Capitolo 25: (S)fortuna.

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Sono le 9 del mattino quando mi arriva un messaggio da Emma.

"Ciao Aurora, buongiorno. Passo a prenderti alle 10.30, se per te non è un problema."

"No, figurati - le rispondo - alle 10.30 al supermercato dove ci siamo viste ieri."

Non so se sentirmi sollevata o meno da ciò che sta succedendo, ed oggi, in particolare da quando mi sono svegliata, ho percepito un senso di nausea che mi ha stretto lo stomaco tutto il tempo, come se stesse per succedere qualcosa di brutto. Scaccio via questi pensieri dalla mia mente mentre prendo l'ultimo pacco di fazzoletti rimasto, e lo metto nella borsa. Esco di casa, indosso i miei peculiari auricolari viola. E' passato così tanto tempo, eppure ricordo quelle parole come se fossero state pronunciate ieri.

Il sole era ormai alto, sopra le nuvole, che lo coprono, così come la paura che mi ha accompagnato in questi giorni, ma ogni raggio scaldava il mio cuore alla ricerca di risposte.  Camminando arrivo all'angolo dell'Università, proprio dove parcheggiai quella volta la mia bici, sulla quale c'era quel bigliettino che adesso è attaccato al vetro della mia camera. Guardo verso destra, dove sono partita sulla sua moto per la prima volta, con quella certezza di star sbagliando, ma anche questo fa parte della vita. Eccolo qui, il punto in cui la mia vita ha preso una svolta inaspettata.

Ricordo il profumo degli alberi di quei sentieri, di quando i suoi occhi hanno incontrato i miei nel momento in cui brillavano, se solo avesse saputo che brillavano per lui. Quel momenti in cui credevo di poter assaggiare la libertà con il vento tra i capelli, ma era un'illusione che ti trascina in un labirinto di cui non riesci a trovare l'uscita. 

Nel frattempo parte una canzone:

"Ma solo ieri c'eri, nei giorni neri
Quelli che piove troppo forte per stare in piedi
E fottevamo anche la morte volando leggeri
M'hai chiesto, "Dimmi cosa temi, che cosa credi?"
La mia risposta sei tu."

La canzone non fa che alterare ancora i miei pensieri. 

"Vedi, ci sono dei ricordi che mi devi
Sei grande, ma ti chiamo ancora baby
Ho gli occhi rossi, ma non te ne accorgi
Ti guardo mentre dormi."

Il mio pensiero torna a quella notte, alla notte della bufera. Ricordo il momento in cui ho aperto gli occhi e mi sono trovata di fronte a lui, in quella luce soffusa, forse lì, ho capito che... che era qualcosa di più. Erano stati solo pochi minuti, ma in quei pochi minuti, si era condensata un'eternità. Era così naturale, così facile, come se fossimo sempre stati destinati a condividere quel momento. Ricordo la luce fioca della lampada da tavolo, il suo viso illuminato da un bagliore caldo, la sua pelle morbida al tatto. Ricordo il suo respiro calmo mentre dormiva.

"E penso che pure 'sta notte presto finirà
Io ti terrò la mano e tu tienimi l'anima."

Il cuore mi si stringe. 

Sono passati mesi. E l'incontro con Emma non ha fatto che alimentare tutto ciò che è successo in questi tempi. Ormai, sono un'altra persona ed il nostro passato, è un groviglio di momenti dolorosi e attimi di spensieratezza. Ma allora perchè mi sento così?

"La mia riposta sei tu."
Ho avuto la mia risposta.

Sono arrivata al supermercato, scrivo un messaggio ad Emma.

"Sono arrivata, ho un camicia celeste ed un pantalone bianco."

Poco dopo, sento un clacson. E' lei.

Questa è la mia opportunità, un'ultima chance di riprendere il controllo, di avere una vita mia. Ma è anche un salto nel vuoto, un terreno sconosciuto, o forse fin troppo conosciuto.

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