Capitolo 9: Resta anche domani.

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Dopo tre giorni da quel biglietto ho deciso di prendere coraggio e andare all'università, anche perchè ho l'esame di Mediazione Culturale che avevo bocciato la prima volta. Sono stata fortunata, in parte, perchè nonostante il mio stato d'animo, ho approfittato per studiare al massimo che potevo. 

Avviso i ragazzi che sto uscendo e mi dirigo verso l'Università. Metto le cuffie nelle orecchie e faccio partire la canzone "Thunder" degli Imagine Dragons. Mi sento pronta, non ho paura di incontrarlo, oggi - tra l'altro - non ha lezione e non ha neanche motivo di essere qui in facoltà. Quindi mi sento più tranquilla, anche se con la consapevolezza che potrebbe esserci per qualsiasi altro motivo. Prendo la bici e vado verso l'Università, arrivo in poco tempo, vorrei trovare un posto in aula per ripetere prima dell'esame, i ragazzi hanno detto di raggiungermi in pomeriggio, così da festeggiare o stringerci tra di noi, in caso contrario, ancora. Non voglio pensarci, ho studiato molto e ho integrato tutto ciò che già conoscevo. Sono pronta. Arrivo in aula studio, dopo aver posato la bici fuori l'Università e per fortuna, c'è qualche sedia libera per poter ripetere un po'. Ogni tanto guardo fuori dalla porta, ed altrettante volte mi costringo a non farlo. Abbasso lo sguardo, sui libri. Devo superarlo, non posso andare oltre. Non devo. 

Sono le 13:30, alle 14 avrebbe fatto l'appello, quindi chiudo i libri e vado verso l'aula della professoressa. Aspetto fuori, eravamo tanti. Fa l'appello.

"Aurora Panni" dice.

"Eccomi" rispondo, sembra avermi riconosciuta.

Nel frattempo iniziano gli esami, i ragazzi arrivano, mi danno la carica. Nonostante ciò, continuo a guardare lungo il corridoio, per fortuna - o sfortuna - non vedo nessuno. Dopo cinque persone, chiama me. E' il mio momento. 

Entro, la professoressa mi fa accomodare.

"Signorina Panni, ci rincontriamo. Spero che questa volta possa dare il meglio di se." dice, prendendo il documento d'identità. 

"Può scommetterci." La mia sicurezza parla da sola.

Inizia l'esame, mi fa la stessa domanda dell'altra volta a cui riesco a rispondere molto velocemente, mi interrompe, me ne fa un'altra a cui rispondo altrettanto bene. E procede così il mio esame, come se fosse una chiacchierata tra colleghi.

"Le faccio un'ultima domanda." dice.

"Certo."

"Cos'è successo?" dice, guardando il computer e poi verso di me.

"In che senso?" rispondo.

"Cosa le ha fatto cambiare idea? Se avesse studiato così anche la scorsa volta, adesso non sareemo qui. Lei lo sa?"

"Ho avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse a credere in me stessa."

"Capisco, -continua, guarda di nuovo verso il computer- sappia solo una cosa. Nessuno ha bisogno di qualcuno. Tutti siamo capaci di darci la forza da soli, dobbiamo solo trovarla. Ma in noi stessi. Non avremo sempre questa fortuna."

"Ha ragione, -rispondo, quasi interrompendola,- ed è per questo che sono qui. Per dimostrare a me stessa di potercela fare." 

Lei annuisce sorridendo. "Mi dica il Pin". 

Ed io, dandole il pin, le dico "Possibile sapere il voto?" 

"Trenta."

Il mio cuore scoppia di emozione, sorridendo le do il pin, ed esco dall'aula. 

"Aurora?"

"Si?" mi volto verso la professoressa.

"Vada avanti così." mi dice. "Puoi farmi entrare l'altra ragazza?"

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