23 • Finché Non Lascia Il Segno

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Incredibile quanto il silenzio possa sembrare ingombrante, delle volte

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Incredibile quanto il silenzio possa sembrare ingombrante, delle volte.

Io e Heidi siamo da sole nel camerino, io intenta a liberare i capelli dall'elaborata acconciatura composta da un paio di trecce fissate sulla testa, mentre lei sta finendo di struccarsi, e nessuna delle due osa fiatare.

Dopotutto meglio così, davvero. Non ho alcuna voglia di iniziare una conversazione con la mia nemesi.

Vorrei soltanto che non fosse quel tipo di silenzio che mi rende tesa, come se percepissi tutto il suo odio strisciare lungo la schiena, e farmi venire voglia di fuggire via alla svelta.

Quando la porta del camerino si apre e una testa bionda fa capolino, tiro un sospiro di sollievo per chiunque sia venuto a farci compagnia. Almeno finché non metto a fuoco il nuovo arrivato, e resto parecchio interdetta nell'appurare che si tratta di Ares.

«Mi sono intrufolato dietro le quinte per venire a cercarti» mi informa, con quel sorriso da schiaffi che sta cominciando a diventare il mio preferito.

«Perché non mi hai aspettata fuori?»

«Non sono arrivato adesso, ho visto lo spettacolo e...»

A quel punto si rende conto che nella stanza c'è anche Heidi. Si guardano impassibili per una manciata di istanti, e poi Ares viene avanti e si china a posarmi un bacio leggero sulla guancia.

È così insolito da parte sua, che lo capisco subito che lo ha fatto perché c'è lei.

Se il bacio sulla guancia è tutto ciò che si vede all'esterno, ciò che percepisco io è molto di più.

La sua mano che si adagia sulla parte posteriore del mio collo e il calore che divampa ovunque, sulla superficie della pelle. I suoi capelli che mi sfiorano il viso, e il profumo che mi accende i sensi. Le labbra screpolate che si premono sulla guancia, e poi spariscono troppo in fretta.

Faccio caso e assorbo ognuno di quei piccoli dettagli, e tanto basta a scombussolarmi. A rendermi reattiva.

«Puoi anche finire di struccarti e rivestirti a casa, tanto non ti accadrà niente. Ci sono io, no? Mi piace un casino questa versione di te» continua, non prestando più attenzione allo sguardo insistente di Heidi.

Lei sta per esplodere, lo sento. E infatti, subito dopo, getta il dischetto struccante sul tavolino e si volta verso di noi.

«Non ci credo che sei felice di stare con quella lì, io l'ho capito che tipo sei. Sei selvaggio, sei fatto di fuoco. Mentre lei è così composta e schizzinosa. Scommetto che non si è mai neanche inginocchiata per te».

Quel discorso mi infastidisce per un milione di ragioni diverse, e la volgarità che lo pervade è il male minore.

C'è un drago che sta sputando fiamme nel mio stomaco, non appena nella mia mente si proietta un'immagine di Heidi ai piedi di Ares.

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