guardando insieme a lei.

Presi il cellulare dallo zaino controllando la sua chat. Non era online ed ovviamente non mi aveva scritto. Andai anche su Instagram per sapere dove fosse o con chi, anche se già immaginavo che stesse in compagnia della famiglia Marquez.
Sbuffai sonoramente lasciando cadere il capo sul lettino quando non trovai niente.

Ho bisogno di lei. Qui, adesso.


-

Si pensarono costantemente, ogni oggetto o frase era un motivo per pensare all'altro ed alla loro lontananza. Ma la bolla che Rachel si era creata intorno era davvero spessa e prima che scoppiasse del tutto c'era bisogno di tempo.
Si, di altro tempo.
Loro sono diventati così bravi ad aspettare.

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