Sarebbe stato più semplice se Ares non si fosse rivelato un tipo così insistente. E, ad essere sincera, non me lo sarei mai aspettato.
Mi aspettavo invece che di fronte a un secondo rifiuto, sarebbe sparito proprio come era comparso.
Lunedì, dopo il lavoro alla Bakery, ero rimasta un intero pomeriggio al circo a provare all'infinito un'esibizione che andava già bene così, pur di non tornare a casa, e non avevo risposto a nessuno dei messaggi di Ares in cui mi chiedeva di vederci e di fare qualcosa insieme.
A quel punto avevo cominciato a trovare dei post it attaccati alla finestra, dove esigeva di sapere per quanto tempo ancora pensavo di restare arrabbiata con lui, e dove mi diceva che ero proprio una ragazzina testarda ma che avrebbe comunque pazientato.
Un giorno, insieme al biglietto, sul davanzale c'era anche un pacchetto monoporzione di caramelle gommose a forma di orsetto, le mie preferite, e nel vederle ci era mancato davvero poco che scoppiassi a piangere, al pensiero di Ares che spendeva dei soldi per me.
Soldi che forse neanche aveva per se stesso, e che si era guadagnato lasciandosi prendere a pugni e riempiendosi di ferite.
Non riuscivo a odiarlo.
E questo mi portava ad essere in lotta con me stessa.
Era questo il problema più grande, la disputa interiore che ne era scaturita.
Ares rappresentava qualcosa che temevo e detestavo, ma non riuscivo a detestare lui, pur provando un po' di timore all'idea di ciò in cui era in grado di trasformarsi.
Poteva promettermi tutto ciò che voleva a parole, ma l'essere umano era comunque imprevedibile per natura. Preda degli istinti. E i suoi sapevano diventare tremendamente violenti.
La parte di me ragionevole, che era abituata a seguire le regole e condannare gli sbagli, era in lotta da giorni con la parte di me più emotiva.
Non potevo colpevolizzarmi per ciò che provavo, a dispetto dei pensieri che partorivo, non potevo controllare le emozioni.
Non potevo controllare il fatto che Ares mi mancasse, che lo avrei rivoluto indietro... ma senza tutto quel bagaglio ingombrante che si portava addosso.
Scindere le due cose però, non era possibile.
Alla fine della seconda settimana di silenzio, di ritorno dal lavoro, lo trovo seduto per terra proprio sotto alla mia finestra. È imbronciato, nervoso, e sta torturando i fili d'erba intorno a lui.
Quando si accorge della mia presenza, mi punta addosso due occhi delusi e mi investe il cuore con un'espressione tormentata.
Per un attimo mi chiedo cosa potrebbe accadere se si arrabbiasse con me, e questo genere di dubbi sono un'altra novità che odio e con cui mi ritrovo ad avere a che fare dopo ciò che ho visto al suo incontro. L'istinto però, torna a urlarmi che non mi farà del male.
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𝐅𝐚𝐭𝐞𝐝
Romance𝐿𝑒𝑖 𝑒̀ 𝑙'𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀. 𝐿𝑢𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜 𝑒𝑟𝑒𝑑𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑐𝑎𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐿𝑒𝑖 ℎ𝑎 𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑡𝑟𝑢𝑐𝑐𝑜 𝑒...