Capitolo 27: Coraggio.

47 6 10
                                    

La chiave gira nella serratura con un click soddisfacente e la porta si apre, rivelando l'interno tranquillo di casa mia. Lascio cadere la borsa a terra con un tonfo e sospiro, finalmente libera dall'assedio del mondo esterno. Sono esausta, la giornata è stata una maratona di eventi che mi hanno lasciata svuotata dalle energie. Ma un sorriso mi si dipinge subito sul volto quando mi immagino la serata che mi aspetta,  certo dovrò parlare ancora una volta di lui, ma subito dopo potrò finalmente scrollarmi da dosso per una sera tutte le mie responsabilità. Abbiamo superato l'esame e ancora dobbiamo festeggiare. Mi tolgo le scarpe, sentendo il pavimento freddo contro i piedi. Il profumo di pulito e di casa mi avvolge come una coperta. Mi dirigo in cucina, prendo una birra dalla dispensa e me la bevo d'un fiato, godendo del suo sapore amaro. Poi, apro il frigo e mi concedo un'abbondante fetta di torta al cioccolato di mia nonna: un premio per essere riuscita a superare la giornata. Mentre mi preparo per uscire, sento un'ondata di fremito dentro di me. Non vedo l'ora di condividere con gli amici le avventure della giornata, ho bisogno di buttar fuori tutto, lo sto tenendo per me e sento il cuore che potrebbe esplodere da un momento all'altro. So che le loro reazioni saranno esagerate ed è per questo che non vedo l'ora di assaporare quelle emozioni, ho bisogno di vedere le loro espressioni quando dirò chi è quel ragazzo di Capodanno. Mentre esco di casa, mi sento rinvigorita. Le luci della città mi brillano negli occhi, l'aria frizzante mi risveglia i sensi e l'adrenalina della serata. So che sarà una notte speciale, e non vedo l'ora di viverla con le persone a cui tengo di più.

Arrivo al bar, ed entrando, ho lanciato un'occhiata alla folla in cerca di visi familiari. Li ho individuati seduti a un tavolo d'angolo, chiacchierando animatamente.

"Ehi, ragazzi!" ho esclamato, avvicinandomi al loro tavolo.

Si sono voltati tutti verso di me, i sorrisi dipinti sui loro volti.

"Aurora, finalmente!" ha detto Vittorio, saltandomi tra le braccia. 

"Come stai?" Mi guarda Aria, con un sorriso flebile. Lei più di tutti voleva capire cosa stesse succedendo.

Ho fatto un sorriso forzato. "Sto bene, davvero. Solo un po' stanca."

"Allora, cosa prendiamo da bere?" chiede Barbara.

"Sono d'accordo per un Mojito", dice Vittorio.

"Io prendo un White Lady" dico.

'Una Pina Colada per me", dice Barbara.

Alza la mano per chiamare il cameriere per ordinare, e solo cinque minuti dopo, il nostro ordine arriva. Alziamo i nostri bicchieri e brindiamo.

"Alla nostra amicizia", dice Barbara.

"E a un'altra grande serata", aggiungo.

Quando porto il bicchiere alle labbra, un suono lontano mi raggiunge. Una voce familiare, un sussurro del passato. Mi volto di scatto, il cuore che sobbalza nel petto. 

Diego? Il rumore si è interrotto. Un brivido mi percorre la schiena. Ho sentito male? Oppure... 

Mi guardo attorno in modo frenetico, ma non riesco a vederlo da nessuna parte. La folla si mescolava, i loro volti sconosciuti.

"Non è niente", mormorai a me stessa. "Stai solo avendo un'altra allucinazione".

Ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che qualcosa non andasse. Il suono era così reale, così familiare. Era la voce di Diego, senza alcun dubbio. 

"Va tutto bene?' chiese Aria, notando la mia espressione turbata.

La speranza e la disperazione si combattono dentro di me, costringendomi a guardare di nuovo.

I miei occhi si muovono freneticamente, cercando un accenno di familiarità. Ma non c'è niente. Solo volti sconosciuti e il brusio del bar che riecheggia nelle mie orecchie.

"Si, va tutto bene. Mi è sembrato solo... nulla." Rispondo, guardando verso i ragazzi.

Continuammo a bere, ma la voce echeggiava ancora nella mia testa. 

OlderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora