Ho aspettato che la delusione prendesse a morsi l'affetto, fino a ridurlo a brandelli.
Ho aspettato che la rabbia per le bugie che mi ha raccontato azzerasse la mancanza.
Ho aspettato che il disgusto per ciò che lui era spazzasse via i bei ricordi che mi tenevano compagnia per l'intera giornata, e il calore che quei ricordi ancora sprigionavano nel mio stomaco.
Ma ho aspettato invano.
E ho capito che non funziona così.
Che non per forza è tutto bianco o nero.
Che non per forza i buoni sono buoni e basta, e i cattivi sono cattivi fino al midollo.
Non riuscivo a conciliare l'Ares che avevo conosciuto con la definizione che lui stesso si era dato.
Un criminale.
E da quando i criminali leggevano e ti regalavano libri, offrivano passaggi in moto, si spaventavano di una carezza, si preoccupavano di proteggere qualcuno che non fossero loro stessi, davano senza chiedere niente in cambio, cercavano amici come bambini che si sentivano soli, avevano occhi così belli e sapevano essere rispettosi?
Era così assurdo per me.
E poi, che razza di paradosso. Il ragazzo con cui più mi ero sentita al sicuro al mondo, e che mi proteggeva dai cattivi, era uno dei cattivi lui stesso.
Ma c'era un pensiero che più di tutti gli altri mi dava il tormento, e non sapevo quanto fosse sensato e quanto invece fosse stato partorito dalla parte di me che non sapeva rinunciare a lui.
Nel personaggio cattivo delle favole, ce lo avevano trasformato.
Ed era stata la sua famiglia.
Erano state le persone che avrebbero dovuto crescerlo con l'amore e con valori più giusti che lo avevano preso e lo avevano plasmato a loro piacimento.
Nella mia testa, non facevo che metterlo a confronto con quel ragazzo che mi aveva minacciata. In lui non c'era niente di buono, neppure una minuscola particella di luce in fondo al suo sguardo.
Ma Ares non era come lui. Perché io le avevo intraviste delle tracce di dolcezza e bontà nei suoi modi di fare, ma quei pregi non avevano mai avuto modo di sbocciare perché qualcuno si era premurato di soffocarli.
La sua anima era macchiata, ma non era marcia.
E io dovevo essere davvero ma davvero stupida, e non soltanto stupida, se cominciavo a fantasticare su assurdità come trascinarlo via dalle grinfie della gente con cui viveva e salvarlo.
Che poi, era ciò che pian piano stavo già provando a fare sin dall'inizio. Solo che prima non sapevo quanto in fondo all'abisso vivesse, e fino a che punto di essere salvato ne avesse bisogno.
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𝐅𝐚𝐭𝐞𝐝
Romance𝐿𝑒𝑖 𝑒̀ 𝑙'𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀. 𝐿𝑢𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜 𝑒𝑟𝑒𝑑𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑐𝑎𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐿𝑒𝑖 ℎ𝑎 𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑡𝑟𝑢𝑐𝑐𝑜 𝑒...