Capitolo 8: L'assenza più presente che mai.

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Sono passate due settimane che non seguo. Sono due settimane che non ho il coraggio di andare all'università per paura di incrociare il suo sguardo. Quando esco la mattina per correre ho paura di incontrarlo, sa perfettamente dove abito. Sono due settimane che vedo quasi esclusivamente mia nonna, mentre i ragazzi... Il giorno stesso, vennero a casa mia alla quale raccontai tutto ciò che era accaduto, mi hanno stretta forte. Da allora vengono un giorno sì e l'altro no, li ringrazio tanto, quando ci sono mi sento più leggera, ma quel peso non va ma via. Quando sono sola non faccio altro che guardare quel biglietto attaccato allo specchio sopra la mia scrivania. Se solo fossimo nati nello stesso periodo, se solo fosse più giovane o io più grande, eravamo destinati, lo sento. Ma non in questa linea temporale, in questo momento, no.

Non siamo destinati.

Credevo che l'assenza avrebbe potuto sistemare le cose, credevo che non incontrarlo per un po' di tempo avrebbe fermato questa tempesta nel mio cuore, e invece. Sento quei momenti ancora più forti, ancora più presenti. Sono ferma a quei momenti, ai nostri sguardi, alle risate, ai sorrisi. A quel bacio. Sono bloccata in quello spazio e tempo da cui non riesco ad uscire. Ogni giorno sento un vuoto dentro che cerco di riempire con qualsiasi cosa, ho anche provato a scaricare un'App di Incontri che però ho disinstallato lo stesso momento. Cosa sto facendo? Credevo che potevano andare meglio le cose da quando non ho più il suo sguardo a farmi compagnia, e invece la solitudine mi pervade ancora di più, sempre di più. 

Oggi. Neanche oggi ho voglia di alzarmi.

- POV. ARIA -

Oggi è un giorno come un altro qui, ma la mancanza di Aurora si fa sentire. E' la prima volta che non ci vediamo per così tanti giorni di fila, parlando in termini di Università. La consapevolezza che lei abbia deciso di non venire, ha lasciato noi tutti di sasso, ma non mi sento di biasimarla, non è bello quello che ha vissuto, e in un certo senso non ha mai avuto la possibilità di riscattarsi, ma ha preferito la fuga e questo non lo concepisco.

Sto andando all'Università, ormai sono arrivata. Aspetto Vittorio, così che posso andare a prendere finalmente un caffè, e con lui. Sento di essere estremamente legata a lui, ma non voglio approfondire nulla, tengo troppo alla nostra amicizia. A volte penso che anche lui la pensi così, lo vedo dai suoi occhi e dai suoi comportamenti, nel momento in cui si lascia trasportare e nei momenti in cui torna con i piedi per terra. Forse siamo destinati per essere gli amici migliori uno dell'altro, ma niente di più

"Finalmente, necessito di un caffè." dico, guardando Vittorio. 

"Eccomi, tesoro. Andiamo." dice, avvicinandosi e dandomi un bacio sulle guance per salutarci.

Entriamo nel solito bar in attesa anche di Barbara, che di solito fa sempre tardi, dunque iniziamo a sederci. Prendiamo il caffè, lui di solito lo prende macchiato già zuccherato, ordino i due caffè.

"Notizie di Aurora?" dice Vittorio.

"Nulla, ieri sera l'ho sentita e ha detto che anche oggi non sarebbe venuta. L'ha presa veramente male." dico, guardando Vittorio, visibilmente triste. Poggio le mani sulle sue che erano sul tavolino. "Le passerà, non preoccuparti. Noi le staremo vicino." dico.

"Non è questo che mi preoccupa, - dice, accarezzandomi la mano con l'altra mano libera -, è che non voglio che tutto questo possa in qualche modo cambiarla. Vorrei che avesse più consapevolezza di se stessa."

"Non possiamo far nulla se non starle vicino." Il suo tocco mi rassicura, spero che per lui sia la stessa cosa.

Entra in quel momento Barbara, naturalmente scosto le mani per paura che possa fraintendere o che possa anche semplicemente pensare qualcosa.

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