25. Diagnosi

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Jessica

Novembre 2019

In quest'ultimo mi sono sentita sempre in bilico tra il dolore morale e quello fisico. Non riesco a dimenticare le parole che David ha gettato addosso a James; ho sentito la sua anima spezzarsi in tanti cocci di vetro. Quella sera non sono riuscita a lasciarlo neanche un secondo, gli sono stata accanto mentre lui rimaneva in silenzio. Nessuna parola avrebbe permesso al suo cuore di sentirsi confortato. 

Scaccio dalla mente i miei pensieri malinconici quando entra mio padre per avvertirmi che fra cinque minuti andiamo all'ospedale. Mi sento in ansia, stamattina abbiamo l'incontro con il primario per parlare del mio caso. Ieri ci ha chiamati per avvertirci che ci sarebbero state delle notizie positive. Il mio cuore si è alleggerito dal peso enorme che lo apprimeva. Finisco di sistemarmi i capelli in una coda alta e scendo al piano di sotto. 

Appena vedo anche mia sorella, mi blocco per una frazione di secondi. Non credevo che venisse, così non appena rimaniamo sole, mi avvicino a lei.

‹‹Sei sicura?›› le chiedo. ‹‹Sono passati solo due mesi, Taylor.››

‹‹Non importa, tu sei più importante di qualsiasi uomo. Non mancherei mai.›› 

Le sorrido e l'abbraccio. Poi raggiungiamo i nostri genitori e ci avviamo verso l'ospedale. Durante il tragitto il mio pensiero si riversa verso James, voglio tanto incontrarlo per accertarmi che stia bene. A un certo punto intravedo le pareti del Jeffeson, ci avviciniamo e parcheggiamo nelle vicinanze. Entriamo nell'atrio principale e saliamo al quinto piano. Attraversando il corridoio ripenso all'incontro imminente e, Taylor vedendomi agitata, mi stringe la mano. 

Papà bussa alla porta del primario, risponde immediatamente e ci invita a entrare. Mi accorgo subito dello sguardo malinconico di Taylor mentre quello di Christian sembra essere deluso. Non sarà un momento facile per nessuno di noi. Sospiro e tutti ci sediamo. 

Christian accenna un mezzo sorriso. ‹‹Buongiorno signori Evans›› poi si volta verso Taylor. ‹‹Buongiorno Taylor. Come sta?››

 ‹‹Io?›› chiede, non aspettandosi che si potesse interessare a lei.

‹‹Certo, è importante che ogni paziente che seguo stia bene.›› 

 ‹‹Dottore...›› interrompe mio padre. Christian volge lo sguardo nella sua direzione mentre Taylor abbassa la testa.

‹‹Mi dica.›› 

‹‹Io spero che riesca a migliorare la vita di Jessica. So già che le devo tanto perchè ha salvato quella di Taylor.›› 

Quelle parole sorprendono Christian ma non si scompone. ‹‹Dovere, signor Evans. Comunque torniamo al motivo per cui siamo qui questa mattina.›› Papà annuisce. ‹‹Ho analizzato con altri medici il risultato delle analisi vecchie, quelle nuove, la risonanza magnetica e una ricerca genetica. Posso affermare con certezza che Jessica non è affetta da sclerosi multipla.›› 

Sgrano gli occhi, mentre l'ansia torta a torturami lo stomaco. Guardo mio padre e mi accorgo che è diventato pallido.

‹‹Cosa? Ne è davvero sicuro?›› si intromette mia madre.

‹‹Sì, signora. Ora le spiego. Sua figlia ha un difetto genetico ereditario, nulla comparabile alla precedente diagnosi. Ho capito questa cosa, non solo dalle analisi, ma anche dal racconto della morte della madre di suo marito. Vi mostro la cartella clinica di Hope Anderson.›› La apre, prende un foglio e lo adagia accanto a quello con i risultati delle mie analisi. ‹‹I valori sono quasi uguali, differiscono di poco.››

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