Non posso smettere di pensare a quelle parole, le sento scolpite nella mia mente e nel mio animo.
"Non siete così diversi".
Quelle parole hanno fatto male come lame taglienti che ti trafiggono più e più volte. Io non ho mai voluto tutto questo, se lo avessi saputo, non sarei mai venuta in questa università, non avrei mai seguito questo corso, non mi sarei mai seduta davanti. Non so cosa siamo, non conosco il sentimento che ci lega (se esiste) ma sono consapevole che tutto ciò è sbagliato, cerco di andare avanti, giorno sopo giorno, senza trovare alcun risultato, le carte non cambiano, torniamo sempre al punto zero. Perché i suoi occhi mi danno la forza di reagire e non avere paura, ma io ne ho tanta. Troppa.
Non so cosa sia, ma ne sono terrorizzata. Ho bisogno di staccarmi definitivamente da lui, cercando di prendere le distanze.
Poco dopo bussano alla porta, mi alzo dal letto ed apro."Se sei venuta qua a chiedermi scusa, sappi che non...." Non era Barbara, no.
Mi guarda il professore senza aver capito il senso delle mie parole."Disturbo? Ho dimenticato il telefono."
Dice, ed io mi sposto dall'ingresso.
"Certo, entri pure." Mi guarda un po' sorpreso.
"Entri?" Risponde.
"Certo, professore." Calo il peso sull'ultima parola.
Lui entra, va verso il bagno e trova il telefono esattamente dove lo aveva dimenticato, arriva sulla soglia della porta per andarsene, si ferma, e si volta verso di me.
"Senti, io non so cosa sia successo, se non vuoi parlarmene, lo capisco." Dice, deglutendo continua, "Ma questo non deve renderci di nuovo degli estranei, sei importante per me, lasciamo solo che le cose vadano."
"Perché?" Rispondo.
"Come scusa?"
"Perché sono importante?"
"Non lo so - ribatte subito, alzando un po' il tono di voce, - non lo so, non lo so. Non lo so. " Continua a ripetere.
Lo guardo senza dire una parola.
"Non lo so, - ripete silenziosamente -, c'è qualcosa. Che mi lega a te in qualche modo, non so quale, non so perché." Risponde, "e sento che per te è lo stesso", si avvicina verso di me, lentamente.
"Dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati, io l'ho capito."
La distanza tra di noi ormai è di pochi centimetri, posso sentirlo respirare.
"Hai una luce dentro, che viene coperta, nascosta. Ed io ho bisogno di farla uscire fuori." Appoggia la sua fronte alla mia, posso sfiorare il suo naso, le labbra fremono dalla voglia di conoscersi.
"Non possiamo." Chiudo gli occhi, la mia voce trema.
"Lo so", sussurra.
Riesco a sentire il suo cuore battere, le sue mani tremare, ed il respiro spezzato che emana. Sento la sua frenesia, sento ciò di cui parlava, quel legame. I nostri corpi combattono la guerra del contatto al nostro posto, cercando di resistere a qualsiasi volontà.
Mi sposta via i capelli dal viso, la sua mano tocca la mia fronte, successivamente porta i capelli dietro al mio orecchio, e dopo le sue mani toccano il bordo delle mie labbra, il suo tocco è morbido, dolce, leggero. Sento le sue dita sul mio labbro inferiore, apro gli occhi e vedo che bramano di desiderio."Non possiamo." Dico.
Dio, quanto avrei voluto mandare al diavolo tutto, quanto avrei voluto assecondare i nostri desideri.
Prendo coraggio, mi stacco dalla sua fronte.
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Romance"Se l'amore esistesse sul serio, se l'amore non seguisse alcun tipo di regola, se l'amore fosse così forte da superare ogni ostacolo, se..." Questo è uno dei pensieri di Aurora Panni, una giovane studentessa di Editoria, che si trova per la prima vo...