Capitolo 18: Diana

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Avevamo, ormai, accantonato gli eventi alla Beautiful per iniziare finalmente a goderci il quinto anno.

Certo, c'erano ancora un po' di cose da sistemare, tipo dire a Lorenzo che Berto amava Michela, "obbligare" lei a prendere una decisione e sperare che la cotta per il mio migliore amico passasse, ma in fin dei conti le cose andavano bene.

Melissa era una ragazza un po' strana, eppure io ero convinta che fosse tutta da scoprire. Non mi importava granché del suo passato, dei motivi per cui avesse abbandonato la scuola o del perché non guardasse mai la gente quando ci parlava: era una mia compagna di classe, e doveva essere trattata come tale.

«Ciao» le dissi, all'alba del terzo - o quarto - giorno. Oramai aveva capito che mi sarei seduta accanto a lei in ogni occasione, e quindi mi aveva già fatto trovare il posto libero. Parlava pochissimo, ma io non mi arrendevo. Non sapevo cos'avesse passato, non sapevo come stesse in quel periodo, ma sapevo che aveva bisogno di aiuto. Che fosse stato l'aiuto di un genitore o di una semplice amica sincera, Melissa ne aveva bisogno e io ero pronta a darle tutto quello che, fin da piccola, avevo cercato io in un'amica femmina.

Non avevo mai avuto rapporti idilliaci con un essere umano di sesso femminile, a dire il vero. Qualche mese prima ero convinta di star creando una grande amicizia con Michela, quando lei e Lore erano ancora una coppia, ma poi lei decise di cornificarlo e la stima che provavo sparì in un lampo. Dopo due mesi non la detestavo più come all'inizio: la chiamavo squillo, sì, ma in realtà mi era indifferente. Speravo solo che, se Lorenzo ne fosse davvero stato ancora innamorato, la squillo sarebbe stata decisa a riprenderselo una volta per tutte promettendogli di non andare mai più a letto col primo che passava.

Quando salutai Melissa, quel giorno, lei sorrise annuendo, come a farmi intendere che aveva recepito il messaggio. Senza perdermi d'animo mi sedetti al solito posto e cominciai a tentare di aprire un dialogo.

«Oggi abbiamo francese, sarà la prima volta che conosci il prof».

«Sì» disse lei, e nel frattempo Lorenzo e Roberto entrarono in aula con l'iPhone del primo che era oggetto di contemplazione da parte di entrambi.

«Ma chi cazzo è questa, oh?» gli chiese lui.

«Non ne ho idea, Berto, credimi» rispose Lorenzo.

«Buongiorno!» urlai, in modo da attirare la loro attenzione. «Ancora con questa Ally? E che palle!»

Uno o due giorni prima Lorenzo aveva conosciuto una ragazza su nonmoriresolo. O almeno così credeva.

«Zitta Mafia, che questa è proprio una figa da paura secondo me!» mi riprese Roberto mentre entravano. Quando si furono avvicinati al nostro banco, Lore posò il telefono in tasca e sorrise a entrambe.

«Ciao Melissa,» continuò a sorridere, «come stai oggi?»

«Bene» sussurrò lei tenendo lo sguardo ovviamente fisso sulla lavagna, e io pensai che quella fosse, probabilmente, la decima frase che la sentivo dire in tre giorni.

«Fantastico» disse, e poi sorrise di nuovo. Mi aveva detto che Melissa gli faceva tenerezza, perché sembrava una ragazza sola che aveva bisogno di un amico, e lui voleva si aprisse di più.

«Novità su Ally?» dissi, tentando di modulare la voce affinché risultasse il meno artificiale possibile.

«Leggi qui... aspetta» mi rispose Lore, che nel frattempo aveva ripreso il telefono dalla tasca cercando una conversazione da mostrarmi. Mi passò il cellulare e cominciai a leggere.

Lorenzo: Allora quando potrò sapere chi sei?

Ally: Presto.

Lorenzo: Presto tipo?

Ally: Come mai sei così curioso?

Lorenzo: Perché parliamo da due giorni e non ho ancora capito niente di te. Ecco perché.

Ally: Cosa vorresti capire?

Lorenzo: Chi sei, se mi conosci, perché non vuoi rivelarti.

Ally: Allora sei proprio curioso, mi piaci.

Lorenzo: In che senso 'ti piaccio'?

Ally: Tu in quale senso vorresti piacermi?

Lorenzo: Che ne so... non so nemmeno se sei una donna o un uomo.

Ally: Penso che dentro di te tu sappia già la risposta a questa domanda.

Lorenzo: No, fidati, non so proprio niente.

Ally: Allora devi aspettare di scoprirlo.

Lorenzo: Eh, ma entro Natale, almeno?

Ally: Perché proprio Natale? Vorresti che fossi il tuo regalo?

Lorenzo: Non lo so, voglio solo sapere chi sei.

Ally: Mh...

Lorenzo: Cosa?

Mi rubò il cellulare dalle mani quando il professore di francese ebbe messo piede in classe. Nel frattempo avevo visto, con la coda dell'occhio, che Roberto aveva fatto qualche domanda a Melissa e lei gli aveva risposto con un sorriso amichevole. Piccoli passi in avanti.

«Che ne pensi?» mi chiese Lorenzo mentre andava a sedersi.

Eh, che ne pensavo? Avevo tante di quelle domande, dentro di me, da non riuscire a formularne neanche una a voce alta. Però quel ragazzo era il mio migliore amico, e dovevo mostrarmi positiva. Se avesse deciso di provare a tornare con Michela l'avrei supportato a braccia aperte, perché quello era il mio dovere. Se invece avesse deciso di approfondire la conoscenza con Ally, beh... allora me ne sarei occupata io.

«Che devo pensa', Lore,» dissi velocemente, «Accura perché non lo sai questa cu è».

La lezione cominciò subito dopo, con il professore che non fece neanche una domanda a Melissa, Lorenzo che ogni tanto guardava Michela, Berto che praticamente faceva lo stesso e io che me ne stavo buona buona per i fatti miei.

«Diana,» mi chiese Meli verso la seconda ora, «posso chiederti una cosa?»

Sorrisi. Finalmente stava cominciando ad aprirsi. «Certo, quello che vuoi».

Io, seduta nella sedia di sinistra, ero girata col corpo verso di lei per riuscire a guardarla. Lei, invece, nella sedia di destra manteneva la testa e il corpo diritti come se avesse dovuto guardare il professore - che in quel momento stava interrogando e non prestava attenzione a nessuno.

«Lorenzo è fidanzato» disse, senza farmi ben capire se fosse una domanda o meno, e prima di risponderle immaginai molto chiaramente il club "tutte quelle che amano Lorenzo" con tanto di scazzottate fra me, lei e Michela per chi meritasse il suo cuore.

«No, prima stava con Michela, ma ora è libero come l'aria. Perché?»

Lei, forse per la prima volta, si girò e mi guardò negli occhi. «E non lo sa che sei innamorata di lui?»

No, perché è un idiota, avrei voluto risponderle. Ma che dici? Non sono mica innamorata di lui, avrei voluto risponderle. E tu come fai a saperlo?, avrei voluto risponderle. Avrei voluto risponderle in tanti modi diversi, ma alla fine non riuscii a dire neanche una parola.

«Cerullo?» mi chiamò il bidello. Era entrato in classe e mi guardava serioso. «C'è tuo padre, vai via».

Mio padre non sarebbe mai venuto a prendermi a scuola sapendo benissimo che le uscite anticipate influivano sul voto di condotta. Non sarebbe mai venuto se non fosse successo qualcosa di supergrave, anche perché al corrente della mia ansia perenne.

Roberto, Lorenzo e la stessa Melissa mi guardarono stupiti.

«Oh, Mafia, che è successo?» mi chiese.

«Non lo so Berto, che minchia è successo?» gli risposi impanicata mentre tentavo di rimettere i libri nello zaino.

Dopo trenta secondi ero già sulla soglia della porta. «Ciao a tutti» sussurrai alla classe, e mi precipitai fuori dove il viso preoccupato di mio padre era ad attendermi.

Dimmi che esistiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora