Etereo

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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

Prompt: Etereo

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Finalmente liberi.

I kwami erano finalmente liberi dalla loro prigionia e da quel corpo minuscolo e astratto.

Potevano camminare, correre e giocare.

Respirare l'aria fresca e venir colpiti dai caldi raggi di sole.

Era questo che significava essere liberi?

Non bastava a loro essere eterei e celestiali, individui di una razza superiore agli umani per sentirsi indipendenti e senza nessun legame, perché, in ogni caso, loro dipendevano dai loro portatori.

Invece ora erano stati svincolati dal loro dovere e potevano vedere il mondo con occhi diversi, con l'entusiasmo e il cuore leggero.

Quella nube liberata accidentalmente dalla lanterna era stata la loro manna dal cielo, l'occasione d'oro per vivere finalmente per ciò che erano stati creati, ovvero portare equilibrio nel mondo grazie ai loro poteri sovrannaturali, assopiti per troppo tempo dentro quel corpo minuscolo e insignificante.

Molti secoli orsono, i poteri dei kwami erano stati imprigionati e tenuti a bada dal corpicino minuscolo in cui si ritrovavano, ma i Guardiani, spinti dalla loro sete di conoscenza, studiarono la loro condizione talmente dettagliatamente da poterne ampliare la forza grazie all'ausilio di questa pozione.

Inutile dire che il primo esperimento si rivelò tutt'altro che favorevole e i Guardiani si videro costretti a porvi rimedio, prima che l'universo collassasse su sé stesso.

Col cuore sollevato e una tragedia sfiorata, i Guardiani appuntarono alcune annotazioni nel Grimorio, nell'ipotetico caso che la seconda lanterna fosse andata distrutta e avesse liberato il potere.

Ma i Guardiani si addestrarono a dovere perché questo non accadesse mai più, per non ripetere gli errori del passato.

Liberarsi della lanterna non era una mossa saggia, in quanto non si conosceva alla perfezione quanto poteva viaggiare prima di dissolversi nell'aria, ciò che restava da fare era proteggerla.

*

C'era un motivo se i kwami non potevano usare i loro poteri senza un portatore che facesse da catalizzatore, ovvero, avrebbero sprigionato una forza gigantesca che avrebbe avuto pesanti ripercussioni su tutto ciò che li circondava.

Ma si poteva dire lo stesso adesso?

La risposta era senz'altro: sì.

Una volta diventati bambini, l'orda di kwami si riversò in strada in preda alla frenesia, perdendo così quella parte importante che li distingueva dagli esseri umani.

Senza una guida, senza disciplina e soprattutto senza alcun padrone che li potesse relegare all'interno di un gioiello, gli eterei iniziarono a usare i loro poteri in maniera sconsiderata.

Molte persone fuggivano, soprattutto davanti alle illusioni di Trixx, il quale si divertiva a spaventarli facendo comparire dinosauri imponenti oppure mostri assetati di sangue con denti aguzzi e unghie affilate.

A Pollen, invece, piaceva pietrificare chiunque, collezionando quelle statue sul ciglio della strada.

Chi, invece, non aveva ancora dato prova di cosa sapesse fare, erano Plagg e Tikki, e dio solo sapeva che cosa avrebbero potuto combinare quei due insieme se avessero spirigionato il loro potere.

Quando si ritrovarono, si guardarono per lunghi minuti, squadrandosi e chiedendosi se fosse tutto un sogno o realtà.

Alla fine si abbracciarono.

"Che bello rivederti, Plagg." Gli occhi di Tikki brillavano alla luce del sole e il dio della distruzione pensò che nella sua vita non aveva mai visto niente di così bello.

"Finalmente siamo liberi." Sogghignò Plagg.

"Sì."

"Mi sento strano però, non so spiegare." Plagg osservò le sue mani tremare mentre le viscere si contorcevano nello stomaco, la testa vorticava e dentro di lui sentiva qualcosa crescere e amplificarsi sempre di più. Qualcosa di caldo, molto caldo.

"E' il tuo potere!" Gli rispose Tikki contraendo la mascella.

"Se non lo libero subito, credo scoppierò." Disse con un ghigno sadico.

"Fallo!"

*

continua

Che Pasticcio Ladybug - [Writober 2023]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora