Capitolo 22: Basta con la paura.

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- POV BARBARA -
E' passato ormai un mese da quando io e Aurora abbiamo deciso di accettare questo lavoro al MARITOZZO NEWS, e sono altrettanti giorni che vedo gli occhi rossi di Aurora. Quando siamo partite ed ha accettato, era agguerrita, ma credo lo abbia fatto senza pensarci molto, io le ho dato credito perchè sapevo che sarebbe stata la cosa migliore per lei, allontanarsi da tutti. 

Ma adesso... 

Non riesco più a guardare i suoi occhi gonfi quasi tutte le mattine, il suo sguardo assente e quel sorriso che si sforza di utilizzare tutto il giorno, ma quando arrivo la notte la sento piangere, sento digitare quei tasti, sento la segretaria telefonica. Ammetto, ho chiamato anch'io Luca, pensando che aveva bloccato il suo numero, ma parte la segreteria automatica anche a me. 

Che abbia bloccato tutti noi?

I ragazzi mi scrivono sempre, e continuiamo ad essere preoccupati per lei che non ne parla mai con nessuno, si chiude in quel guscio per proteggersi, ma facendo così sarà ancora più distruttivo. Non sappiamo neanche tutto di ciò che sia realmente accaduto, ci ha detto del bacio mancato e di ciò che era successo con il professore. E' da quel momento non ho avuto più un suo sorriso sincero. E' sempre pallida e con gli occhi rossi per il pianto. Ha perso l'appetito e sembra assente, come se la sua mente fosse costantemente occupata dai ricordi di entrambi. Le sue mani spesso tremano leggermente e il suo sorriso è diventato raro, sostituito da un'aria di malinconia. 

Un sera, mentre tornavamo da lavoro, lei era per l'ennesima volta appoggiata al finestrino della macchina nel mentre ci dirigevamo verso casa.

"Adesso basta." Dico, fermando la macchina. 

"Cosa stai facendo Barbara?" Mi risponde, senza neanche girare lo sguardo. Il suo tono era calmo e per niente curante della mia affermazione.

"Io non ce la faccio più a vederti in queste condizioni. Devi reagire."

"Lo sto facendo." Risponde allo stesso modo.

"E cosa staresti facendo di preciso? Ti trascini dalle coperte del tuo letto fino alla macchina, dalla macchina all'ufficio e da lì a ritroso." 

Lei alza lo sguardo e sospira.

"Non sei neanche venuta alla cena dei colleghi. A stento parli con me e per parlare con Aria e Vittorio devono chiamare me per sentire di te." guardo verso di lei. 

"Abbiamo bisogno che torni in te, i giorni passano. So che è difficile, so che fa un male cane. Ma forse è così che doveva andare?"

"Come puoi dirlo... E' così che doveva andare? Destinata a soffrire? Da una parte Luca che non appena ho iniziato ad apprezzare ha deciso di allontanarmi, e dall'altra parte il professor..." tira su con il naso, cercando di trattenere le lacrime.

"E' proprio di questo che parlo, Aurora. Tu stai rivivendo quelle scene nella tua testa tutte le notti, non permetti a quei momenti di andare oltre. Devi andare oltre. Lascia che ti aiuti a farlo."

"Non ho bisogno di aiuto." Risponde, guardando nuovamente fuori dal finestrino.

Il silenzio incombe nuovamente così come il freddo. 

"Senti, io lo so, d'accordo? So che è un momento difficile. Ma non sei sola in questo. Sono qui per te, e voglio aiutarti a ritrovare la felicità. Mi manchi, Aurora, ci manchi. Ci manca vedere il tuo sorriso, sentire le tue risate."

Abbassò lo sguardo, una lacrima scivolò silenziosa lungo la sua guancia. "Non so nemmeno se riesco a ricordare come si fa a essere felici, Barbara." 

Le parole di Aurora mi colpirono come un pugno nello stomaco. Ho sentito una stretta al cuore, ma mi rifiuto di arrendermi. "Aurora, - prendo le sue mani tra le mie - tu sei una delle persone più forti che conosca. Hai superato tante difficoltà in passato e so che puoi farcela anche questa volta. Non devi affrontare tutto da sola. Lasciati aiutare, permettimi di esserti vicina."

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