3. 13 settembre.

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Lasettimana volò, letteralmente. La scuola era iniziata il novesettembre ed era già sabato, il tredici. Quella mattina alzarsi èstata una fatica enorme, si sentivano i diciotto anni sulle spalle.

Maa parte gli scherzi, davvero quella mattina non avevo intenzione disvegliarmi. Avevo fatto un sogno, fin troppo bello per essere realtà.Non succedeva nulla, non trovavo una ragazza, non prendevo dieci inmatematica, semplicemente, ho sognato Harry. L'immagine di quelriccio e di tutti i suoi movimenti erano il mio sogno. Quando misvegliai non pensai minimamente al perché di quel sogno, ma cel'avevo in testa.

Appenaaprì gli occhi però mi pareva di avere Harry davanti e perconstatare che fosse stato un sogno mi alzai con il busto, passandomiuna mano sulla fronte. A darmi il buongiorno fu come sempre mia madreche mi preparò una colazione con i baffi. Solo in quel giorno lei mipreparava la colazione, altrimenti dovevo farlo da solo. Per il miocompleanno non avevo chiesto nulla di materiale, cioè, volevo solosoldi per poi prendermi quello che volevo io e così fecero i miei.Mi diedero una bella somma con cui avrei tranquillamente potutocomprarmi nuovi vestiti, le serate in discoteca dato che potevo ora etanto altro.

Mipreparai come ogni giorno, mettendomi le lenti a contatto perché gliocchiali li odiavo a morte. Mi davano fastidio e non vedevo bene conquelli, mentre con le lenti avevo la visione completa. Uscii di casaper andare a scuola anche se di sabato avrei voluto dormire finoall'ora di pranzo. Non badai al fatto che potevo incontrare Louis oHarry per strada e mi misi le cuffiette alle orecchie.

Quelsuono era l'unico che riusciva a portarmi oltre con la mente,facendomi sbattere quasi sempre contro i pali.

Peròriusciva anche a farmi tornare in mente alcune cose. Ad esempio, inquesta settimana ho conosciuto tutti i professori o quasi, quella diginnastica la odiavano tutti perché ci faceva fare un riscaldamentopari ad un suicidio e iniziavo anche io ad averla in antipatia. Poic'era Cowell, il professore che tutti vorrebbero avere che occupavala maggior parte delle ore di scuola ed era una cosa positiva, dimatematica e filosofia avevamo una donna che dannazione, spiegavabene ma se la prendeva con tutti per ogni piccola cosa. Proprio ieri,Taylor si stava sciogliendo i capelli dalla coda e se li stavapettinando alla meglio con le mani, subito però lei la riprese con"Non siamo mica dal parrucchiere qui!" e per questo anchelei non era molto simpatica. Poi c'era quella di religione anche seio avevo scelto la materia alternativa l'avevo intravista e dovevaessere molto buona e socievole. Quella di scienze era bassina, piùdi me, e infatti quando l'ho vista per la prima volta mi sono sentitoalto e contento. A scuola girava la voce che fosse lesbica per comesi comportava ma a prima vista non lo sembrava affatto. Poi c'eraquella di diritto che se non fosse sposata, la sposerei io. Era unpezzo di pane quella donna perché non urlava, parlava pianissimo esorrideva sempre. Quindi riassumendo avevamo due insegnanti buoni esimpatici, due a metà e tutti gli altri antipatici.

Quellamattina però era diversa, forse solo per il fatto che avevo sognatoHarry e che ora ce l'avevo in testa con ogni canzone che ascoltavo.

Midistolse da quel ragazzo un "leggero" peso sulla schienaoltre allo zaino che non pesava nemmeno tanto. Girai appena il voltoe vidi Louis, con uno dei suoi sorrisi più belli stampato sullelabbra. Mi tolsi allora una cuffietta, sorridendo anche io, e subitodopo anche l'altra spegnendo la musica.

"Comeci si sente ad essere diciottenni? Pensa che ora ti puoi firmare legiustificazioni da solo e puoi anche non andare a scuola senza che ituoi genitori lo sappiano!"

Midisse, ridendo.

"Potrei,ma non lo farei."

"Ohcredimi, arriva a metà anno e lo farai ogni giorno!"

Glisorrisi, mettendo via il cellulare nella tasca.

"Comunque,auguri mio caro irlandese!"

Midiede un pugnetto sulla spalla che mi fece barcollare leggermente. Loringraziai, camminando verso scuola assieme a lui. Non sapevo sepotevo dirgli del sogno, probabilmente l'avrebbe presa male, quindidecisi di essere il più normale possibile.

The Irish boy. || Narry StoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora