11. Minaccia o consiglio?

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È difficile credere alle coincidenze,

ma è ancora più difficile credere in qualcos'altro.

John Green

James

Settembre 2019

Le vacanze estive sono state rigeneranti, staccare la spina mi ha permesso di non pensare a questioni lavorative o sentimentali, solo di concentrarmi sul sesso accompagnato da piacevoli cocktail a base di vodka e tante belle labbra su cui sperimentare. Non ho continuato la noiosa disputa con quel bambino di Nathan, la ragazzina ha voluto evitare qualsiasi contatto.

Io ho la coscienza a posto; nonostante le ho offerto un aiuto dal punto di vista clinico, ha voluto declinare, non è un problema mio. Punta il dito verso di me sparando sentenze sui miei mille difetti ma non si rende conto che è lei la più ostinata e complessa.

Da quando sono tornato a lavoro, tutte le volte che incrocio il fidanzatino geloso tra i corridoi del Jefferson, mi guarda come se tentasse di marcare il territorio. Non mi abbasso a contendere qualcuno con una mezza calzetta come lui, puzza di latte avariato uscito da una mammella raggrinzita. Lascio che si illuda di avere la supremazia, peccato che non me ne frega un cazzo. Perchè insistere con chi non mi desidera? La carne fresca non mi manca.

Ieri, mentre facevo jogging in un parco vicino casa mia, mi sono fermato accanto a un laghetto, posizionato al centro dell'intero luogo. Fui distratto dal volteggiare dei capelli di un biondo miele che si trovava nei pressi dello specchio d'acqua. La biondina con un vestito sexy blu era seduta vicino alla riva su una tovaglia verde, aveva accanto quel sanguisuga di Harrison. Non appena si rese conto che la stavo osservando, non staccai lo sguardo.

Avevo la necessità di infilarmi tra quegli occhi e portarli verso di me. Mi sembrò di essere completamente attratto da una vibrazione che riecheggiava nel petto. Che cazzo era?

Ora lo so, avevo sudato ed è normale provare dei brividi colpito dal venticello. Lei non mi attrae, è troppo acerba per i miei gusti. Devo concentrami sul lavoro, le donne mi fottono il cervello ultimamente.

Stamattina ho terminato le visite di alcuni pazienti e sono ritornato nel mio studio. Sono intento a leggere un comunicato ufficiale giunto direttamente dal grande capo; si riferisce a un congresso importante che si terrà a breve a New York e, probabilmente, dovrò andarci.

Si tratta di alcuni studi sui nuovi metodi di impianti di protesi; se mi recherò lì, mi servirà per cambiare aria. Mio padre tenta sempre di infierire in qualsiasi cosa sbagliata che io faccia, ormai è diventato un disco rotto. Però mi spedisce a riunioni di un certo calibro dandomi una responsabilità importante, il suo atteggiamento è solo quello di un uomo frustrato.

A un certo punto qualcuno bussa alla porta facendomi distogliere lo sguardo dalla mia lettura, la voce è maschile. La porta è aperta per cui mi accorgo subito che è un postino con in mano una busta gialla ocra su cui è riportato il mio nome.

Non mi aspettavo di ricevere della posta direttamente in ufficio, ma devo ammettere di essere incuriosito. Il fattorino la lascia sulla scrivania, lo ringrazio e, non appena mi lascia solo, decido di aprirla. Prendo la lettera e la osservo.

La calligrafia con cui è scritto il mio nome è piena di ghirigori, deve essere qualche pallosa cena di beneficenza, di solito solo loro che mi spediscono cose del genere. Noto subito un dettaglio, non è riportato il destinatario.

Spero che non si tratti di Madeleine, quella ragazza sdolcinata con cui ho trascorso il mese di Agosto ai Caraibi. Lei giocava con stupide lettere, credendo che frasi smielate potessero conquistarmi. Mi auguro di no, altrimenti mi scoccia trovare il modo di levarmela dai piedi.

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