17 • Da Nessun Luogo Puoi Estirpare Le Ombre

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Non ero affatto un'estimatrice della bellezza dell'imprevedibilità della vita, forse perché spesso l'imprevedibilità mi era toccato associarla a qualcosa di negativo

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Non ero affatto un'estimatrice della bellezza dell'imprevedibilità della vita, forse perché spesso l'imprevedibilità mi era toccato associarla a qualcosa di negativo.

Beh, stringere amicizia con l'essere umano più imprevedibile con cui avessi mai avuto a che fare non era stata una scelta molto saggia.

Ares non faceva che sparire e riapparire quando più gli aggradava, anche se sospettavo che stavolta ci fosse una ragione ben precisa dietro alla sua prolungata assenza.

Se tutto ciò che avevo imparato su di lui, ascoltandolo e osservandolo, era esatto, non avevo dubbi sul fatto che l'intimità che avevamo creato quella mattina lo aveva spinto a mettere distanza tra noi.

Mentre io scoprivo e testavo con curiosità e fame le nuove sensazioni, lui le ripudiava; non le voleva su di sé. E forse faceva anche bene. Forse, stavolta, ero io quella sconsiderata tra i due.

Certo che formavamo proprio una bella coppia. Lui non temeva il pericolo che si creava intorno a sé, ma temeva ciò che poteva scatenarsi dentro al suo petto. Io, al contrario, sobbalzavo ad ogni alito di vento sulla pelle, ma restavo inerme a fissare e assorbire tutto ciò che accadeva dentro di me, come un bambino che pian piano scopre il mondo.

Dopo aver trovato un altro dei suoi post it alla finestra, quella mattina, quello stesso pomeriggio poco dopo pranzo me lo ritrovo sul vialetto di casa.

Mi avvisa con un messaggio sul cellulare, e una volta fuori lo trovo seduto sulla sua moto che mi tende una mano.

«Dove mi porti?» domando curiosa, afferrandola per issarmi su e accomodarmi dietro di lui.

Cerco di mostrarmi come la stessa Skye di sempre, amichevole ma non troppo espansiva, ma la verità è che adesso mi scompensa un po' averlo vicino.

Il mio corpo si sente sempre più a suo agio in presenza del suo, e io devo stare attenta a dosare i gesti, perché ho capito che non è lo stesso per Ares.

Quelli come lui, da un corpo sanno prendere solo pugni e sesso ma non carezze. È così triste e paradossale al tempo stesso.

«Ho pensato di fare qualcosa di diverso oggi. Dovrai fidarti di me» mi avvisa. Dopodiché si immette in strada e a me non resta che aspettare di scoprire cos'ha in mente.

Il luogo in cui ci fermiamo, è davvero l'ultimo posto in cui immaginavo mi avrebbe portata. Sebbene ci sia stata soltanto una volta, quasi un mese fa, lo ricordo bene.

Ares posteggia la moto davanti alla palestra abbandonata, e io stringo le dita sui suoi fianchi in segno di avvertimento.

Sono parecchio incazzata, e mi rifiuto di muovermi da qui.

«Riportami subito a casa! Non voglio guardarti combattere, e non posso credere che tu mi abbia...»

«Ehi, sta' calma, maledizione» mi interrompe, scendendo dalla moto per guardarmi in faccia. «Non ti ho portata qui per questo, non vedi che non c'è nessuno? Siamo soli».

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