33. Partenze.

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Sotto sotto lo sospettavo che era lui ma non avrei mai pensato che me l'avrebbe detto. Pensavo mi lasciasse con l'amaro in bocca, senza il piacere di sapere chi fosse.

Mi spiegò che lui dettava a Gemma cosa scrivere così cammuffava la scrittura maschile con quella di sua sorella e si fingeva la sua migliore amica così da non destare sospetti.

In ogni caso fui felice di quel fatto, significava che lui era innamorato di me già da molto più tempo di quanto immaginassi.

Comunque, quei cinque giorni li passai a casa. Mangiavo un panino a pranzo e dei biscotti la sera visto che nessuno si prendeva cura di me. Non avevo nemmeno sfatto la valigia, mi ero solo tirato fuori le cose necessarie per quei pochi giorni. Non avevo ancora metabolizzato il fatto che non avevo più un padre però diciamo che con Harry e Zayn riuscivo a non pensarci.

Malik si fece in quaranta per farmi stare bene e rinunciò a Liam per stare del tempo con me e farmi dimenticare temporaneamente mio padre. Harry lo stesso, rischiò molto con suo padre ma comunque riuscì a tirarmi su di morale.

Arrivò in fretta il giorno della partenza. Lunedì.

Andai a dormire presto così da svegliarmi alle cinque di mattina. Alle cinque e mezza sarebbe dovuto arrivare Harry in macchina. Avevo sonno, andare a dormire presto epr me significava addormentarsi alle undici quindi dormii circa sei ore. Mi feci una doccia veloce e poi ricevetti un messaggio da Harry che mi comunicò che era arrivato.

Senza fare troppo rumore presi la valigia e uscii di casa, presi l'ascensore e infine vidi la macchina parcheggiata malamente sotto casa mia. Harry mi diede un bacio e subito dopo mi aiutò a mettere il mio bagaglio nella macchina. Notai due bici sul tettuccio che mi fecero sorridere.

Salii in macchina sbadigliando e mi allacciai la cintura.

"Se vuoi dormire puoi farlo tranquillo, abbiamo più di sei ore di viaggio, arriveremo a Parigi questa sera"

Annuii e appena lui partì appoggiai la testa sulla testiera del sedile per addormentarmi. Caddi nel sonno dopo circa dieci minuti e mi risvegliai dopo chissà quante ore di viaggio.

Appena aprìì gli occhi vidi la macchina ferma ad un autogrill. Notai il mio ragazzo appoggiato al cofano della macchina intento a parlare al telefono. Guardai l'ora sull'orologio della macchina ed era mezzogiorno. Beh, il mio orario normale no?

Mi stropicciai gli occhi e subito dopo scesi dall'auto lasciando il cellulare sul sedile. Mi avvicinai al riccio e mi sorrise facendomi l'occhiolino. Dopo pochi secondi lui chiuse la chiamata e mi si avvicinò a darmi un bacio.

"Buongiorno bella addormentata"

"Ehy non sono una donna!"

Replicai facendo una faccia buffa ma avvicinandomi a lui quando mi tirò dai fianchi.

"Con me si"

Rise un po' anche lui ma poi riprese a darmi piccoli baci con li schiocco mentre io appoggiai le mani sulle sue spalle.

"Hai fame piccolo?"

Mi chese con tono gentile guardandomi negli occhi.

"Un po'.."

"Vieni, andiamo che qui hanno anche il ristorante"

"Sul serio?!"

"Si! Vieni te lo mostro!"

Accennamo ad una risata e mi portò all'interno dell'autogrill. Era enorme, pieno di oggetti di vario tipo tra cui cibo. C'era un bar e più avanti un ristorante self service dove molte persone aspettavano di servirsi. Poi notai uno spazio molto grande dove alcuni mangiavano seduti a dei tavoli. Ci mettemmo in fila e mentre aspettavamo parlai con lui del più e del meno.

The Irish boy. || Narry StoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora