Lorenzo Proietti è il ragazzo più idiota che abbia mai conosciuto.
Io gli voglio un bene dell'anima, sul serio, ma proprio non capisco cosa ci abbia trovato in quella... tizia. Gli ho sempre detto che non sono mai stata d'accordo con la sua decisione di stare con lei, e l'ho fatto perché gli voglio bene, appunto, e lui merita di più. Sono una cattiva persona se dico che ho goduto come una dannata quando è caduta? Perché è quello che si merita, maledizione. Mi ha rubato Lorenzo.
Oh, ammetterlo senza mezzi termini mi fa uno strano effetto. Però, minchia, è così palese, come fa a non capirlo? Persino la prof di scienze l'anno scorso mi ha preso in disparte e mi ha detto "lo so che ti piace, e ti auguro il meglio, ma spero che questa storia non ti faccia soffrire troppo". "Beh", avrei voluto risponderle, "grazie per questo grandissimo incoraggiamento, ora sì che va tutto bene", ma non lo feci, e mi limitai a sorriderle educatamente.
Il punto è che, se Lorenzo si è messo con Michela anziché con me, è perché io faccio schifo. Cioè, non schifo schifo, però un po' schifo sì. Leggermente, ma abbastanza da farmi rifiutare dal mio migliore amico. E non è colpa mia se non mi sono mai piaciuta particolarmente: so che gli adolescenti comuni vanno a periodi, tipo un giorno si vedono bellissimi e quello dopo vorrebbero sotterrarsi, ma io sono talmente sfigata che sono sempre fissa al punto due, da quando sono nata.
Io e Lorenzo ci diciamo tutto. Lui sa che non mi vado particolarmente a genio, ma ne ignora il vero motivo. Cioè, non gli ho certo detto che sto peggio da quando ho capito che lui non mi amerà mai. E questo è l'unico segreto che ho con lui, oltre al fatto che, Dio, odio parlare in siciliano. Seriamente, preferisco di gran lunga il dialetto milanese, eppure quando c'è lui devo fingere di non riuscire a staccarmi dalla mia terra d'origine, perché una volta, a dodici anni, mi disse che gli piaceva quando parlavo in dialetto.
Anche lui rise quando Michela cadde di peso a terra dopo essere inciampata. Poi cominciò la lezione di spagnolo, preceduta da un discorsetto. "Quest'anno ci sono gli esami", "mi aspetto grandi cose da voi", "non perdete mai di vista l'obiettivo finale" eccetera eccetera. Ma il senso di tutto cio? mi chiedevo. Che senso aveva iniziare a farci stare in ansia già dieci mesi prima? Era pura cattiveria, non è che a settembre ci si debba già preparare per le prove. Al contrario, avremmo dovuto sfruttare quei mesi per rilassarci e non impazzire troppo sui libri, perché per quello ci sarebbe stato tutto il tempo del mondo.
Lorenzo e Michela non si rivolsero la parola, il primo giorno di scuola. Non tanto perché tentassero di evitarsi, quanto più perché proprio non ce ne fu l'occasione. Erano entrambi ai due lati opposti della classe, e quindi non sarebbe stato facile, per loro, scontrarsi casualmente. PER FORTUNA.
«Oh, Mafia, sta' tranquilla,» mi disse Roberto durante l'intervallo, «sarà pure bella, ma tu sei mille volte meglio, non c'è proprio gara.»
Voglio bene a Roberto, nella scala del mio cuore è secondo solo a Lorenzo. Ci siamo conosciuti all'inizio del liceo, e da allora il nostro trio è diventato inseparabile. Solo in seconda non ci vedemmo per qualche tempo - quando si innamorò di me e io lo friendzonai brutalmente - ma questa è un'altra storia.
«E perché lui non la pensa come te, allora?» gli chiesi io. Me lo chiedevo davvero, e le possibilità erano due: o Roberto mentiva e in realtà credeva anche lui che Michela fosse meglio di me - e mentiva a fin di bene, ma mentiva comunque - oppure io ero davvero migliore di lei. E lo ero per tutti, anche per Roberto, ma per Lorenzo no.
«Ma che domande mi fai? Che sto, nella sua testa? Queste siciliane stupide sono la mia morte» disse ironicamente. Devo ammettere che, quando mi prendono in giro per le mie origini sicule, la maggior parte delle volte ci resto male, perché tutti si attaccano sempre al fatto della mafia, del dialetto incomprensibile, della mafia, dei cannoli e, oh, anche della mafia! Però lui è mio fratello e so quanto bene mi voglia, quindi non me la prendo mai più di tanto.
Nonostante tutto, comunque, fu un bel primo giorno di scuola. Un bell'ultimo primo giorno, cioè. Proprio perché era l'ultimo, i discorsi sugli esami avevano fatto presa, e quando suonò la campanella della quarta ora sentii l'ansia che mi opprimeva il petto. Ora che ci penso, all'epoca erano circa tre anni che mi succedeva regolarmente: con la vecchiaia ero diventata ansiosa. E, ora che ci penso ancora meglio, l'ansia era iniziata quando avevo iniziato a pensare di fare schifo. Tentai, in ogni caso, di calmarmi respirando, ma alla fine bastò il sorriso di Lorenzo perché tornassi nel mondo dei vivi.
«Di', ma secondo te Michela si è fatta male quando è caduta col culo a terra?», mi chiese mentre lasciavamo l'aula, e io chiesi a me stessa se quelle fossero domande da fare. Subito dopo compresi che non lo faceva per ferirmi intenzionalmente, perché Lorenzo non aveva idea di ciò che io provavo per lui, così come non poteva immaginare che frasi come quella mi spezzassero il cuore ogni volta di più, perché mi facevano capire che ancora pensava a lei.
«Non vorrei essere volgare, eh, ma secondo me ni pigghiau accussì assai che ormai ha perso la sensibilità lì» gli risposi, tentando di risultare quanto più simpatica possibile. Ed era proprio quello che pensavo davvero, anche se dentro di me speravo che lei e Lorenzo non avessero fatto... quelle robe lì. Lo speravo, me lo auguravo, ma non potevo esserne certa, perché noi due non parlavamo mai di sesso (tranne quando la marijuana ci rendeva più spigliati, ma negli ultimi tempi ciò capitava sempre meno spesso). Mi appuntai mentalmente di parlarne a Roberto, e poi, all'improvviso, un pensiero mi attraversò la mente. E se Roberto fosse stato ancora innamorato di me? Non so perché pensai ad un'ipotesi simile, ma per un istante mi chiesi quanto dovesse essere brutto, per lui, ascoltare tutte le mie lamentele su Lorenzo quando poi magari provava le stesse identiche cose per me.
«Madonna santa, speriamo di no», mi scappò a voce alta, e Lorenzo mi guardò perplesso.
«Cosa speriamo? Che non ne ha presi tanti? Dai, tanto il culo è suo, no? Chi se ne frega di quanti ne ha presi», disse. Era proprio quello che mi serviva, ciò che mi calmò e mi fece pensare che forse davvero non provava più nulla per lei ed era pronto ad accettare l'idea di vederla con un altro. Non provava nulla neanche per me, ovviamente, ma quello era scontato: io facevo schifo.
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Dimmi che esisti
Teen FictionCosa succede quando non sai di chi sei innamorato? La storia di Lorenzo si intreccia a quella dei suoi migliori amici, Diana e Roberto, alla spasmodica ricerca di se stessi durante l'ultimo anno di liceo, impegnati tutti e tre a risolvere un mistero...