27. Abisso

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Jessica

Settembre 2022

Non so perchè ieri sera ho reagito scappando quando ho visto quella donna bionda che toccava James. Abbiamo imparato a parlare prima di fraentenderci ma ultimamente sto provando così tante emozioni contrastanti che non riesco più a gestirle. La malattia mi sta distruggendo, per lui non è cambiato nulla ma io inizio a sentirmi un peso. 

Certe volte sembra che non mi capisce, così finiamo per litigare. Inoltre so che la costante presenza di mio padre, turba James. Io non so più cosa fare, vorrei soltanto che tutto fosse più facile. Mio padre, quando mi ha visto piangere per lui, è andato su tutte le furie, non vuole che lo incontri. Ho passato la notte in bianco a pensare, ma ciò che più mi colpisce è che James non ha neanche tentato di chiamarmi.

'Cosa sta accadendo tra di noi?'

Stamattina mi gira la testa in un modo indescrivibile, non riesco ad alzarmi dal letto. Ho lasciato tutte le tende chiuse perchè odio anche la luce del sole. A un certo punto sento la nausea prendere il sopravvento e mi sollevo velocemente vomitando sul pavimento. 

‹‹Papà!›› lo chiamo urlando.

Percepisco i suoi passi avvicinarsi, lo vedo entrare in camera mia e mi guarda allarmato. ‹‹Chiama Christian, non sto bene.›› Gli rivelo tremando.

I suoi occhi verdi sono avvolti dal terrore ma cerca di contenersi. ‹‹Sì, lo chiamo subito. Stai tranquilla tesoro mio, andrà tutto bene.››

Mio padre prende il cellulare e compone il numero del primario. Il telefono squilla ma lui non risponde così decide di portarmi lui in ospedale. Avvisa mia madre che è in cucina a pulire della verdura, lascia tutto in disordine e ci mettiamo in macchina. Raggiungiamo il Jefferson e, durante il tragitto, inizio a vedere appannato. Appena arriviamo, mio padre mi solleva tenendomi in braccio, percepisco il suo cuore battere all'impazzata. Entriamo nell'atrio e si dirige direttamente al centralino.

‹‹Abbiamo bisogno del primario, la sua paziente sta male. Dove si trova?››

‹‹Si calmi signore.››

‹‹Calmarmi? Sta scherzando?›› mio padre alza la voce e le persone si girano verso di noi.

‹‹Ora è impegnato in un intervento delicato, ci vorranno due ore prima che si concluda.››

‹‹Due ore? Maledizione!›› impreca.

‹‹Ci penso io.›› Una voce maschile si intromette nella discussione, ci voltiamo nella sua direzione. ‹‹Sto seguendo il caso insieme al dottor Owen. Mi ha spiegato le procedure mediche da attuare se ci sarebbe stata una situazione simile e lui sarebbe stato impegnato in qualche intervento.››

Mio padre tira un sospiro di sollievo. Nathan recupera una sedia a rotella, mi aiutano a sedermi e mi portano in una camera facendomi sdraiare su un letto. Mi attacca una flebo spiegandomi qualcosa di tecnico di cui non capisco niente. Lui sorride e mi dice semplicemente che, dopo essere conclusa, mi sentirò meglio. Mi lasciano sola a riposare e, non appena il liquido della sacca è terminato, suono la campanella. 

‹‹Come ti senti?›› mi chiede gentilemente quando entra dalla porta. 

‹‹Meglio, grazie.›› 

‹‹Mi fa piacere. Ho avvisato il primario, ha detto che arriva presto.››

Si avvicina e, dopo aver tolto l'ago, mette sopra il braccio un cerotto. Mi saluta ma prima che vada via lo fermo afferrando il suo camice. Lui si volta verso di me e mi osserva confuso. 

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