"Steso sopra il pavimento
conto i danni che ti ho tatto
Ho una freccia dentro il petto
Tutto il male è ritornato mio"Frah Quintale
Carlos era sdraiato a terra accanto al suo letto da ore, con il capo tra le mani tremanti e le lacrime che non smettevano, per quanto volesse, di scendere sul suo viso.
Questa volta era stato lui a ferirla e non poteva perdonarselo.
Osservò il suo letto sfatto dalla notte precedente, avevano dormito insieme, avevano fatto l'amore e lui il giorno seguente si era svegliato abbracciato a lei, completamente inebriato dal suo profumo. Ricorda di aver sperato di rimanere lì per sempre, in quel letto, accanto a lei che dormiva beatamente. Ed invece adesso, poche ore dopo, Carlos era così sicuro che quel momento non si sarebbe ripetuto.
Ripensò a ciò che era successo per la millesima volta per farsi del male, ancora ed ancora ed ancora.
Era sera presto, circa le sette, non faceva freddo, si stava stranamente bene nonostante fosse dicembre. Carlos era fermo in piedi davanti al ristorante che aveva scelto lui stesso per l'appuntamento, solo che Carlos non stava aspettando solo Rachel...
Tutto quel casino era iniziato una settimana prima quando un numero sconosciuto, proveniente dall'Italia, lo chiamò. Non era solito rispondere, ma quel giorno per un motivo o per un'altro lo fece e subito riconobbe la voce che proveniva dall'altro capo del cellulare.Era il padre di Rachel.
Lo aveva chiamato per chiedergli un favore.
Voleva vedere Rachel.
Necessitava di vederla.Lo spagnolo mise giù quella chiamata iniziando a sentirsi in trappola. Sapeva che per il bene di Rachel quel passo sarebbe stato veramente importante per lei, doveva chiudere una volta per tutte con il passato e pensare solo al suo presente e futuro. Ma aveva già visto con i suoi stessi occhi che effetto avesse la sola vista dei suoi genitori su di lei. A Monza ne era rimasta distrutta.
Completamente distrutta.
Ma era per il suo bene.Ci pensò su per due giorni interi, costantemente. Ci pensava mentre si allenava, mentre lavorava, mentre mangiava...sempre. Arrivò ad una conclusione, voleva farlo, voleva aiutare entrambi.
Richiamò quel numero sconosciuto e dopo pochi squilli, quella stessa voce risuonò. Misero su un piano, una specie di appuntamento. Quell'appuntamento, quella sera, in quel ristorante.Le mani di Carlos, mentre la stava aspettando davanti le porte del locale, erano completamente sudate. Non riusciva a smettere di sfregarle tra loro.
La BMW di Marc entrò dentro il parcheggio, la riconobbe subito. Lei scese lentamente dalla macchina, aveva dei tacchi non troppo alti, un vestito semplice, ma per Carlos era magnifica con qualsiasi indumento addosso. Quando alzò lo sguardo i loro occhi si incrociarono ed i loro cuori come sempre si riconobbero iniziando a battere all'unisono. Si avvicinò. Gli mancò il fiato, non riuscì a dirle neanche un misero ciao, si limitò a baciarla, mettendo in quel bacio tutta la speranza che quel piano andasse come previsto.
Entrarono dentro mano nella mano sedendosi ad un tavolo appartato.
Rachel adorava quel ristorante, era veramente al settimo cielo quella sera. Per la notte passata con Carlos, per com'era andata a lavoro, per questa splendida sorpresa. Si sedette al tavolo notando un piatto in più, credette che i camerieri si fossero sbagliati e non gli diede molto peso.
"Com'è andata a lavoro ranocchia?"
"Stranamente molto bene, il mio capo ha visto la ricerca che ho fatto...ha detto che era eccellente! Eccellente!"
Batté le mani come una bambina per quanto fosse contenta di quel tanto atteso risultato. Da quando era entrata a lavorare per quell'azienda si era fatta veramente un culo assurdo, ma il duro lavoro ripaga sempre, gliel'ha insegnato proprio il ragazzo accanto a lei.
Carlos le strinse la mano sorridendo anche lui a 32 denti. I successi di lei, era anche successi di lui.
"tu? Hai capito quando dovrai andare a Maranello?"
"Settimana prossima, rimarrò circa per due settimane"
Constatò sentendo l'ansia tornare.
"Bhe, sai...ti ricordi quando ti ho detto di non poter venire con te?"
Carlos alzò lo sguardo dal piatto completamente pulito posto davanti a lui incuriosito dal tono di voce della ragazza.
"Sono riuscita a prendermi le ferie, posso venire con te amorcito"Avrebbe voluto esultare, ma in quel esatto momento, la porta del ristorante si aprì facendo entrare un venticello fresco dentro. Rachel si girò di scatto attratta dalla voce che le era parso di sentire. Notò due occhi marroni, come i suoi, e dei capelli dello stesso color del carbone con qualche striscia di bianco. Non gli servì nient'altro per riconoscerlo.
Suo padre.
Stava lasciando il giubotto all'entrata mentre si girava per la sala in cerca di qualcuno, di lei. Non appena la vide, sorrise imbarazzato venendole incontro. Rachel spalancò gli occhi girandosi di scatto verso Carlos davanti a lei che la stava osservando attentamente.
Lei lo studiò per capire se centrasse qualcosa e non vedendolo per niente sorpreso di quell'improvvisa comparsa, capì che ci fosse lui dietro a l'inganno.
Staccò subito la sua mano da quella dello spagnolo alzandosi.
Suo padre si fermò davanti a lei.
"Rachel"
Odiava sentire il proprio nome uscir fuori da quelle labbra perchè la rendeva debole.
Sentendo già le lacrime agli occhi, guardò prima il suo ragazzo e poi di nuovo suo padre.
"Che significa tutto questo?"
"Ti devo parlare"
Le rispose mettendo le mani avanti in segno di resa, non era lì per combattere con lei. Proprio no.
"Non voglio ascoltarti"
"Rachel"
La ammonì suo padre un pò arrabbiato a causa della sua insolenza.
"È una cosa importante...per favore, siediti"
"No"
Scosse la testa freneticamente. I ricordi, i ricordi le facevano così male, come mille coltellate nel petto.Lei, bambina, di soli quattordici anni, che è dovuta scappare dalla sua vera famiglia, andando in un'altra nazione pur di non star con loro. Quel sentimento di odio non si era affievolito per niente, nonostante fossero passati ben dieci anni, era sempre lì nel suo petto a bruciare insieme alla tristezza.
"Non riguarda me, riguarda tua..."
"Non lo voglio sapere"
Lo interruppe.
"Non passerò un'altro istante dentro questo ristorante. I-io non ne ho la forza...me ne vado"
Prese la sua borsetta e corse a prendere il suo giubotto mentre chiamava un taxi. Carlos non ci pensò un secondo in più e la seguì di corsa."Rachel! Espera!"
Era già uscita dal ristorante ed ormai nel parcheggio quando riuscì a raggiungerla. Le afferrò un braccio delicatamente tentando di abbracciarla, ma lei si allontanò.
"Mi hai mentito. Hai organizzato tutto questo alla mie spalle, sapendo quanto mi avrebbe fatto male!? Se volevi ferirmi, bhe bravo! Ci sei riuscito!"
"Io non volevo ferirti, volevo aiutarti"
"Non ho bisogno del tuo aiuto Carlos, il mio passato è una cosa mia e mi stai facendo pentire di avertene parlato"
Rispose fredda avvicinandosi alla strada. Un taxi passo di lì.
"Rachel"
La richiamò con voce tremante.
"Volevo aiutarti a superare tutto"
"Non puoi! Io non riuscirò mai a superare questa cosa. Credi che sia così stupida da non averci mai provato? Sono andata da una cazzo di psicologa durante tutta la durata del liceo e non ci è riuscita neanche lei. Non sopravvalutarti Carlos, questa cosa è troppo più grande di te"
Il taxi si fermò davanti a quei due e Carlos vide di sfuggita gli occhi rossi di lei mentre entrava sbrigativamente. Tentò di richiamarla. Urlò ed urlò il suo nome, ma niente, lei se n'era andata via.Quando non potè più seguire con lo sguardo la macchina, rientrò dentro, parlò velocemente con suo padre e poi se ne tornò a casa. Inconsciamente però passò per la sua via, solo per vedere se lei fosse lì. Rallentò all'altezza della sua casa, ma tutto era buio e spento.
Rachel era da Marc.
Schiacciò allora sull'acceleratore.
Si rinchiuse in camera sua rimanendo per ore sdraiato a terra con lo sguardo perso nel vuoto in attesa che lei rispondesse ad almeno uno dei suoi tanti messaggi.
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Siempre has sido tu
RomanceEsistono vari tipi di amore. Questa storia parla di un amore silenzioso, fatto di sguardi e di piccoli gesti. Un amore nascosto, ma non troppo. Un amore che cura ogni tipo di ferita. Rachel e Carlos erano fatti per stare insieme, mancavano solo l...