Capitolo 10: Sussurri e parole non dette.

91 5 1
                                    

Sono stordita. Non ricordo nulla di cosa sia successo nelle 12 ore precedenti. L'ultimo ricordo che ho è quando ero a casa di Aria, ed ero da poco entrata. Ho una memoria frammentata, mi sembra di rivivere dei momenti che però non ricordo proprio di aver vissuto. Apro gli occhi, la prima cosa che vedo sono le tapparelle della mia stanza abbassate. Come sono arrivata a casa mia? E quando? Mi guardo le braccia, ho ancora addosso il vestito di ieri e sono sotto ad una coperta pesante. Non capisco cosa stia succedendo, prendo il cellulare, controllo che sono le ore 12:30 del pomeriggio, ho un terribile mal di testa. Prendo il telefono, ma per sbaglio mi cade tra le mani, sento un rumore provenire dall'altra parte della stanza. 

"Buongiorno", sento queste parole. 

Mi giro e vedo il professore, con due tazze di caffè in mano. Si avvicina e mi porge una tazza. Resto con gli occhi sbarrati, perchè il professore è in casa mia? Sento una forte fitta alla testa e con esso si palesa nella mia mente qualche immagine che penso di aver vissuto la notte prima, io tra le braccia del professore, per strada. 

"Bevi, ti farà stare meglio." dice. Ed in quel momento ho un'altra fitta alla testa con un ricordo che suona con le stesse parole, ma mentre stavo vomitando e la sua mano che mi accarezzava la schiena. 

"Grazie", balbetto. Provo a sedermi, con le gambe incrociate sul letto.

"Cos'è sucesso? Perchè sei qui?" dico quasi sussurrando, prendendo la tazza tra le mani, è bollente, appena fatto. 

"Non hai passato una bella nottata." dice, sedendosi al bordo del mio letto.

Non rispondo, ancora non capisco cosa sta succedendo. Sorseggio il mio caffè annusando la sua aroma. 

"Stanotte mi hai chiamato." dice, bevendo il caffè. "Mi hai chiamato, ho sentito che non stavi bene, e sono venuto ad aiutarti." 

Non alzo lo sguardo, l'imbarazzo non mi permette di farlo.

"Perchè avrei chiamato proprio te?" dico.

"Non lo so, credevo potessi dirmelo tu." risponde prontamente.

Il silenzio dura per qualche istante.

"E perchè sei qua, adesso?" dico. Non ricordo quello che è successo stanotte, ma ricordo quello che è successo prima. Non lo voglio nella mia vita.

"Tu mi hai chiesto di restare."

"Impossibile." dico con fermezza. E' possibile invece.

Sorride, senza rispondere, si alza dal letto e va in soggiorno. Io ancora non riesco a ricordare tutto, ho troppi pensieri frammentati in questo momento. Prendo il telefono che avevo fatto cadere e vedo i messaggi nel gruppo.

"Ragazzi, ma cosa cazzo è successo stanotte." Dice Aria.

"Non lo so, non mi ricordo niente." Dice Barbara "Mio cugino ha detto che a notte fonda l'ho chiamato per farmi accompagnare a casa e che non riuscivo neanche a stare in piedi."

"Abbiamo esagerato..." Risponde Vittorio.

Mentre continuo a leggere questi messaggi, provo a vedere la cronologia delle chiamate: era vero, lo avevo chiamato. E sono stata anche più di un quarto d'ora in linea con lui. In quel momento ritorna in stanza, e si appoggia alla porta con le gambe accavallate.

"C'è qualcosa che posso fare per te?" dice.

"Ho bisogno del bagno." Rispondo, ancora un po' frastornata. Allora mi alzo con non poca fatica, inciampo e lui mi scatta verso di me per darmi sostegno, mi accompagna in bagno, naturalmente restando fuori. Mi sciacquo la faccia più e più volte, cercando di restare vigile e trovare le risposte alle mie domande.
Cos'è successo stanotte?
Esco dal bagno, lui è ancora fuori. Stava aspettando che io uscissi.

OlderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora