26 • Stai Per Odiarmi

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Considerato il tipo di vita che conducevo, una cosa che mai avevo pensato di me stesso era che fossi un codardo

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Considerato il tipo di vita che conducevo, una cosa che mai avevo pensato di me stesso era che fossi un codardo.

Affrontavo i pugni sulla faccia, i cattivi come me e la miseria con una nonchalance da invidiare.

Non avevo paura di buttarmi a capofitto sulle sfide quotidiane, e non indietreggiavo davanti agli ostacoli.

Non indietreggiavo mai, tranne che davanti ai gesti gentili, forse. Ma alla fine stavo imparando ad affrontare anche loro.

Ora però, temevo l'incontro con Skye come non avevo mai temuto nient'altro in ventotto anni.

Volevo correre da lei per accertarmi che dopo l'imboscata di Tobias stesse bene, ma al contempo volevo ritardare la conversazione che ne sarebbe seguita.

Non ero pronto alle domande, alle spiegazioni, alla possibilità che finisse.

Non ero pronto a capire se fosse già l'ora della verità, o se potessi improvvisare altre bugie.

E così per le quarantotto ore successive alla spiacevole chiacchierata con Tobias, mi limito a trascinarmi da un posto all'altro con lo sguardo perennemente fisso sul cellulare, in attesa che arrivi un messaggio in cui lei mi chieda di vederci.

Quel messaggio non arriva mai, e io mi domando se ci sia la possibilità che non voglia vedermi proprio più.

Dopo due giorni, non sopporto più l'attesa, comprendo che è peggio di tutto, e così dopo cena salgo sulla moto e corro da lei.

Giunto davanti alla sua finestra, mi concedo altri due minuti di tempo prima di bussare sul vetro.

Non ricevo alcuna risposta ma vedo le luci accese nella stanza, così scosto l'anta finché non mi ricavo il giusto spazio per entrare.

Skye sta guardando la tv avvolta in una coperta pesante.

Una volta dentro, incrocia i miei occhi ma non dice nulla. Afferra il telecomando accanto a lei e spegne la tv.

Resta ancora in silenzio, ma punta di nuovo uno sguardo incolore su di me.

L'imperturbabilità ha preso in ostaggio il suo viso.

Niente sorrisi e niente carezze o baci sulla guancia, stavolta, per me.

Intanto che cerco di capire come affrontare questa versione di lei, mi soffermo per un istante sul pensiero più stupido. Ossia che, senza trucco e con i capelli raccolti in maniera disordinata in cima alla testa, Skye è bella in un modo tutto suo.

Fatta di un fascino ben lontano dai rossetti rossi e i vestiti scollati.

Stupenda come qualcosa di delicato, puro e ingenuo. Come la natura che vibra di bellezza e regalità senza essere contaminata da fronzoli e artefici.

Non so cosa dire, dannazione.

«Pensavo che mi avresti scritto».

«Non lo avrei fatto» asserisce convinta.

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