29 • Trascinarlo Via Dalla Tempesta

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Non sono bravo a restarmene al mio posto

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Non sono bravo a restarmene al mio posto.

Non sono bravo a eseguire gli ordini, o a rassegnarmi, e di sicuro non sono bravo neppure a mettere a tacere il mio lato più egoista.

E il mio lato più egoista non fa che ripetermi che vuole rivederla.

Ovviamente ho ceduto.

Nelle ultime due settimane non ho fatto altro che spiarla da lontano.

Fuori dal circo, fuori da casa sua, fuori dalla Bakery in cui lavora.

Anche solo vederla per una manciata di istanti era una gioia per gli occhi, e per il mio stupido cuore.

A giudicare dall'espressione abbattuta che aveva preso dimora fissa sul suo viso, Skye non sembrava stare poi tanto meglio di me, e la cosa mi allietava e mi dispiaceva al tempo stesso.

Il mio comportamento da stalker era anche un modo per assicurarmi che stesse bene -almeno fisicamente- e che arrivasse sempre a casa sana e salva.

All'inizio ero stato molto attento a non farmi scoprire. Poi avevo desiderato che mi scoprisse, invece.

Volevo che sapesse che ero lì, a pochi passi di distanza da lei; volevo che mi parlasse anche soltanto per litigare e intimarmi di sparire.

La prima volta che si era accorta di me, tornata a casa dopo essere stata al circo, aveva incrociato il mio sguardo, lo aveva sostenuto per pochissimi secondi, e infine era filata dentro il suo appartamento.

Le volte successive mi aveva ignorato e basta.

Non voglio essere invisibile per te.

Fa così male, cazzo.

Oggi è di nuovo venerdì.

Oggi mi sento più egoista del solito. E così posteggio la moto in bella vista sul ciglio della strada di fronte casa sua, e resto seduto sulla sella a fumare una sigaretta, aspettando che rientri.

Pochi minuti dopo, non posso evitare di domandarmi cosa rappresenti di preciso nella vita di Skye il tizio che la accompagna sempre a casa. Quello che ha preso il mio posto.

Quello che occupa lo spazio accanto a lei, ma spero con tutto me stesso non lo spazio dentro di lei che aveva riservato a me.

La ragazza che mi ha stravolto l'esistenza scende dall'auto, e stavolta il mio sguardo lo incontra senza timore. Sembra quasi impaziente di mostrarmi di nuovo la delusione e la tristezza che per colpa mia l'hanno travolta.

Sto per aprire bocca e chiederle di concedermi due minuti, mezzo sorriso, qualsiasi dannata cosa che non sia altra indifferenza, ma lei se ne va via di nuovo.

Entra in casa, e mi fa capire che la mia presenza non è gradita, neanche un po'.

Forse è già tanto che non chiami la polizia, che non mi urli per davvero di sparire e che non mi prenda a calci.

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