7.

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Milano.
Quanto è bello poter essere a casa, dormire nel mio letto, nella mia stanza, senza paura di potermi ritrovare Charles vicino.
In questa prima giornata, non mi ha rivolto la parola ma sentivo il suo sguardo su di me. Vederlo insieme agli altri mi fa impazzire, perchè sembra una persona totalmente diversa, che non farebbe male ad una mosca, invece ho capito che devo avere paura di lui, quello che è successo in hotel, il modo in cui mi ha parlato in ufficio e ieri nella sala conferenze, mi ha aperto gli occhi e spaventata da morire.
Stanotte non ho dormito, ogni volta che chiudevo gli occhi, sentivo la sua mano intorno al mi collo e non è stato piacevole, stamattina infatti ho dovuto coprire le mie occhiaie con strati di correttore e bere una tazza di caffè per tenermi sveglia.

papà: arrivi? A che ora vengo a
prenderti in stazione?

Ale: stiamo finendo una cosa, tra
circa un'oretta dovrei essere a casa.
Ti scrivo quando sono quasi arrivata

papà: va bene amore, ti voglio bene

Ale: ti voglio bene anche io :)

Rimetto il telefono in borsa e mi concentro sulla conversazione, sulle ultime cose che Sarah sta dicendo.
-domani vi aspetto tutti qui alle otto-
-perfetto, a domani- dico prendendo la giacca. Saluto tutti ed esco dalla stanza, uscendo dall'hotel.

papà: ma sei sicura che non devo venirti a prendere? È già buio

Ale: no, stai tranquillo, sono appena uscita

papà: va bene, ma stai attenta

Potevo avere dieci, venti, trenta o cinquant'anni ma mio padre si sarebbe sempre preoccupato per me. Per comodità dico di essere di Milano, altrimenti ci metterei troppo a spiegare alle persone da dove vengo, in realtà abito a venti minuti di macchina ma ovviamente con ii mezzi ci si mette un po' di più. Dall'hotel Savoia, scendo verso la linea ferroviaria ed aspetto il treno che in circa quaranta minuti, dovrebbe riportarmi a casa.
La zona è circondata di hotel di lusso ma non è propriamente una delle migliori, soprattutto la linea ferroviaria che devo prendere, mi ha sempre messo ansia prendere il treno da sola da qui, nonostante ci siano altre persone.
Ma ora, sono già le otto di sera e la maggior parte della gente che lavora, è già andata via, quindi sulla banchina non siamo in molti.
È vero che non dovrei giudicare un libro dalla copertina ma non riesco a stare tranquilla.
Un messaggio mi fa distrarre.

Sarah: Ale! Sei tanto lontana?
Mi sono dimenticata di una cosa
importante... Possiamo incontrarci?

Ale: in realtà sono sotto la linea della
metro ad aspettare il treno...
Salgo

Sarah: ti aspetto dove ci sono i garage dell'hotel, grazie ancora

Sbuffo. Perchè ho detto di si?
Voglio solo tornare a casa...
Prendo le tre scale mobili che mi riportano in superficie, attraverso la strada e raggiungo i garage dell'hotel.

Ale: sono qui :)

Scrivo, non vedendo nessuno. Passano i minuti, e nessuno arriva. Provo a chiamare Sarah ma risulta staccato, che cazzo?
Sbuffo.
Guardo l'orario, ho perso il treno, perfetto.
Quando sto per andarmene, decidendo di chiamare un taxi, qualcuno mi afferra da dietro, portando una mano sulla mia bocca.
Inizio a dimenarmi, nonostante la presa su di me sia forte, infatti non riesco a fare molto se non piangere e cercare di urlare.
Sento una porta aprirsi e poco dopo vengo spinta dentro, possibile che in un hotel a cinque stelle non ci sia un controllo nei garage? Cazzo.
-lasciami andare, stronzo- dico in italiano ma chiunque mi stia tenendo, fa finta di non ascoltare. I miei occhi vengono bendati, e la bocca tappata. Vengo alzata da terra e spinta, fino a salire su una macchina, presumo sui sedili posteriori. La macchina viene accesa e poco dopo mi trovo fuori dal garage, diretta forse verso la mia fine. Che cosa ho fatto di male per meritare tutto questo? Non è già abbastanza quello che ho sopportato fino ad ora?
Non voglio morire ora, sono ancora troppo giovane. Non riesco a fare altro che piangere.
-sta zitta!- mi spavento quando sento la voce urlarmi addosso, la voce di Charles, grandissimo figlio di puttana. É davvero arrivato a questo? Ce n'era davvero bisogno? Gli adulti, le persone civili, parlano, non rapiscono gli altri.
Caccio un mezzo urlo quando sento la macchina sbandare e diversi clacson suonare. Morirò in un incidente?
Non so per quanto tempo siamo rimasti in auto, ma sicuramente abbastanza per allontanarci da Milano. Sussulto quando la portiera del guidatore sbatte e qualche secondo dopo quella posteriore viene aperta.
Charles mi prende di peso e mi fa scendere dalla macchina, sotto alle mie mani sento dell'erba, siamo in un campo, sicuro lontano da tutto e tutti.
-smettila di frignare come una bambina, avevi detto di non aver paura di me- vaffanculo, davvero fottiti Charles.
Che cosa vuole farmi? Sicuro se esco viva da qui lo andrò a denunciare, non mi interessa, di certo non la farà franca.
-ti avevo detto di non metterti contro di me, e stamattina quel coglione di Horan è venuto da me a farmi un discorsetto, dicendomi che devo lasciarti in pace e cazzate varie- menomale che gli ho detto di starne fuori... -forse non ha capito che se non posso averti io, non ti avrà nemmeno lui- ok, mi stava per uccidere, sicuro lo stava per fare, altrimenti non avrebbe detto una cosa simile. Stavo per lasciare questo mondo dopo venticinque anni di vita?
Chas mi spinge a terra e sento il suo peso sopra di me, stringo gli occhi dalla paura mentre respiro quasi a fatica. Il suo tocco mi fa venire i brividi e nonostante gli occhi stretti, le lacrime continuano ad uscire.

Must be Love | Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora