Capitolo 7: Michela

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Chiariamolo subito: io non sono una zoccola.

Seriamente, sono così stanca di gente che giudica solo dalle apparenze. Certo, non mi sarei stupita se Lorenzo mi avesse considerato una poco di buono, così come la sua amica lì, quella che ha il nome delle sigarette, o anche Roberto, ma c'era un motivo se facevo quello facevo.

Non mi credeva nessuno quando dicevo che ero vergine, ma giuro che era la verità. Lo so che avevo scattato una foto in cui c'era anche Roberto, ma era tutto falso. Dio santo, Lorenzo è il ragazzo più buono del mondo, ma vive sulle nuvole! Quando avrebbe capito che ero ancora innamorata di lui e lo ero stata sin da quando... boh, da quando ci eravamo messi insieme?

Ognuno ha la propria versione dei fatti, e questa è la mia: quella sera tutti noi ragazzi di quel fottuto villaggio decidemmo di fare una festa d'addio in spiaggia e, neanche a dirlo, l'alcol e l'erba non mancavano di certo. Volevo che Lorenzo mi facesse capire di amarmi davvero, perché erano settimane che lo sentivo distante e la cosa non mi piaceva neanche un po'. Decisi che avrei scelto il più sballato della serata e me lo sarei portato in camera per fargli pensare che avevamo scopato. Ovviamente, dato che Dio mi odia, il più sballato era Roberto: non riusciva a dire una parola che avesse senso, a stento si reggeva in piedi e aveva le pupille più dilatate che avessi mai visto. Anche se avessi davvero voluto fare sesso con lui, di certo non ci sarebbe mai riuscito.

Quando lo portai in camera - e per fortuna i miei genitori avevano deciso di prendere una singola per me e una matrimoniale per loro - nell'istante stesso in cui la sua testa toccò il cuscino, cadde in un coma irreversibile. Nulla di più facile, quindi: ormai erano le tre del mattino, rimasi in reggiseno per evitare di sciogliermi a causa del caldo e subito mi misi a letto. Stavo stretta, molto, ma spostare quel sacco di patate era un'impresa impossibile, così decisi di accontentarmi. Prima di andare anch'io in coma - l'alcol e l'erba avevano fatto effetto anche su di me - scattai la famosa foto. E, proprio perché non sono una stronza, feci del mio meglio per coprire la faccia di Roberto. Tanto a chi fregava della faccia? Bastava si capisse che c'era un uomo nel mio letto.

Vorrei dire che non mi sono mai pentita di aver inviato quella foto, ma sarebbe una bugia ancora più grande del fatto che io e Berto abbiamo scopato. Nel momento stesso in cui premetti invia mi resi conto, da ubriaca e fatta qual ero, che neanche il soffrire di un ritardo mentale avrebbe potuto giustificare un comportamento simile.

Cosa mi aspettavo in risposta a quella foto? Non lo so di preciso, magari un "amore mio ti ho trascurato scusa vieni qui e facciamo i biscotti", ma voglio essere buona, e quindi dico che anche un semplice "sono uno stronzo, scusami per tutto" mi sarebbe bastato.

Alla fine, però, lo presi in culo. Metaforicamente, ehi. Mi ritrovai senza ragazzo - visto che non volle più saperne di me - e senza... beh, senza ragazzo e basta. Ma era comunque una perdita grave. Quando mi svegliai, al mattino, Roberto impazzì letteralmente.

«Gesù, ma io e te l'abbiamo fatto?» fu la prima frase che disse una volta aperti gli occhi.

«Eh, tu che dici, scusa?» gli risposi. Ero triste perché Lorenzo mi aveva lasciato da poco, e sicuramente ero ancora un po' fatta, perché, insomma... scusa?

«Ma che cazzo dici», disse lui alzandosi di scatto dal letto. «No, porca puttana, non può essere successo. Oh cazzo, no, no», continuava a ripetere. «Ti rendi conto che se lo scopre Lorenzo ci ammazza a tutti e due?»

Presi un respiro e alzai il telefono, in modo da mostrargli la chat che avevamo avuto qualche ora prima. «L'ha già scoperto, e mi ha lasciato», dissi senza far trasparire emozioni.

Lui si portò entrambe le mani davanti alla bocca, incrociandole una sull'altra, e sgranò gli occhi sconvolto. «Che cazzo ho fatto, Dio santo, che cazzo ho fatto», disse a bassa voce.

Ora, non mi interessa molto del rapporto che hanno Roberto e Lorenzo. Cioè, volevo bene anche a lui, era pur sempre mio compagno di classe da quattro anni, ma nulla mi avrebbe vietato di trascinarlo giù con me nel tunnel. Non so perché non lo feci, forse perché mi immedesimai in lui e mi resi conto che, se avessi detto chi era quel ragazzo nel letto, l'unica cosa che avrei ottenuto da questa storia sarebbe stata la fine della loro amicizia, e non era quello il mio obiettivo iniziale.

«Lorenzo non sa che sei tu, e non lo verrà a sapere», gli dissi. «Non da me, almeno.»

«Ma che significa?» mi chiese, «come ha fatto a scoprire che l'abbiamo fatto, oh?»

«Gli ho mandato... una foto mia, e non mi sono accorta che si vedevano anche i tuoi capelli» risposi freddamente.

«Ma che cazzo» esordì. Poi si fermò per due secondi e si portò di nuovo le mani alla bocca, sconvolto. «Ti rendi conto...» ricominciò, per poi fermarsi nuovamente. «Io e te...» disse ancora. Era divertente osservarlo dare di matto; la scena non rende molto, raccontata. «Gesù santo...» esclamò infine, e poi si sedette sul letto fissando il vuoto.

Dopo dieci secondi trovai il coraggio di dire qualcosa. «Oh, dai...» gli dissi, «abbiamo sbagliato tutti e due. Eravamo fattissimi, ecco perché è successo. Sei un buon amico, Berto.»

«Ma... sono stato bravo?» chiese lui, girandosi verso di me.

Un mese e mezzo dopo, lo invitai a casa mia. Onestamente non sapevo bene cosa mi fosse preso, ma sapevo che se avesse provato a svaginarmi (o, secondo lui, a ri-svaginarmi) di certo non gliel'avrei permesso, e l'avrei mandato via. Anche perché ero ancora vergine e, insomma, scoprire una cosa del genere gli avrebbe sicuramente fatto venire qualche "dubbio" su quella notte d'estate. La verità era una e semplice: mi sentivo sola. Avevo cambiato colore di capelli, avevo cambiato modo di truccarmi, ma era tutta una grande farsa per evitare di impazzire e andare sotto casa di Lorenzo a urlargli quanto mi mancasse.

Non gli avevo scritto molte volte, da quando ci eravamo lasciati. Giusto tre o quattro, in modo molto casuale. "come stai", "emozionato per l'inizio della scuola" e altre cazzatelle di sorta. Di certo per me la storia non era ancora finita, e avrei fatto di tutto per tornare con lui. Ma l'invitare Roberto non c'entrava nulla con quello. La vedevo come la cosa più innocente del mondo, come un amico che viene a casa tua per studiare insieme, e speravo accettasse. Dopo pochi minuti mi arrivò un messaggio - e il fatto che prima avesse cambiato nome di Whatsapp mi aveva fatto capire che quello vecchio lo imbarazzava, ma io in realtà lo trovavo simpatico.

1 messaggio da Roberto: venti minuti e sono da te :)

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