33 • Data Di Scadenza

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La dipendenza, per me, è sempre stato solo un concetto che mi sono limitato a osservare con distacco, e da lontano

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La dipendenza, per me, è sempre stato solo un concetto che mi sono limitato a osservare con distacco, e da lontano.

Ora mi sembrava di esserci finito dentro con ogni centimetro di me stesso, in quel vortice di ossessione e felicità con una data di scadenza.

Se non correvo da Skye ogni singolo giorno, dopo il suo turno di lavoro, era solo per non destare di nuovo sospetti in Zane, anche se adesso sfoggiavo Thomas o i Rowan come scusa per sparire.

Almeno servivano a qualcosa di buono.

Considerato che non la vedo da ben tre giorni, oggi, dopo pranzo, non appena Zane esce di casa, lo seguo a ruota e salgo sulla moto diretto proprio da lei.

Lungo il tragitto mi fermo a comprare le sigarette.

Sto per pagarle quando alle spalle della cassiera noto una sfilza di caramelle colorate dall'aspetto invitante.

Mi balena un'idea per la testa, insieme alla consapevolezza che ciò che ho voglia di fare non ho mai avuto voglia di farlo per nessuno, prima di lei.

Spendere dei soldi per qualcun altro, comprare un regalo, è un gesto che mi era totalmente estraneo prima di cominciare a comprare caramelle a quella ragazzina.

Senza pensarci troppo, chiedo alla donna di aggiungere al conto un pacchetto di girelle alla fragola ricoperte di zucchero, e infine pago tutto e le nascondo nella felpa, impaziente di correre da Skye.

Nonostante in casa ci sia soltanto lei, mi ostino a bussare alla finestra e a entrare da quell'ingresso insolito.

Lei mi accoglie col suo solito sorriso, in grado di illuminare un'intera città rimasta al buio.

O un'intera anima rimasta al buio.

Sta finendo di piegare dei vestiti gettati alla rinfusa sulla sedia, per cui mi accomodo sul letto rifatto e attendo che finisca.

«Hai pranzato?»

Annuisco, e mi massaggio il petto quando la sua premura genera un calore pungente vicino al cuore.

Quando in giro non c'è più niente da mettere a posto, finalmente Skye viene a sedersi accanto a me.

«Ti ho preso una cosa» le comunico, pungolandole il fianco con il gomito.

«Per me?»

La sua gioia è contagiosa, sul serio. Non mi era mai accaduto di assorbire tanta positività soltanto perché l'altra persona la emanava con prepotenza.

«Cos'è? Dov'è?» incalza, saltellando sul materasso.

«Cercala» la sfido.

«Dammi un indizio. È rimasta sulla tua moto?»

«No. È su di me».

Resta interdetta solo per un momento prima di riscuotersi e lanciare una lunga occhiata al mio corpo. Poi le sue mani si posano sulle mie cosce, e risalgono fino a testare il contenuto delle tasche dei jeans.

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