25 (Angela)

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I fatidici sei mesi erano terminati, ma, come forse sarebbe stato prevedibile sin dall'inizio, i rapporti tra me e Marco non erano tornati normali. Marco ce l'aveva con me per ciò che sospettava avessi fatto pur senza saperlo in concreto, senza averne la certezza. Ma ciò che mi tormentava ancora di più era il senso di colpa che avevo accumulato per le cose che sapevo di aver fatto. Durante quei sei mesi, il desiderio e la lussuria avevano offuscato il mio giudizio, ma ora il senso di colpa aveva preso il sopravvento, facendomi percepire tutto il peso della situazione in cui mi ero coinvolta. Gli altri possono, con il tempo, perdonare i nostri errori, ma perdonare sé stessi è molto più difficile, quasi impossibile.

La brutta stagione sembrava stesse terminando, lasciando spazio sempre più spesso a belle giornate in cui splendeva il sole. Anche Jenny sembrava trarre beneficio dal cambiamento atmosferico. Di tanto in tanto aveva ancora crisi di pianto, ma meno frequentemente rispetto alle prime settimane successive al suicidio di George. Il senso di colpa per l'accaduto era in lei sempre presente, ma pareva avesse imparato a conviverci se non ad ignorarlo. Avevamo ospitato Jenny per alcuni giorni a casa nostra per evitare di lasciarla da sola. Successivamente l'avevamo convinta a cambiare abitazione per evitare che le si ripresentasse davanti agli occhi la scena a cui aveva dovuto assistere quella notte. Per un paio di settimane io e Lisa ci eravamo alternate a dormire da lei, ma ora che le cose parevano essersi stabilizzate, eravamo tornate a vivere stabilmente presso le nostre abitazioni.

Erano mille i pensieri che affollavano la mia mente. Volevo trovare una spiegazione a tutto ciò e rivedevo nella mia testa, in continuazione, il filmato dell'ultimo mese trascorso. Ogni volta che ripercorrevo le tappe che avevano contraddistinto quella tragedia, cercavo di cogliere un particolare diverso, un qualcosa che desse un senso all'accaduto. Mi rivedevo fuori dalla casa di Jenny mentre sentivo le urla provenienti dall'interno, mentre guidavo con Jenny al mio fianco in direzione dell'Irish Pub. Rivedevo Jenny che minimizzava i dissapori tra lei e suo marito, le chiacchiere al pub, il ritorno a casa e il corpo di George penzolante, appeso ad una corda alla trave del soffitto. E poi le settimane spese a cercare di consolare Jenny, a cercare di convincerla che quel che era successo non era stata colpa sua.

Mi sentivo con Lisa sempre meno: nessuna di noi aveva voglia di parlare dell'accaduto. Era molto più semplice non affrontare l'argomento. Marco e Thomas continuavano a lavorare al loro progetto. Non so se tra loro parlassero di quel che era successo a George e a Jenny. Marco non mi diceva nulla, anzi, non mi diceva più proprio nulla. A parte le frasi obbligatorie tra due persone che condividono lo stesso appartamento, evitava il più possibile di rivolgermi la parola. Usciva presto la mattina per recarsi al lavoro evitando di fare colazione oppure limitandosi a bere un solo caffè di sfuggita. Rientrava a casa la sera tardi. Raramente cenavamo insieme. Quasi sempre arrivava molto tardi, quando ormai io avevo cenato, e si riscaldava la sua parte di cena ormai divenuta fredda. Quando terminava di cenare, solitamente si chiudeva nella camera degli ospiti che aveva attrezzato a suo studio, adducendo come scusa qualche lavoro da terminare. Io me ne stavo per un po' da sola sul divano a guardare la televisione e poi me ne andavo sconsolata a letto.

Marco non me l'aveva detto esplicitamente, ma era abbastanza evidente che incolpasse principalmente me, Lisa e il nostro comportamento degli ultimi mesi, per quanto accaduto. Dal canto mio, ogni volta che ripercorrevo le tappe della tragedia, trovavo un momento in cui avrei potuto agire diversamente e forse avrei potuto evitare che le cose degenerassero. Se solo avessi provato a contrastare le idee di Jenny a proposito della sua relazione aperta da un solo lato, senza il consenso di George. Ma quando arrivavo a tale punto del ragionamento, mi bloccavo, mi rifiutavo di andare oltre. Mi resi conto di come sarebbe stato evidente che non sarei stata credibile per Jenny nel momento in cui stavo vivendo la sua stessa situazione con Marco. A volte pensavo che quanto successo a George e Jenny avrebbe potuto accedere a noi e il cuore mi sussultava nel petto come se stesse per esplodere. Così iniziai a rivedere mentalmente più e più volte un altro filmato, quello che mi vedeva come protagonista e iniziava quel pomeriggio in compagnia di Erik e si concludeva con il sesso a quattro a casa di Lisa.

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