Il buio inizia dissiparsi nella mia mente, inizio a vedere delle piccole luci anche se non riesco bene a capire dove mi trovo. Sento come se il mio corpo si stesse accendendo nuovamente, apro un altro po' gli occhi e riconosco le mura della mia stanza, ancora non riesco a muovermi, ma emetto qualche suono per attirare l'attenzione di chiunque fosse in casa, se ci fosse stato. Ad un tratto sento un rumore e poco dopo vedo Diego, che si avvicina di corsa di fianco al mio letto, si siede guardandomi come se fossi la cosa più preziosa per lui.
"Finalmente, Aurora." Dice, bisbigliando, ma sento la sua voce molto forte, sono ancora stordita.Non so cosa sia successo, ma ancora una volta, ho un dejavù. Sono di nuovo nella mia stanza e di nuovo il professore è davanti a me, ed è di nuovo l'unico a cui posso chiedere.
Ricordo che ero nell'ascensore, che si era bloccata, che non respiravo, ricordo un piccolo spiraglio di luce, ma non ricordo più nulla. Guardo il professore, davanti ai miei occhi. Quanto è affascinante, ogni sua ruga d'espressione mi ricorda quanto sia sempre stato attento a tutto ciò che mi accadesse, a quando ho avuto la possibilità di toccare quel viso, accarezzarlo, donargli Amore. Sento il suo profumo, il Savile Row di Hugh Parsons, potrei riconoscerlo da lontano un miglio, il suo sguardo è preoccupato, ma rincuorato, ha la sua mano sulla mia.
"Cos'è successo? Cosa ci fai qui?" rispondo, quasi balbettando.
"Sei svenuta, ti ho portata dal dottore per essere visitata, ho avuto paura che ci fosse qualche trauma cranico." dice, sento le sue parole uscire molto leggere dalla sua bocca.
"Poi il dottore ha provato a svegliarti, ha parlato di un attacco di panico. Ha detto che era meglio che ti portassi a casa, in modo che da sveglia, avresti visto un ambiente più familiare." nel dire queste parole, stringe la mia mano.
Lo guardo negli occhi. Dio, quegli occhi.
"Aurora?" scaccio via i miei pensieri.
"Ti ringrazio." dico, guardo le sue mani che stringono le mie e lui allenta la presa.
"Scusami" risponde, si alza dal letto.
"Non preoccuparti, anzi volevo chiederti scusa per averti fatto preoccupare così tanto."
Lui sorride.
"Aurora Panni" - dice, guardando a terra sorridendo, - "L'unica persona al mondo che chiede scusa per essere svenuta e per aver destato preoccupazioni." mi guarda "L'unica."
Scappa un sorriso, non potevo fare a meno.
Bussano alla porta, cerco di trovare le forze per scendere dal letto, ma nel momento in cui mi scopro con le lenzuola, sento dei passi correre nel piccolo corridoio di casa.
"Aurora!" sento la voce di Aria riecheggiare per tutta la stanza.
Corrono verso di me, sono tutti qui, Aria, Vittorio e Barbara.
Aria e Vittorio corrono ad abbracciarmi, mentre Barbara resta sulla porta, appoggiata, guardando il professore che chiude la porta, ormai si comporta come se fosse a casa sua. Barbara non approva molto questo suo comportamento, ma nonostante questo, è felice di vedermi meglio.
"Mi hai fatta preoccupare tantissimo. Non ti permetterò di prendere più l'ascensore da sola, mai." mi stringe più forte "mai, mai e mai." e Vittorio che mi stringe, tocca le mani di Aria, esattamente sopra le sue, sento tensione, ma condivido con loro l'abbraccio.
"Siamo felici che stai meglio." dice Vittorio, allontanandosi non appena nota il tocco delle loro mani.
"Ragazzi, vi voglio bene. Vi ringrazio di essere qui, ho avuto un attacco di panico. Vi chiedo scusa."
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Romansa"Se l'amore esistesse sul serio, se l'amore non seguisse alcun tipo di regola, se l'amore fosse così forte da superare ogni ostacolo, se..." Questo è uno dei pensieri di Aurora Panni, una giovane studentessa di Editoria, che si trova per la prima vo...