25 • L'Amico Di Ares

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Le giornate piovose mi piacciono soltanto se posso restare a letto a guardare un film o a leggere un libro

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Le giornate piovose mi piacciono soltanto se posso restare a letto a guardare un film o a leggere un libro. Un temporale nel bel mezzo della mattina però, a pochi minuti dall'orario in cui devo staccare da lavoro e tornare a casa, contribuisce soltanto a mettermi di malumore.

Alla fine, con un po' di fortuna, smette di piovere proprio poco prima che esca dalla Bakery, ma il cielo nero e le nubi cariche di pioggia preannunciano un altro temporale da un momento all'altro.

L'atmosfera cupa non mi piace per nulla; per di più in giro non c'è nessuno tranne un ragazzo appoggiato accanto alla vetrina della Bakery che non appena mi incammino verso casa mi punta gli occhi addosso.

Una sensazione poco piacevole si insinua nel mio corpo, ma mi ripeto che devo smetterla di essere paranoica e di spaventarmi per qualsiasi cosa.

Affretto il passo, e mi tiro su il cappuccio della felpa per nascondermi da non so bene cosa.

La verità è che la maggior parte delle volte vorrei essere invisibile, passare inosservata e....

«Skye?»

Merda.

Mi paralizzo sul posto non appena sento pronunciare il mio nome. La voce è vicina, alle mie spalle, e anche se non ho mai sentito parlare lo sconosciuto che ho incrociato sul marciapiede, so per certo che non può che appartenere a lui.

Conosce il mio nome.

Perché conosce il mio nome?

Indecisa su cosa fare, resto ferma finché lui non mi aggira e me lo trovo di fronte.

Il suo aspetto, lì per lì, mi risulta quasi familiare, ma resta il fatto che non l'ho mai visto.

«Non voglio farti del male» mi assicura, alzando le mani prima di infilarle nelle tasche dei jeans neri.

Senza accorgermene, stavo indietreggiando. Impongo alle mie gambe di darsi un contegno, e continuo a fissarlo senza proferire una parola.

Il mio cuore, intanto, potrebbe uscire fuori dal petto tanto corre veloce.

«Sono un amico di Ares» aggiunge, forse nella speranza di tranquillizzarmi.

Ecco perché mi era familiare. L'abbigliamento un po' trasandato, la durezza nei modi di fare. Una sorta di aura minacciosa che li accomuna.

Dopo quell'informazione, un po' mi rilasso sul serio sebbene il mio corpo resti in tensione.

A dire il vero, il suo sguardo torbido mi intimidisce più di tutto il resto. Al contrario degli occhi di Ares, i suoi non si scaldano neanche un po'.

«Cosa vuoi da me, amico di Ares?» indago, cercando di darmi un tono e di non mostrarmi spaventata, intanto che lui mi squadra da capo a piedi.

La scintilla famelica che a un tratto gli attraversa il viso non mi piace neanche un po'.

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