8 • Giudichi I Libri Dalle Copertine?

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Non sono una grande fan dello shopping sfrenato nei negozi di abbigliamento, ma mi piace da impazzire aggirarmi tra gli scaffali delle librerie o dei negozi di musica

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Non sono una grande fan dello shopping sfrenato nei negozi di abbigliamento, ma mi piace da impazzire aggirarmi tra gli scaffali delle librerie o dei negozi di musica. Passeggiare in mezzo a decenni di cultura e magia, e scegliere un libro o un disco da portare a casa, è un'abitudine che mi rilassa tantissimo.

In più oggi il sole è così caldo che sarebbe stato un peccato non uscire a fare una passeggiata.

Prima di rincasare, mi imbatto in una vecchia libreria dell'usato, e decido di entrare a dare un'occhiata.

Nonostante non legga in maniera assidua, tengo sempre un libro di poesie sul comodino. Ogni tanto sento il bisogno di connettermi con la mente degli scrittori di altri tempi, di scoprire la loro visione della vita quando io sono piena di dubbi e punti di domanda sulla mia.

Sto vagando tra i classici di Virginia Woolf e Dostoevskij quando alla fine di quello stesso corridoio, dall'altra parte dell'ampia stanza, mi accorgo di una figura che mi è familiare.

Jeans blu che hanno subito fin troppi lavaggi, una semplice maglietta a maniche corte bianca che riveste un fisico in genere molto più nascosto, la solita felpa nera stavolta allacciata in vita, capelli biondi raccolti in modo disordinato in un codino basso.

Sbatto le palpebre un paio di volte prima di essere certa che sia proprio Ares, e poi mi affretto a nascondermi dietro a uno scaffale per continuare ad osservarlo senza che lui mi veda, anche se è così assorto sul libro che sta sfogliando da non essersi accorto di nulla.

I miei occhi si soffermano qualche istante più del necessario sulle spalle larghe e le braccia possenti disseminate di tatuaggi. Ora più che mai mi dà di nuovo l'idea di un uomo che sembra stato creato apposta per proteggere, che vicino a lui sarei al sicuro -che quel corpo saprebbe farmi da scudo contro i pericoli di Detroit.

E il fatto che, per qualche strana ragione, finora mi abbia dimostrato di tenerci alla mia incolumità, non fa che rafforzare quel tipo di pensieri.

Mentre il suo viso si rabbuia appena, in reazione a qualcosa che deve aver letto, io lo osservo ancora con insistenza e cerco di captare altre informazioni.

So poco e niente di Ares, ma qualcosa mi dice che deve essere un ragazzo un po' solitario. E che non deve cavarsela bene economicamente.

C'è un'alta percentuale di probabilità che sia una di quelle vite con cui Detroit non è stata affatto gentile né generosa.

Quello che mi chiedo, e a cui non riesco a trovare una risposta con certezza, è in che modo abbia scelto di reagire alle ingiustizie che gli sono state riservate.

Ignaro della mia presenza e dei miei pensieri, Ares rimette a posto il libro che stava leggendo, si sistema la felpa sui fianchi e poi pesca un altro volume dallo scaffale. Accarezza per un istante la copertina ruvida, legge la presentazione sul retro, inizia a sfogliare le pagine, e io mi ritrovo come ipnotizzata dai suoi gesti.

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