Capitolo 23: Sospesi in un'altra dimensione.

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Sono stati forse i sei mesi più belli della mia vita.

Mi sono svegliata questa mattina con una sensazione di gratitudine che mi ha invasa. Sono passati sei mesi da quando ho iniziato il mio stage al MARITOZZONEWS e non posso credere a quanto velocemente sia volato il tempo.

Ricordo ancora il mio primo giorno, ero una palla di nervi. Non sapevo cosa aspettarmi e avevo paura di non essere all'altezza. E non avevo tempo di preoccuparmi del pensiero degli altri, ero persa nel mio mondo, ma da quando finalmente ho rotto il mio guscio sento di aver avuto una delle esperienze più belle che possano mai capitare. Ho imparato così tanto in questi sei mesi. Ho acquisito nuove competenze, ho ampliato le mie conoscenze e ho avuto l'opportunità di lavorare su progetti reali. Sono così grata a Barbara per aver fatto sì che ciò accadesse. È vero, ci sono stati momenti difficili. Ci sono stati giorni in cui sono stata sopraffatta dal lavoro e giorni in cui mi sono sentita scoraggiata. Ma ho imparato a concentrarmi sulle cose positive e a dimenticare quelle negative. E quando lo faccio, quei sei mesi sembrano essere passati in un batter d'occhio. 

Ed ora, che dobbiamo lasciare questa casa e questo luogo, il cuore piange. Perchè non sapevo che mi sarei affezionata così tanto a questo lavoro. Chissà, magari in futuro le nostre strade si incroceranno di nuovo. 

Sono a casa da qualche giorno, ho abbracciato mia nonna, ed è stata una sensazione bellissima. Il nuovo è un'esperienza, il vecchio è certezza. E mi erano mancati i suoi pranzi e i suoi te'. 

"Aurora? Ci sei ancora?"

Ho completamente dimenticato di essere al telefono con Aria. 

"Si, scusami, stavo finendo di fare colazione." - rispondo, mentre mangio l'ultimo cucchiaio di cereali. 

"Se non te la senti, lo capiamo tutti, davvero."

"Ti ho detto che vengo, ho lasciato al passato ciò che è successo. Non preoccuparti." 

"Ti senti pronta per l'esame?"

"Assolutamente sì. Sono felice e pronta." rispondo, dopodichè la chiamata termina.

Oggi dopo poco più di sei mesi rientro in Università. E' strano, dopo tutto quello che è successo, ma sento di potercela fare, di dovercela fare, perchè se loro sono andati avanti perchè io non dovrei farlo.  E sei mesi sono tanti, io non sono più quella di prima. E oggi è anche il giorno dell'esame di Storia dell'Editoria, così da poter salutare ufficialmente il professore per l'ultima volta. 

L'esame è alle 15, con il Professor Natale, (iniziamo a dare alle persone il loro giusto nome). Ho passato le ultime notti a studiare, a rileggere e ricontrollare ogni dettaglio. 

Indosso una camicia bianca, liscia e impeccabile, come un'armatura contro l'ansia. La abbottono con cura, come se ogni gesto preciso potesse allontanare il panico che fingevo di non provare. Poi, con un respiro profondo, mi guardo allo specchio, cercando di trovare un barlume di sicurezza.

"Ce la farò", sussurro, cercando di convincere me stessa. "Devo farcela."

Esco di casa ed il sole splendeva già alto nel cielo, ma l'aria è ancora fresca, appena tiepida. Mi affretto a raggiungere Aria, Barbara e Vittorio che mi aspettano al nostro solito bar.  Abbiamo deciso di incontrarci lì per ripassare prima dell'esame.

"Scusate il ritardo!" dico, mentre entro nel bar e mi siedo alla sedia libera vicino a Barbara.

"Vorrei poterti rispondere "come sempre", ma mi siete mancate così tanto tu e il tuo ritardo." risponde Vittorio, con un sorriso ampio.

"Ed io non vi sono mancata?" dice Barbara.

"Assolutamente sì, altrimenti chi mi passava gli appunti dell'ultimo momento?" Rispose, abbracciandola e tutti scoppiammo in una fragorosa risata.

"Allora, pronti per affrontare il Professor Natale?" chiede Aria, con un'occhiataccia scherzosa.

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