13. Come ci si fida delle persone?

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La fiducia è la sola cura conosciuta per la paura.

Lena Kellogg Sadler

Jessica

Luglio 2017

Quando si è accecati dall'amore è facile cadere in un labirinto senza una via d'uscita, illudersi che una persona a cui si è legati possa essere quella giusta, soprattutto se non si crede che riesca ad accettarti con tutti i tuoi difetti. Sono io la prima a odiare ogni parte di me, una snervante sensazione di agonia che avvolge il mio cuore e lo stritola senza rimorso. 

'Ragazzina, ancora insisti?' 

Non devo ascoltare quella voce, non esiste; è nella mia testa.

'Non puoi ignorarmi, io sono te. Quella parte che non ascolti perchè sai che è la verità.'

'Non sei reale.' 

Maledizione, ora troverà il varco per entrare.

'Ti sbagli, io sono la voce della tua conoscenza.'

'La mia coscienza non mi dice di sparire!'

'Sei sicura?'

'Sei un mostro.'

Alcuni giorni sono peggiori di altri, così per allontanarmi dal mio tormento, metto le cuffie e imposto la musica ad alto volume. Questo è l'unico modo per chiuderle la bocca e bloccarla da ogni tentativo di spingermi verso il baratro. Lei non mi porterà alla mia distruzione, sono più forte. Devo crederci che sia così, per la mia famiglia e, per lui, l'unico che si è avvicinato a me dopo che Alfred mi ha lasciata. 

Non ha funzionato la nostra storia, i miei timori si sono dimostrati reali. La distanza ha distrutto ogni speranza tra di noi e non solo quello. Non sono mai riuscita a dargli ciò che voleva: quella parte di me troppo intima da concedere a qualcuno. Lui crede che un rapporto non può funzionare senza quell'aspetto carnale, così mi ha abbandonata con un messaggio. 

"Jess, mi dispiace. Io ci ho provato ma non credo di essere la persona adatta a te. So che hai bisogno dei tuoi tempi, posso capire dei mesi, non degli anni. Non voglio tradirti perchè non lo meriti, preferisco essere corretto nei tuoi confronti; perciò questo è un addio."

Quando ho letto il suo messaggio, seduta sul letto nella mia camera, una fitta mi ha colpita in pieno petto. Ancora una volta mi hanno uccisa dentro; hanno tagliato la mia anima e ridotta a brandelli. Avrei voluto chiamarlo, gettargli addosso tutta la merda che opprime il mio cuore ma sono rimasta immobile. 

In quell'esatto momento è apparso mio padre, i suoi occhi verdi mi hanno osservata, probabilmente alla ricerca di una spiegazione. Sto ritardando più del previsto nel raggiungerlo a cena. 

Devo avere un aspetto orribile dato che ha assunto uno sguardo carico di preoccupazione, tremando gli passo il cellulare e, lui, dopo aver letto la conversazione, ha agito in un modo che non mi sarei mai aspettata: ha composto il numero di Alfred. Dopo pochi squilli, risponde. Non vorrei essere nei suoi panni, mio padre non è delicato con chi fa soffrire una sola donna della sua famiglia. 

A: "Jess... ecco, io... speravo che mi chiamassi, senti... io..."

H: "Ragazzino, sono suo padre. Adesso mi ascolterai senza chiudere la chiamata, altrimenti farò un viaggetto dalle tue parti. Chiaro?"

A: "Io... ecco... sì, signore. "

H: "Bene. Non mi intrometto mai ma vedere mia figlia soffrire, scaricata in questi modo vomitevole, solo perchè non te la sei portata a letto, dimostra quanto sei infantile. Lei merita delle persone mature che sappiano capirla, amarla senza pretese e non adolescenti frustrati che non riescono a saziare il loro uccellino."

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