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Giorno prima delle Calende di febbraio (31 gennaio)

Livia osservò gli ospiti accomodati sui triclini. Fabia e Cosso, vicini, le mani intrecciate. Aureliana compostamente seduta su un divanetto, le gambe accavallate. Citera e Gioviano, il braccio di lui sulle spalle di lei. Eona, l'unica in piedi, alle spalle della sua benefattrice.

Livia si schiarì la voce, percependo l'emozione di quel momento. «Grazie per essere venuti tutti. Ringrazio in particolare il senatore Cosso, che ha sospeso le ricerche di sua sorella per essere qui. E la vestale Aureliana, per aver chiesto un permesso speciale per raggiungerci.»

«Ci sono novità? Avete trovato Papiria?» domandò subito Cosso.

«Ogni cosa a suo tempo. Vi ho riuniti tutti qui, oggi, per dirvi che ho scoperto chi c'è dietro gli omicidi dei vostri congiunti.»

«Avete scoperto l'assassino?» domandò di nuovo il senatore, sollevando un sopracciglio. Quell'uomo non aveva la minima fiducia in lei.

«Non è stato facile. Molti di voi mi hanno mentito. Altri hanno raccontato solo una parte della storia. Ma alla fine la verità è emersa. È quello per cui avete pregato al suo tempio, Fabia. O sbaglio?»

Lo sguardo della giovane si fece inquieto e le sue guance si imporporarono. Abbassò gli occhi.

«Ma permettetemi di cominciare dal principio» fece Livia, iniziando a passeggiare intorno ai suoi ospiti. «La ragione per cui ho dedicato anima e corpo a questa indagine è che credevo che Aurelia fosse morta bevendo un veleno destinato a me. In realtà, è emerso poi, la matrona era stata avvelenata ancor prima di bere il mio vino. Secondo il mio fidato medico Asclepiade» e Livia fece un cenno al greco, che osservava la scena poco distante, «il veleno da lei assunto e il veleno contenuto nel mio calice erano i medesimi. Aconito. È una pianta piuttosto rara in questo periodo, dal momento che fiorisce in piena estate. Il che mi fa pensare che l'acquirente abbia sborsato una bella cifra per ottenerlo. Se ingerito in dose leggera, l'aconito provoca gli stessi sintomi di un'intossicazione: dolore alla pancia, bruciore di stomaco... In dosi più massicce agisce più lentamente, causando alterazioni cardiache e infarto.» Livia si portò dinanzi agli ospiti, fissandoli uno a uno. «Aurelia è morta a causa di un arresto cardiaco causato dall'assunzione di una forte quantità di aconito circa due ore prima. Ciò è compatibile con ciò che mi ha riferito Fabia: ovvero che Aurelia aveva bevuto un calice di vino subito prima di venire qui. Qualcuno avrebbe dunque avvelenato quel vino e nel giro di due ore l'aconito avrebbe fatto effetto, stroncando la vita della donna. La schiava che le ha portato il vino mi ha anche detto che si trattava di Cecubo.»

Da una porta laterale entrò la schiava di Fabia, Erìke. Teneva gli occhi bassi e tremava, impaurita. Livia non era stata troppo dura con lei. Le aveva solo detto che le avrebbe tirato fuori la verità in qualche modo. Stava a lei decidere quanto rendere doloroso quel modo. Erìke aveva iniziato a parlare dopo un solo schiaffo di Zosimo, e non si era più fermata.

Livia portò lo sguardo su Fabia, che si era fatta ancora più rossa. «E qui sta la prima menzogna: la sera del banchetto, Aurelia mi disse che stava cercando di evitare il vino perché due sere prima era stata a un altro simposio e aveva esagerato col dono di Bacco. Ma dopo averla persuasa ad assaggiare il mio Cecubo, Aurelia si lamentò del fatto che fosse diventato piuttosto raro e costoso. E mi disse testualmente: "Non lo bevevo da una vita". Dunque la vostra schiava ha mentito, Fabia. Ma non lo ha fatto di sua sponte: è stata istruita in tal senso.»

Livia allungò il braccio verso Erìke. «Ha ammesso di non aver portato nulla alla sua padrona prima del banchetto, tantomeno del vino. Tantomeno del Cecubo. La bugia di Fabia, però, non aveva alcun senso. Perché dire che qualcuno aveva avvelenato Aurelia nella sua stessa casa? In tal modo faceva solo ricadere la colpa sulla sua stessa famiglia. Poteva esserci un solo motivo per questa sua riprovevole condotta: stava cercando di proteggere qualcun altro. Qualcuno presente al banchetto, dove Aurelia è stata avvelenata prima di sedersi a tavola.»

La morte dell'arpiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora