Capitolo 4: Vento tra i capelli.

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Il giorno dell'esame è arrivato. Primo esame della sessione: Mediazione Culturale. Sono le 8.30. Iniziano gli esami alle 9.00, e abbiamo il corso di Storia dell'Editoria alle 14.30. Abbiamo studiato per un mese intero, alternandoci tra Corsi e Studio. Ci siamo prenotati contemporaneamente, così da poter fare l'esame insieme, ed ha funzionato. In ordine: Aria, Barbara, Vittorio ed infine io. Naturalmente, solita fortuna. Capito per ultima.

Entra Aria, esce dopo una decina di minuti. Entra Barbara e nel frattempo ci racconta l'esame.

"Sono passata, ho preso 25. Ho accettato, la professoressa è molto tranquilla, però fa delle domande un po' insidiose. L'esame dura poco, è fattibile." dice Aria, sospirando su quella sedia, giuro di aver visto un mese di studio in quel respiro. Esce anche Barbara, esultando esclama "Ho preso 28!", entra Vittorio e dice quasi le stesse parole di Aria. Respiro forte, 2/4 hanno superato l'esame, posso farcela. Ripeto gli argomenti più richiesti, è un esame da 6 CFU, posso farcela.

Esce Vittorio, mi da la buona fortuna con uno sguardo un po' cupo, riesco a capire che ha passato l'esame con un voto basso, mi da un po' di sconforto. Entro nell'aula preoccupata, mi siedo e la professoressa inizia a chiedermi i dati ed inizia le domande. Mi mette davanti uno schema, e mi chiede di spiegarle di che epoca parliamo e come si sono svolte le vicende. Inizio a parlare, ma ad un certo punto perdo il filo del discorso, lei lo nota, lo appunta, proseguo, ma ormai avevo perso la concentrazione. Mi fa un'altra domanda, peggio. Non ricordo neanche se l'avevamo nel programma o meno, lei mi mostra una pagina di un libro, facendo una particolare riflessione su un paragrafo preciso. Sembrava tutt'altro che tranquilla.

"Mi dispiace, ma la sua preparazione è troppo scarsa. Venga la prossima volta, non posso promuoverla. Si deve dare da fare, se vuole continuare questo corso di studi, non è fatto per le persone come lei che non riescono a comprendere semplici nozioni di Mediazione Culturale. Se ha trovato difficoltà in questo, figuratevi gli altri. Ci pensi bene. E' tutto." Dice la professoressa, congedandomi. Se abbia respirato o meno tra una parola e l'altra, non lo ricordo, ma in quel momento un piccolo pezzo del mio mondo è crollato.

Non ho superato il primo esame, e non solo.

Mi è stato detto di pensarci bene se continuare o meno. Anche qui, pensavo di aver buttato tutto alle spalle, pensavo di essere cambiata, di essere riuscita ad affrontare i miei mostri. E invece, invece. Esco dall'aula, vedo i ragazzi, che stavano organizzando dove andare a festeggiare tutti insieme, mi avvicino a loro, e capiscono che qualcosa non va. Il sorriso di Barbara si spegne non appena vede il mio viso.

"Cos'è successo?" Dice Barbara, avvicinandosi.

"Nulla, non sono passata. Mi ha detto di provare la prossima volta." Dico, cercando di rinnegare le lacrime che volevano palesemente uscir fuori.

"Ma com'è possibile? Abbiamo studiato per un mese intero!" dice Aria.

"Può capitare, l'emozione ha giocato un brutto scherzo! Non preoccupatevi però, sto bene, devo solo riprendermi un attimo, vado in bagno." dico, prendendo lo zaino e allontanandomi velocemente dal gruppo, stavo per scoppiare e non volevo farlo davanti a loro.

Uscita dal corridoio, corro verso la prima porta semi aperta che trovo, sembra quasi uno scherzo del destino il fatto che sia quella dove seguo Storia dell'Editoria. Tutto sembra ricondurmi a queste quattro mura. Entro mi assicuro che non ci sia nessuno, e finalmente crollo. Inizio a piangere a dirotto, non ho mai sopportato il fallimento, ma pensavo di aver imparato ad accettarlo, eppure eccomi per l'ennesima volta ad affrontarmi. Ho fallito, ancora. Qualsiasi cosa io faccia, sembra non riuscire realmente a colmare i vuoti che mi porto dentro. Non sono stata una buona figlia, la mia famiglia ha deciso di lasciarmi andare, non sono stata una buona sorella, ha deciso di evitarmi, non sono stata una buona fidanzata, ha deciso che trattarmi male era l'unico modo per farmi stare tranquilla, non sono stata una buona amica, non sono mai abbastanza. Mai abbastanza forte, mai abbastanza coraggiosa. E adesso, il sogno che credevo mi appartenesse, sento che sta scivolando via. Le sue parole rimbombano nella mia testa "Ci pensi bene." "Non è fatto per persone come lei." Se solo fossi stata più attenta, se solo avessi studiato meglio, se solo avessi studiato di più, se solo non fossi così emotiva. Continuo a piangere, mi sento stordita. Mi accascio sempre di più tra le mie ginocchia, fino a quando non sento il cigolio della porta dell'aula, la stavano aprendo, non riconosco nessuno, sento una voce femminile ed una maschile, prendo di corsa la mia borsa, ed esco via dall'aula, urtando per sbaglio una delle due figure, chiedo scusa con la voce spezzata e corro via, verso il bagno. Forse è lì che sarei dovuta andare sin da subito, ma avevo paura che i ragazzi venissero a cercarmi proprio qui.

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