7 • Ce L'Hai Una Penna?

278 41 42
                                    

Non ho mai conosciuto per davvero l'impazienza

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non ho mai conosciuto per davvero l'impazienza.

Quel tipo di frenesia che è in grado di scorrerti addosso per ore o persino per giorni, al pensiero che si sta per avvicinare qualcosa che attendi con ansia. Perché è qualcosa che ti provoca piacere, e non timore, dolore o malumore.

È da ieri sera che non faccio che pensare che oggi è venerdì, mentre di solito di che giorno della settimana sia non me ne frega mai un cazzo perché ogni giornata è sempre uguale all'altra. E che non faccio che chiedermi quanto risulterei inquietante a presentarmi di nuovo fuori dal circo, e offrire un altro passaggio a Skye.

È ancora metà pomeriggio, e me ne sto seduto sulla moto a finire di fumare una sigaretta, indeciso se concedermi un giro e starmene per i fatti miei, o se raggiungerla.

D'altro canto, cosa ho da perdere? Se non volesse vedermi più, direbbe di no e basta.

Mentre cerco di zittire la testa ed evitare di cadere in questa brutta abitudine del rimuginare, dall'appartamento di fronte al mio esce Tobias. Mi viene incontro con la sua camminata che sprizza energia da ogni poro, e mi fa pensare a quanto sia così simile a me per certi versi, eppure così diverso per altri. Ad esempio, se di solito io mi trascino in giro come se fossi stanco persino di sopportare il mio stesso peso, lui cammina come se fosse felice di calpestare il selciato di queste strade e di passeggiare su questa terra.

«Ehi, Ares. Ti cercavo» mi saluta, passandosi una mano sul ciuffo ribelle che ogni tanto gli ricade sulla faccia.

Si ferma accanto alla moto e mi ruba la sigaretta.

«Guarda che se mi passi un paio di forbici te lo sistemo io quel maledetto ciuffo che ti si infila dentro agli occhi».

«Naah, alle ragazze piace così» ammicca. «Stai andando da qualche parte?»

Il suo sguardo è curioso, ma anche indagatore. Mi domando cosa crede che faccia quando sparisco per un po' da questo posto.

«Il solito giro in moto, lo sai. Per svagarmi un po'».

«Non ci sono le donne per quello? Spendi tutto in benzina e sigarette, tu».

Non potevo dargli torto. Riuscivo anche a mettere qualcosa da parte in verità, ma poi mi chiedevo "da parte per cosa?" e mi deprimevo solo di più.

Non è che avessi un futuro roseo davanti a me, qualcosa su cui valesse la pena investire del denaro.

Il presente era tutto ciò che ero certo di avere, perciò intanto preferivo rendere quello più sopportabile.

«Ascolta, stavo venendo da te per parlarti».

Il suo tono di voce si abbassa e si fa serio, e lui si guarda intorno e si fa più vicino.

«Sono abbastanza sicuro che mio padre, Zane ed Ezra ci nascondono qualcosa. Li ho sentiti bisbigliare nella mia cucina, e poi si sono zittiti quando sono entrato».

𝐅𝐚𝐭𝐞𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora