26. Bugie

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Due anni dopo...

James

Settembre 2022

Sono passati esattamente due anni dal giorno in cui ho scoperto che qualcuno ha osato sfiorare Jessica. Ci siamo allarmati tutti a tal punto che ho deciso di affrontare Nathan mettendolo alle strette, soprattutto credendo che il rapimento di Taylor fosse collegato a quella gente malata. Invece ho scoperto che sono stati solo due idioti di ragazzini che volevano l'eredità di Christian.

Non avrei mai immaginato che suo padre fosse il sindaco della città, anche Chris ha avuto un padre orrendo come il mio. L'unica differenza è che il suo tenta di riallacciare i rapporti, al mio non interessa nemmeno se io sia vivo.

Dopo che ha scoperto che ho una relazione con la paziente di Chris, mi sono meravigliato che non mi hai sbattuto a calci fuori dal suo ospedale. Sto continuando a lavorare lì e, ultimamente, ho anche avuto delle rivincite a livello professionale.

La relazione con Jessica prosegue, abbiamo sempre più bassi che alti, non perchè non riusciamo a capirci ma nell'ultimo periodo non è molto in forma, anche se segue il piano terapeutico con lungimiranza. Vorrei possedere una maledetta formula per eliminare quel male che la tormenta, posso solo affidarmi alla scienza che io stesso seguo.

Circa sei mesi fa, non riuscendo più a vederla in ansia perchè ha paura che il nostro segreto venga scoperto, ho preso una decisione contro ogni mia aspettativa. Ho scelto di presentarmi a casa sua senza dirle nulla e affrontare suo padre. Non so cosa mi aspettassi, desideravo che affrontasse il suo percorso medico con serenità.

Ricordo che faceva caldo, avevo appena concluso il turno, così verso le quattro uscii dall'ospedale, presi la maserati e andai a casa sua. Parcheggiai a pochi metri e vidi suo padre che sollevò la testa nella mia direzione. Stava sistemando la staccionata della loro casa. Mi guardò con uno sguardo che, ancora oggi, non capisco del tutto.

Prensi un enorme respiro e scesi dalla macchina. Mi avvicinai e lo salutai, lui era titubante ma ricambiò il saluto.

‹‹Dottore...›› si passò una mano sulla fronte per togliersi il sudore. ‹‹Cosa ci fa da queste parti?››

Mi schiarii la voce. ‹‹Avrei da parlarle di una cosa importante.›› Inarcò il sopracciglio dubbioso. ‹‹Preferirei non sotto questo sole.››

‹‹Certo, andiamo dentro. Ne approfitto per fare una pausa e rinfrescarmi.››

Annuii e lo seguii, mi sentivo strano. Non sapevo se era la stanchezza o il timore di essere rifiutato. Ma cavolo, io dovevo riuscirci per lei. Andammo in cucina e mi offrì una birra che accettai volentieri. Lui si sedette, si tolse il cappello di paglia e mi invitò ad accomodarmi. Lo ringraziai. Iniziai a sorseggiare la birra, mi sentii mancare la salivazione.

'Cazzo, James. Non stai andando in guerra.'

Poggiai la bottiglia e, senza volere, mi grattai la testa.

‹‹La vedo ansioso.›› Accennò una smorfia indecifrabile.

Sorrisi. ‹‹In un certo senso.››

All'improvviso sentì il suono di una voce femminile farsi sempre più vicina. Mi accorsi di Jessica che varcò la porta della cucina e, non appena mi vide, si paralizzò. I suoi occhi si spostarono da me a suo padre e poi tornarono indietro.

‹‹Jessica...›› disse suo padre.

‹‹I-o... i-o...›› iniziò a balbettare, presa dall'ansia.

Vedendola in difficoltà, agii d'istinto. Mi alzai e le presi la mano. Jessica sgranò gli occhi, a me non importava che ci vedeva, ero lì per quel motivo. Suo padre si alzò di scatto e sbattè un pugno contro il tavolo. D'istinto lei mi lasciò la mano e si stringe la pancia con le braccia.

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