13 • Non È Questo Il Rumore Di Un Addio

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«Ma che cazzo, Ares! Ti sei fatto di qualche sostanza allucinogena, prima dell'incontro? Hai avuto un'apparizione divina o cosa? A un certo punto hai perso del tutto la concentrazione, non eri più in te

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«Ma che cazzo, Ares! Ti sei fatto di qualche sostanza allucinogena, prima dell'incontro? Hai avuto un'apparizione divina o cosa? A un certo punto hai perso del tutto la concentrazione, non eri più in te. Sono passati anni dall'ultima volta che qualcuno è stato in grado di ridurti così».

Tobias non fa che blaterare senza sosta da qualcosa come dieci minuti, mentre io me ne sto accasciato contro il muro con la testa tra le mani, cercando di recuperare le forze necessarie almeno a riuscire a salire in moto.

Sono abituato al dolore, ma stavolta sono conciato davvero male. Ogni respiro che prendo, sono aghi ghiacciati che mi pungono ovunque. Gambe, addome, petto, faccia.

«Non puoi più combattere tanto spesso. Devi ridurre gli incontri, devi darti il tempo di rimetterti in sesto prima di partecipare a un altro combattimento. Tutte le scelte che stai prendendo nell'ultimo periodo si stanno rivelando una stronzata. Piantala di farti ammazzare di botte e vieni a lavorare per i Rowan».

Sputo un grumo di sangue e saliva sul pavimento, accanto alle scarpe consumate di Tobias. E questa è anche la mia risposta alla sua offerta.

«Sei un idiota» ringhia, scuotendo il capo.

Lui non può saperlo, ma la frequenza con cui sto combattendo non c'entra affatto con l'aver perso, stasera.

Stavo vincendo io su Miller. Finché non mi sono accorto di lei.

Finché non ho registrato il suo viso sconvolto e disgustato.

Non aveva alcun senso che fosse arrivata fin lì, ma c'era e per me era un gran bel problema.

Dio, proprio adesso. Proprio adesso che stava andando così bene.

Proprio adesso che si era abituata a me, e che io mi ero abituato a noi. A un brandello di vita che non cadesse a pezzi, ma che somigliasse a un giardino ancora in grado di fiorire.

E invece ora sarebbe andato tutto a puttane, eh?

Perché, vallo a spiegare a una come Skye il tipo di esistenza che vive uno come me.

Valla a convincere una come Skye a mischiare la sua arte e la sua ingenuità con la vita di strada e il sangue.

Volevo comunque raggiungerla. Questa storia non sarebbe morta così, tra segreti che venivano a galla e silenzi.

«Non hai guadagnato niente stasera. Come farai senza soldi? Zane si incazza se li chiedi a lui».

«Vorrà dire che ti ruberò le sigarette per tutta la settimana» ammicco, giusto per farlo innervosire ancora di più.

«Ma sì, scherzaci su. Vorrei sapere che diavolo hai in quella testa ultimamente».

Evito di rispondergli e, reggendomi al muro, mi rimetto in piedi. Cristo, mi sento una casa che scricchiola e che sta per essere demolita.

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