18 • Non Cadrà Il Mondo Se Mi Abbracci

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Il fatto che adesso anche Skye fosse in grado di mettermi di malumore, significava soltanto una cosa

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Il fatto che adesso anche Skye fosse in grado di mettermi di malumore, significava soltanto una cosa. Che questa sorta di amicizia -e di avventura alla scoperta dei lati nascosti di me stesso che avevo intrapreso- era andata ben oltre.

Talmente oltre che, quando pensavo di starle un po' alla larga, la parte più prepotente del sottoscritto mi spingeva presto a tornare da lei, curiosa di scoprire quanto mi avrebbe fatto incazzare oggi, o se magari invece sarebbe stata di nuovo dolce, un po' bambina, un po' riflessiva o non so che altro.

C'erano momenti, semplici momenti che condividevo con Skye, che mi mancavano e basta.

E poi c'erano momenti lontano da Skye, in cui finivo per rifugiarmi nei ricordi che avevo costruito con lei.

Infine, questo nostro rapporto senza etichette e senza confessioni, era andato talmente oltre da rendermi nervoso per ore all'idea di qualcun altro che le scriveva biglietti e che potesse rubarsi una fetta del suo tempo. Avevo l'insensato timore che, prima o poi, qualcuno potesse portarmela via.

Reclamarla solo per sé, aprirle gli occhi o chissà che altro.

C'erano davvero infiniti modi in cui avrei potuto perderla. E ragioni che non volevo approfondire sul perché un simile scenario mi provocasse talmente tanto tormento e malessere.

Un tempo ero più insensibile nei confronti della vita e di tutto ciò che la riguardava. Un tempo, tutto mi scivolava addosso come la pioggia che atterrava sull'impermeabile.

Oggi invece mi sembrava di assorbire ogni cosa come una dannata spugna. Avrei davvero voluto tornare indietro a quei tempi dove l'apatia regnava sovrana.

Visto che non sapevo come fare però, il pomeriggio seguente al disastroso tentativo di darle lezioni di autodifesa, mi presento ancora una volta fuori da casa sua.

Non faccio neppure in tempo a spegnere la moto che la vedo varcare la porta con addosso dei semplice jeans e una felpa pesante, il solito zainetto sulle spalle e un libro tra le mani.

«Ares» mi saluta sorpresa, e persino un po' impacciata. «Stavo andando al parco a prendere un po' di sole».

«Posso venire con te? Sempre che tu non abbia già preso impegni con qualcuno».

Cristo, ma l'ho detto veramente?

Dovevo darmi una cazzo di regolata.

«No, ci stavo andando da sola. Non mi andava più di restare a casa, tutto qui. Allora vieni con me?»

Annuisco, e nel breve tragitto che percorre per raggiungermi scruto il suo viso ombroso. Non capisco se abbia a che fare con me o se le sia successo qualcos'altro.

Il suo volto è sempre stupendo, anche senza alcun filo di trucco né brillantini, ma oggi è solcato da delle occhiaie che addosso non le ho mai visto prima.

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