Capitolo 4: Lorenzo

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Il pomeriggio del primo giorno di scuola fu abbastanza noioso, a dire il vero. Compiti non ce ne avevano ancora dati, e, anche se la cosa non mi dispiaceva affatto, senza nulla da studiare non c'era neanche nulla che potessi fare. Avevo invitato a casa Diana e Roberto, dicendogli che poi saremmo andati a fare un giro, ma entrambi avevano rifiutato: Roberto non voleva lasciare sua madre da sola a casa, mentre Diana disse che senza di lui sarebbe stato noioso. Quindi, riflettei, o Diana stava cercando di evitarmi, oppure era innamorata di Roberto e si sarebbe mossa da casa solo se ci fosse stato lui.

Non avevo mai pensato a loro due insieme, in effetti. Mi resi conto che avrebbero formato una coppia tutt'altro che brutta: i loro caratteri erano abbastanza complementari, a differenza di me che ero più pacato, e anche il loro modo di vedere le cose era lo stesso. Per fare un esempio, entrambi erano convinti che Michela fosse una battona. Continuando a pensarci, inoltre, realizzai che mai, da quando lo conoscevo, Roberto era rimasto a casa per stare con sua madre, così come mai Diana aveva rifiutato di uscire perché lui non c'era.

Roberto e Diana stavano insieme e si stavano vedendo di nascosto, sicuro come la morte.

Presi il mio iPhone dalla tasca e aprii Whatsapp per controllare gli ultimi accessi. Lui era online, lei non entrava da qualche minuto. Beh, almeno sapevo che non stavano figliando proprio in quel momento. Fui sorpreso dal constatare quanto sollievo mi desse la cosa.

In realtà sarei stato contento, se fossero stati insieme e me lo avessero detto, ma proprio non mi spiegavo il motivo per cui, adesso, me lo stessero tenendo nascosto. Decisi di chiamare entrambi per assicurarmi che non mi stessero davvero mentendo.

Il primo a cui telefonai fu Roberto, perché di solito rispondeva subito.

«Lore? Che è successo?» mi disse, allarmato. Mi pentii di aver avuto dubbi nel momento in cui sentii che accanto a lui non c'era nessuno.

«Niente, niente oh, calma. Però senti, io qui mi annoio proprio, vuoi che vengo da te così magari stiamo un po' insieme?»

Prese un lungo respiro, come se avesse dovuto dirmi qualcosa di grave - o come se fosse annoiato dalla mia telefonata - e dopo qualche secondo parlò. «Lore, senti, c'è una cosa che non sai... però è una cosa grave, non una cazzata,» mi disse.

«Guarda che l'ho capito, eh...»

«Cazzo, ma serio? Ma comunque io non parlavo di quella cosa lì, eh, è un'altra...»

«E cosa?» chiesi curioso, poi mi ricordai il motivo per cui gli avevo telefonato. «Ma aspetta, tu ora sei con lei?»

«No, perché? E guarda che non è che lei mi...»

Lo interruppi. «Guarda che secondo me sì invece, eh! E se ti ho telefonato era proprio perché avevo dei dubbi su questo, ma sono abbastanza sicuro che pure lei ti ami.»

Lui era abbastanza serio. «Aspetta. Senti, a me basta solo che il mio migliore amico mi dica che non ci sono problemi, poi il resto sono tutti dettagli.»

«Perché dovrebbero esserci problemi? Siete i miei due migliori amici, tutti e due, se è quello che provate entrambi io posso solo esserne felice, Berto» gli dissi, e lui si fermò immediatamente e deglutì.

«Lorenzo, porca puttana, a che ti riferisci di preciso?»

«Al fatto che tu e Diana state insieme. Cioè, non lo so: o state insieme o vi siete solo innamorati senza esservelo ancora detti. Perché, scusa, tu a che ti riferisci?»

Iniziò a ridere per almeno dieci secondi, e io mi stupii non tanto del fatto che la coppia Bertafia non esistesse - perché da una parte me lo aspettavo - quanto più del fatto che avesse ben due segreti che mi teneva nascosti.

«Ma sei fuori?» disse quando ebbe finito, «cioè, io e Mafia? Dai, non siamo più in seconda superiore!»

Dopo quella frase, una parte di me iniziò ad arrabbiarsi. «Ma oh, allora a che ti riferivi quando hai detto che non parlavi di quello?»

Lui tornò subito serio. «Eh, te lo dico, però non posso... senti, facciamo che te lo scrivo su Whatsapp, va bene? Perché non posso parlare ad alta voce adesso. Scusa Lore, scusami davvero...» disse, e la conversazione si interruppe bruscamente.

Mi sentii subito in colpa per averlo messo alle strette. Non lo avevo mai sentito così giù, e la cosa mi spaventò non poco. Dopo due minuti mi arrivò un messaggio su Whatsapp. Il suo.

1 messaggio da Berto: Lore il fatto è che ho scoperto da poco che mia madre... cioè non lei, mio padre, se la fa con una tizia bionda. scusami se non te l'ho detto prima ma lo sai che non mi piace fare la vittima.. quindi oggi sono rimasto a casa perché lei è da sola e io so bene lui dove sta, quindi non voglio lasciarla da sola... scusami davvero, spero che capirai!

Ci sono momenti in cui mi sento il ragazzo più cattivo del mondo. E, cavolo, non è mica una cosa bella. Questo fu uno di quei momenti, e per un attimo mi sentii talmente in colpa per essermi quasi arrabbiato con lui, che mi venne da piangere. Per soffocare le lacrime chiamai subito Diana, sperando di ricevere anche un po' di allegria.

Dopo trenta secondi, il telefono stava ancora squillando. Forse non era in camera, pensai. O forse stava male, stava morendo e aveva bisogno di aiuto. Avrei dovuto chiamare un'ambulanza, o magari la polizia.

«Lorenzodimmi» disse lei col solito tono di quando rispondeva al telefono, come se le due parole fossero in realtà una sola.

«Oh, niente, volevo sapere solo se potevo venire da te perché a stare a casa mi sto annoiando, e quindi...» le risposi, e poi mi fermai sentendo dei veri e propri... gemiti, dall'altro lato. Cioè, forse erano lamenti, ma erano sicuramente di una donna. Provenivano da lontano, e il pensiero di aver interrotto Diana nel bel mezzo di un rapporto omosessuale lasciò subito spazio alla mia solita ansia ingiustificata. «Oh, Di', ma che sono 'sti rumori? Chi si sente male?»

«Ma cheee,» urlò, «i sutta avi na iatta che sta miagolando da un'ora, e ho le finestre aperte picchi fa caldo, quindi per forza la devo sentire.»

«Ah,» le risposi, e sperai si rendesse conto di quanto poco mi avesse convinto la sua versione, «per il resto va tutto bene?»

«Ma sì, cammiti! Senti, stacco, ni sintemu ropu» disse, e poi mi attaccò il telefono in faccia. Pure lei. Era agitata, e lo sentivo dalla voce.

La cosa di me che non mi è mai piaciuta tanto è il fatto che tendo a prendermela troppo, anche per le cose più stupide. Quindi non è certo un mistero che quel pomeriggio, dopo essermi reso conto che i miei due migliori amici mi nascondevano qualcosa, mi sentii, in ordine decrescente: solo, poco importante, poco considerato e... solo. Perché Diana era così agitata? Perché Roberto prima di allora non mi aveva ancora detto il segreto di sua madre né tantomeno "l'altro"?

Non mi veniva da piangere, ma era una sensazione che odiavo, perché quando accadeva qualcosa di simile tornavo a pensare a Michela, e capivo che se mi aveva messo le corna era perché io non mi facevo amare abbastanza. E se non mi facevo amare abbastanza era perché, semplicemente, non ero abbastanza. Mi gettai sul letto con il telefono che ormai avevo messo in tasca, e portai le mani sulla faccia come a volerla coprire, come se cercassi davvero di nascondermi da un mondo che sempre più spesso mi faceva capire che ero troppo poco perché qualcuno riuscisse a fidarsi completamente di me.

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