30 • Skye Sta Con Me

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Non importava quanto Thomas mi ispirasse sentimenti contrastanti, o che la maggior parte delle volte lo considerassi fastidioso da morire

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Non importava quanto Thomas mi ispirasse sentimenti contrastanti, o che la maggior parte delle volte lo considerassi fastidioso da morire. Se a un tratto poteva trasformarsi in una risorsa, avrei sfruttato la cosa.

È così che mi ritrovo di nuovo nella cucina dei Rowan, ad aspettare che mi raggiunga per darmi l'informazione che gli ho chiesto poco più di quarantotto ore fa, ossia di rintracciarmi quel maledetto Jack Murphy.

Da solo non avrei saputo come farlo, e per quanto detestassi essere in debito con lui o chiedere favori, c'era in gioco qualcosa di infinitamente più importante stavolta.

C'era in gioco la serenità di Skye, e forse persino la sua stessa vita.

Anche se sosteneva che quell'uomo non era cattivo, che probabilmente si stava solo divertendo un po', non avrei mai rischiato di sottovalutarlo.

Negli ultimi due giorni, tutto il resto era sparito davanti all'impellenza di mettere al sicuro lei, davanti al timore che le capitasse qualcosa di terribile, davanti all'idea di ciò che avrei potuto provare io in un mondo senza Skye.

Non volevo per nessuna ragione scoprire cosa mi sarebbe accaduto, né provare quel tipo di emozioni deleterie e definitive.

Se già mi terrorizzava il tumulto interiore scaturito dalla sua lontananza, da quello che avevo creduto essere un addio, non osavo immaginare in cosa mi sarei ridotto se non avesse più calpestato questa terra, se mi sarebbe stata sottratta anche la possibilità di guardarla da lontano.

Erano uno strazio quei pensieri.

Perciò quando Thomas fa il suo ingresso nella cucina tiro un sospiro di sollievo. Peccato che alle sue spalle ci sia anche Jacob Rowan.

Thomas mi lancia un'occhiata di scuse e va a sistemarsi spalle al muro accanto al frigo, mentre Jacob si siede sul divano accanto a me dopo aver slacciato il bottone della sua giacca e aver tirato su i pantaloni. Dopodiché infila una mano nella tasca ed estrae un foglietto che mi sventola sotto al naso.

Non provo neppure ad afferrarlo, perché immagino che non sia così facile.

«Ho saputo che ti serviva qualcosa» commenta disinvolto.

«Magari ho dei problemi di memoria, del resto sto per compiere ventinove anni, ma sbaglio o non lo avevo chiesto a te?»

«Thomas non ha i mezzi per racimolare informazioni del genere. Io, per tua fortuna, sì».

Sospiro. «Bene. Andiamo dritti al punto. Cosa vuoi in cambio? Soldi? Non credo di averne a sufficienza. Che altro potrebbe servirti? Devo procurarti un rene o un fegato così che tu possa venderlo al mercato nero? O forse vuoi il cuore di qualcuno?»

Jacob mi fissa perplesso.

«Perdonami se non rido ma non apprezzo l'ironia in generale, nulla di personale» asserisce impassibile. «Ad ogni modo, non voglio nulla in cambio. Vedilo come un regalo di benvenuto per il tuo ingresso ufficiale nella nostra famiglia. Ormai sei uno di noi, Ares, e noi ci aiutiamo sempre».

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