E così io e Marco iniziammo il nostro esperimento di coppia aperta. I giorni concordati di libera uscita erano il martedì e il venerdì. Il martedì era stato scelto intenzionalmente perché era un giorno in cui Marco si trovava quasi sempre in trasferta ad Oslo: questo avrebbe garantito maggiore libertà sia a lui che a me. Uscivo quasi sempre in compagnia di Lisa e Jenny, qualche volta sola con Lisa e altre volte sola con Jenny, ma cercavo comunque di evitare di starmene in casa di martedì o venerdì, perlomeno quando Marco era a casa, non foss'altro per dimostrargli quanto facessi sul serio. Avevo anche modificato il mio solito abbigliamento, passando a qualcosa di più sexy, a volte anche molto più sexy, sempre per fare ingelosire Marco e farlo pentire di aver voluto iniziare questa avventura.
In realtà andavo in qualche pub a bere due birre in compagnia o, al massimo, in qualche locale dove si poteva ballare, niente di più. Uscendo con le mie amiche avevo però allargato le mie conoscenze. In particolare, si univano spesso a noi altre due ragazze, Frida, una trentacinquenne di origine norvegese che lavorava nel campo della pubblicità e Agnes, una quarantenne divorziata che viveva con i soldi che le passava il marito dopo il divorzio e si occupava, a suo dire, di arte. La cerchia delle amicizie si era allargata anche ad alcuni uomini e ragazzi, ma, malgrado la mia presunta condizione di libertà, non mi era mai capitato di desiderare di avere un'avventura di una notte con uno di loro. Lisa e Jenny invece andavano alla grande. Lisa si vedeva frequentemente con Hans. A volte evitavano anche di incontrarsi con noi in qualche locale e si vedevano direttamente a casa di Hans. In questo Lisa dimostrava una certa fedeltà, di fatto aveva Thomas come marito ed Hans come amante, con buona pace di tutti i partecipanti al triangolo. Jenny invece aveva subito l'influenza di Agnes, seguace ossessiva del poliamore. Non sempre, ma abbastanza spesso, lasciava il locale dove ci trovavamo in compagnia di qualcuno che durava il breve volgere di una sera e poi spariva dai radar.
Quando io lasciavo casa nostra quelle sere, Marco mi osservava uscire ed il più delle volte mi salutava appena. Non mi era chiaro se aspettasse che io uscissi di casa per uscire a sua volta oppure non uscisse proprio e passasse le serate in casa. Fatto sta che, per quanto a volte rincasassi abbastanza presto, lo trovavo sempre già in casa o a guardare qualcosa in televisione o a letto a leggere un libro. Una sola volta capitò che lo sentissi reagire male al mio abituale saluto. Probabilmente aveva avuto una giornata difficile al lavoro e si lasciò sfuggire un commento sul mio abbigliamento. «Esci vestita come una escort» si lasciò sfuggire, forse ignaro che io lo sentissi. Feci finta di ignorare le sue parole, ma dentro di me gioivo. Hai voluto la bicicletta, pensai, adesso pedala.
Peraltro, la conseguenza più evidente per me era l'assoluta mancanza di sesso. Non facevo sesso occasionale durante le mie uscite e, da quando era iniziata questa avventura, Marco non mi degnava di attenzioni. Quando avevo provato a prendere l'iniziativa mi aveva condito via con un bacio o con un abbraccio e nulla più.
Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Ed io ero completamente accecata dall'orgoglio, dalla presunzione e anche da una voglia di sesso che peraltro non riuscivo o non volevo soddisfare. Amavo Marco. Non era certo mia intenzione, passati i sei mesi concordati, proseguire con questa storia di coppia aperta, ma non mi rendevo conto che questa avventura poteva significare alla fine dei sei mesi che non avrei più avuto una coppia, né aperta né chiusa. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e si potevano, con una mente lucida, già cogliere le avvisaglie di quanto sarebbe successo nel seguito, ma in quel momento non ne ero in grado. E così per un primo mese continuai imperterrita con le uscite del martedì e del venerdì.
Marco, nelle serate passate insieme era gentile ed amorevole come sempre, ma volutamente mi ignorava dal punto di vista sessuale. Quel che peggiorava la mia situazione mentale era il fatto che io non fossi a conoscenza di quello che facesse Marco durante le sere di libera uscita e, ancora di più, cosa combinasse nel corso delle sue trasferte ad Oslo. Insomma, ancora una volta avevo voluto prendere una posizione dominante ed invece mi ritrovavo in difficoltà. Qualche volta ero stata sul punto di cedere e dire a Marco che avrei voluto interrompere anticipatamente la nostra avventura, ma il mio orgoglio aveva avuto il sopravvento. Oltre a dimostrarmi debole, ero timorosa del fatto che Marco avrebbe potuto a sua volta voler proseguire, non fosse altro per farmi capire che dei due il più forte era lui. Molto spesso, la verità è molto più semplice di quanto possiamo immaginare, e talvolta sarebbe meglio non pensare affatto e seguire il proprio istinto. Ma non lo feci.
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Punti di singolarità
General FictionIl termine singolarità in matematica sta ad indicare un qualcosa (oggetto o situazione) che, rispetto ad altri analoghi nel contesto, ha un ruolo particolare, che si discosta dalla normalità o regolarità per un qualche specifico motivo. Marco ed Ang...