20. Delusione

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Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, 

le cose belle non succedono.

(Ernest Hemingway)

Jessica

Novembre 2019

Due settimane dopo...

New York è stata la mia rovina. Mi ha trasformato in una bugiarda patologica, sto evitando Nathan da diversi giorni, lui si preoccupa che stia male ma gli dico sempre che ho solo bisogno di riposare. Fino a quando reggerà questa scusa?

Lo so che devo dirgli la verità, tuttavia non ci riesco. Sto cercando di togliermi dalla testa quella notte, tutte le volte che sento la necessità di riprovare quelle sensazioni chiamo James. Lui all'inizio mi provoca a tal punto da farmi tremare le gambe con la sola voce, poi ha iniziato a distaccarsi un po' perchè non accetta questa pseudorelazione.

Io gli chiedo sempre di avere pazienza, James, invece, è stanco di aspettare così l'ultima volta che l'ho sentito mi ha chiesto di smetterla di chiamarlo. Vuole che io scelga, come dargli torto. Sono finita per distaccarmi da entrambi. Vorrei chiedere consiglio a mia sorella ma lei ha già i suoi problemi con Thomas, non voglio che pensi anche a me. 

Per distrarre la mente oggi pomeriggio, ho deciso di mettermi ai fornelli e preparare un dolce. Recupero l'agenda delle ricette che Taylor ha lasciato a casa, sfoglio le pagine e leggo: 'tortino al cuore morbido al cioccolato'. 

Il solo pensiero mi fa venire l'acquolina in bocca. Cerco tra i vari mobili della cucina gli attrezzi che servono: un tortiera, una frusta e una ciotola. Mentre li poggio tutti sulla penisola centrale, suona il campanello. 

Chi è che mi interrompe?

Sospiro infastidita e mi reco ad aprire. Appena spalanco il portone, il cuore mi salta dritto nella laringe creandomi un groppo che non mi permette di respirare. Ho davanti a me il volto sorridente di Nathan. Si protende in avanti e mi stampa un bacio sulle labbra. All'improvviso ho un piccolo capogiro che mi fa quasi cadere per terra, Nathan riesce a prendermi in tempo. Mi tocca la fronte.

Sposto la sua mano. ‹‹Scusa, è solo uno stupido mal di testa.››

‹‹Li stai avendo da troppo tempo. Pe questo che sono passato a trovarti prima di andare a lavorare. Sono preoccupato.››

‹‹Non ti preoccupare per me.›› Gli dico mentre mi accompagna a sedermi sul divano in soggiorno.

‹‹Ma stai scherzando?›› mi osserva con aria confusa.

‹‹Perdonami, è un brutto periodo.››

Nathan si accomoda accanto a me e mi prende per le mani. Cerco di evitare il suo sguardo. 

‹‹Tesoro, non devi affrontare tutto da sola. Io ci sono.››

‹‹L'ho sempre fatto, non ho bisogno di altre persone che mi dicano cosa fare.›› Lascia la presa e si alza in piedi. 

‹‹Questo è il motivo per cui mi stai evitando?››

‹‹Io non evito nessuno.››

‹‹Ah no? Sono giorni che cerco di contattarti. Avevo paura che ti fosse accaduto qualcosa, per questo che sono qui.››

'Mi sento una merda.'

‹‹Ti prego, Nathan. Ne parliamo in un altro momento, io...›› sospiro lasciando la frase a mezz'aria.

‹‹Stai male?›› Si precipita verso di me abbassandosi alla mia altezza e mi osserva negli occhi. Cerca di scrutarmi ma non riesco a trattenere le lacrime. ‹‹Amore, parlami. Dimmi cosa succede, lo risolviamo insieme.››

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