31 • Lo Vuoi Un Bacio?

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Da che ho memoria, ho sempre fatto fatica a chiedere esplicitamente aiuto per qualsiasi cosa

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Da che ho memoria, ho sempre fatto fatica a chiedere esplicitamente aiuto per qualsiasi cosa.

A meno che non si trattasse di sciocchezze come un passaggio a casa o un innocuo favore, per le questioni importanti mi ostinavo sempre a fare da sola.

Era sfiancante, e ti portava a perdere fiducia nel mondo.

Ti portava a pensare che alla fine tutti eravamo soli, e che tutti eravamo egoisti.

Mi ero proprio scordata quanto fosse bello poter contare su qualcuno. La sensazione di sentirsi fortunati per il semplice fatto che un altro essere umano era disposto a prendersi cura di me, senza che io dovessi chiedergli una mano.

L'impegno e l'ostinazione di Ares nel tenermi in vita soltanto perché, a quanto sembrava, che fossi al sicuro era estremamente importante anche per lui, erano commoventi.

Era incredibile come mi sentissi più leggera, ora che il mio insolito cavaliere aveva promesso di occuparsi di Murphy.

Ora che la paura non riempiva più tutto lo spazio, persino la mia creatività ne aveva risentito in positivo, tanto che per lo spettacolo mi ero ritrovata a improvvisare un nuovo numero, sul finale, che il pubblico, considerato il modo in cui aveva applaudito, aveva di certo gradito.

Adesso sto aspettando Justin fuori dal tendone per tornare a casa, ma qualcosa di familiare attira la mia attenzione e mi fa spalancare gli occhi e battere più forte il cuore.

Non mi sono ancora abituata alle reazioni violente che quell'organo a cui non ho mai fatto troppo caso ha ogni volta che lui è nei paraggi.

Ares è qui, e stavolta non sta cercando di nascondersi alla mia vista.

Mi stringo nel cappottino pesante, e a passo incerto lo raggiungo.

Oggi mi sento più carina del solito perché ho provato un nuovo trucco e acconciato i capelli con più attenzione. Mentre lui è sempre lo stesso, ma tanto basta a farmi girare la testa e a causarmi pensieri a luci rosse.

Ci guardiamo senza dire niente, finché lui non si schiarisce la voce e mi porge il casco.

«Posso accompagnarti a casa? Ti devo parlare».

Cedo subito perché stringermi a lui mentre viaggiamo sulla sua moto mi manca da morire. Torno dentro al tendone per avvisare Justin, e due minuti dopo salgo sulla moto di Ares e abbraccio i suoi fianchi fino a stringere le mani sul suo stomaco.

Mi mordo un labbro perché è talmente bello che potrei lasciarmi sfuggire un gemito.

Non ero mai stata neppure una ragazza particolarmente espansiva e dedita al contatto fisico, ma con lui mi stavo rendendo conto di quanto fosse necessario anche un semplice tocco con qualcuno a cui tenevi. Quante emozioni regalasse e fino a che punto sfamasse l'anima.

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