Capitolo 14: Lorenzo

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Quel giorno stavo proprio male. Avevo sicuramente fatto un torto a Berto, o magari lui aveva fatto qualcosa di sbagliato a me, e per questo aveva cominciato a comportarsi in modo strano, e io non capivo il motivo per cui a stento mi avesse rivolto la parola durante la giornata.

Avrei voluto chiamarlo, dirgli apertamente che sentivo la sua mancanza e volevo tornasse quello del giorno prima. C'era il dubbio, dentro di me, che si potesse essere arrabbiato perché non avevo risposto al messaggio che mi aveva inviato su suo padre, ma io lo conoscevo bene, e non era da lui prendersela per queste sciocchezze.

Quando ero giù di morale in quel modo cominciavo sempre a sentire ancor di più la mancanza di Michela. E, quando cominciavo a sentire ancor di più la mancanza di Michela, arrivavo a tanto così dal cedere e scriverle che la rivolevo. Ma quel giorno non lo avrei fatto, e, per distrarmi, dopo pranzo andai in camera mia e mi sedetti al pc. Il telefono era appoggiato sulla scrivania, e non appena digitai nonmoriresolo.it una vibrazione mi riportò alla realtà. Sul display lessi:

1 messaggio da Michela: Ehi :)

1 messaggio da Roberto: Oh...

Era una cosa stupida, però credevo che il rispondere prima a uno o all'altra equivalesse a scegliere, implicitamente, chi fosse più importante per me. Se avessi risposto prima a Berto, ovviamente mi sarebbe sembrato di trascurare Michela - anche se, dopo il modo in cui lei aveva trascurato me in vacanza, magari poteva anche meritarselo - mentre, se avessi risposto prima a lei, sarebbe stato come non voler parlare col mio migliore amico. Pensai, mentre digitavo il codice di sblocco, che se fosse esistito il premio Seghe Mentali sicuramente l'avrei vinto io.

Lorenzo: Oh!

Roberto era online, e visualizzò il mio messaggio dopo qualche secondo. Mentre scriveva mi domandai se non fossi sembrato troppo arrabbiato con quell'esclamazione prepotente, ma la sua risposta calmò le mie preoccupazioni:

1 messaggio da Roberto: Scusa se ho fatto lo stronzo oggi...

Quando Berto terminava i messaggi inserendoci i puntini sospensivi, sapevo che c'era dell'altro che avrebbe voluto dire.

Lorenzo: Berto, non è niente. Però perché non mi hai dato proprio retta? E' successo qualcosa? C'entra tuo padre?

Ancora, ero troppo pressante e la cosa non andava bene. Per quanto ne sapevo poteva non aver voglia di parlare di quell'uomo, mai più.

1 messaggio da Roberto: Diciamo di sì... ti posso chiamare?

Non gli risposi, perché sapevo che mi avrebbe chiamato lo stesso. Mi alzai per chiudere la porta - in modo che nessuno potesse sentirci - e quando tornai a sedermi il telefono stava già vibrando: era lui.

«Pranto?» dissi, facendo il verso alle nostre amiche che rispondevano al telefono in quel modo.

Lui, dall'altro capo, rise. «Oh...»

«Eh, Berto, "oh"» gli risposi io. «Che è successo?»

Respirò profondamente e poi cominciò a parlare. «Sono un amico di merda, ecco che è successo».

Capii che era davvero a terra, e perciò decisi di fare il comprensivo. «Oh, ma che dici? Che è successo? Anzi, aspetta, prima ti devo raccontare una cosa» gli dissi sorridendo, in modo che la mia voce risultasse il più amichevole possibile.

«Che cosa?» chiese lui, e io nel frattempo tentai di trovare un argomento adatto per intavolare un discorso stupido. Volevo distrarlo, fargli capire che tutto andava bene e poteva fidarsi di me.

«Ehm... Ah, quel sito, là, come si chiama? solocomeuncane.it...»

Rise e mi interruppe. «nonmoriresolo.it

«Aaah, vero! Comunque sì, quello lì. Oh, ma è pieno di gente! Cioè, si è iscritta tipo tutta la scuola, hai visto? C'è pure Michela!»

«Figa, non me la nominare...» mi rispose lui, e io cominciai a sospettare che c'entrasse qualcosa con tutta la storia.

«Va bene,» gli risposi, «allora ti dico prima quest'ultima cosa su di lei, poi sto zitto e parli tu, va bene?»

«Perché, oh,» si allarmò Roberto, «che mi devi dire? Che è successo?»

Non sapevo bene quando, ma nel corso di quella breve telefonata avevo deciso di aprirmi definitivamente con lui, in modo da fargli capire che stavo davvero tentando di essere un buon amico.

«Ma niente,» lo rassicurai, «però diciamo che c'è un mezzo segreto che devi sapere...»

«Eh, pure tu» fece lui, e la sua rivelazione mi apparse più scontata di una maglietta in saldi. Oramai avevo capito che c'era qualcosa che dovesse dirmi.

«Parlo prima io?» proposi.

«Come vuoi, Lore, dai...»

«Allora parli prima tu, vai» lo incalzai.

«Se proprio insisti, inizia pure», disse lui ignorando ciò che avevo appena detto, e poi fece una risatina.

Sospirai, ridendo anch'io. Ammetto che, ora che stavo per dirlo a qualcuno, la mia solita ansia era arrivata a livelli elevatissimi.

«Allora...» cominciai, tentando di impostare in maniera buffa il discorso, «tu sai che, quando un uomo e una donna si amano, succede che... Cioè, giacciono insieme e, praticamente, poi...»

Lui sbuffò, divertito. «Ma che cazzo stai dicendo?»

«Ci volevo arrivare piano piano», spiegai.

«Dai, dimmelo e basta, mi fai venire l'ansia, e che cazzo».

«Eh, figurati tu!» urlai, e poi ripresi il discorso. «Berto...»

«Lore...»

Non riuscivo proprio a trovare le parole. «Eh, il fatto è che...»

«Porca di una puttana» cominciò a urlare, «se non mi dici che cazzo stai nascondendo giuro che mi faccio tua madre».

«Sempre a quello pensi, cazzo» sorrisi. «Te lo dico come viene, va bene?»

«E dimmelo come viene, figa, che ti devo di'».

«Allora...»

«Aspetta,» mi interruppe, « facciamo che conto fino a tre e poi me lo dici, va bene? Dai, così ti calmi...»

«Va bene».

«Uno...» iniziò, e io inspirai. «Due» continuò, e io trattenni l'aria. «Tre» finì, e io lasciai uscire tutto.

«Sono ancora innamorato di Michela».

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