Capitolo 1: L'incontro.

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"Non fare tardi".

Le parole sono impresse nella mia mente come se fossero state appena pronunciate, e le sento ora che, naturalmente, sono in ritardo, per il mio primo giorno di Università alla Magistrale di Editoria.

Tra un pensiero e l'altro, prendo al volo un pezzo di pane che avevo messo nel Tostapane prima di andare a preparare lo zaino, ed esco di casa. Sono le 8.15 e devo stare in Università alle 8.25, posso farcela. Nel mentre prendo la bici, pedalo ad una velocità forse non consentita.

Non posso farcela. Arrivo alle 8.35.

"Finalmente!" interrompono i miei pensieri le parole di Aria, che mi intima con le mani di fermare la bici affianco alla sua.

"Sono in ritardo." dico.

"Siamo in ritardo", dice Aria.

"Scusami, non volevo, è che stamattina la sveglia...."

"Basta parlare - mi zittisce Aria, - su sbrigati, ci stanno aspettando in aula, ci tengono il posto."

Finisco di posare la bici, vado verso Aria, e l'abbraccio da dietro, e camminiamo verso l'ingresso di quest'università che sembra molto più piccola di quanto in realtà all'interno fosse. Aria è stata la prima persona che ho conosciuto alla triennale, quando avevo ormai perso la speranza, quando ormai non avevo più voglia di continuare quel percorso, ho avuto la fortuna di conoscere tre persone strepitose. Aria è di origine Napoletana, ha un buffo accento che ormai sono abituata ad ascoltare, è bruna ed ha i capelli ricci, molto ricci, non penso li abbia mai pettinati se non da bagnati, vorrei tanto poter avere capelli come i suoi, anche se lei non è molto d'accordo, anzi, spesso si lamenta di quanto siano scoccianti. E' una ragazza molto dura, per questo ci siamo subito trovate in sintonia, io avevo bisogno di essere spronata, e se per lei una cosa non va bene, parte subito all'attacco per fartelo notare, ma è tanto generosa. Non ti aggredisce, ti fa capire cos'è che non va e si cerca di aggiustarlo insieme, ce ne fossero di persone così al mondo.

Entriamo in questa università e sembra di essere entrati ad Hogwarts, scale lunghe sui lati, ingresso con una grande statua al centro. Neanche il tempo di osservarla che subito vengo strattonata da Aria per andare verso l'aula. Arriviamo in aula ed era stracolma di persone, alcune erano persino all'impiedi, senza possibilità di sedersi, poiché i posti erano veramente pochi. Cerchiamo tra i volti i nostri amici, e a malincuore scopriamo che erano riusciti a sedersi, sì, avevano tenuto anche i posti, ma era la primissima fila, dinanzi al professore. Avrei scommesso qualsiasi cosa che la prima figuraccia del giorno, l'avrei fatta io. Andiamo verso di loro e Aria si butta sul posto a sinistra, lasciando a me il posto dinanzi alla sedia del professore. Se non fossi stata così emozionata per il primo giorno di Università ammetto che avrei fatto del male a tutti loro così com'erano seduti. Li saluto.

"Non fare tardi, meno male che te l'abbiamo detto" dice Vittorio. Un ragazzo molto allegro e dolce, ma quando si tratta di appuntamenti, mai farlo aspettare, potrebbe dare di matto. E potrebbe anche non essere la prima volta che faccio tardi. Forse.

"Scusa, la sveglia non è suonata." Dico, salutando Vittorio.

"La scusa dell'altra volta era più originale, aspetta qual era? Ho lasciato le chiavi in casa..." dice Barbara "E sono entrata dalla finestra per recuperarle" continua Aria.

"Smettetela!" Spintono Aria forte, così da far arrivare la spinta anche agli altri seduti di seguito. Scoppiamo a ridere.

Non posso crederci, sono seduta fra quelle mura come una studentessa universitaria della magistrale di Editoria, un qualcosa che l'Aurora di tanti anni fa non avrebbe neanche immaginato possibile un giorno, ed invece, grazie a tutte le batoste ricevute e tanta forza di volontà, eccomi tra questi banchi tanto agognati.

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